La scienza e la felicità - LONGEVITÀ E IMMORTALITÀ PER MEZZO DELLE VIBRAZIONI - Georges Lakhovsky - E-Book

La scienza e la felicità - LONGEVITÀ E IMMORTALITÀ PER MEZZO DELLE VIBRAZIONI E-Book

Georges Lakhovsky

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Beschreibung

Le ricerche fatte in una diecina d'anni per precisare la parte rappresentata in biologia dalle oscillazioni elettriche e dalle onde cosmiche, hanno consentito di raccogliere, in questo campo, un certo numero di osservazioni e di fatti sperimentali. Tali ricerche, iniziate senza pregiudizi, hanno condotto progressivamente ad elaborare, e, in seguito, a verificare, una teoria coordinatrice delle constatazioni dell’autore.Siccome, e soprattutto nel campo della biologia, le idee progrediscono più rapidamente delle esperienze, si comprenderà facilmente che i primi lavori, piuttosto teorici, abbiano avuto la funzione di preparare la strada ai risultati di ordine essenzialmente pratico che Lakhovsky ha ottenuto in seguito.Una serie di opere precedenti traccia il cammino delle sue ricerche, di cui questo studio vuole essere in qualche modo la sintesi (Origine della Vita, Il segreto della Vita, Universione, Contributo all'Etiologia del Cancro).Le ricerche riferite in queste opere hanno portato a comprendere la vita come il risultato dell'equilibrio oscillatorio dinamico delle cellule, equilibrio mantenuto certamente dalle forze del campo esterno, ed in particolare da quelle della radiazione cosmica che bagna e penetra tutti gli organismi viventi.Dal punto di vista pratico, avendo osservato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, l’autore ha immaginato dispositivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all'organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi è riuscito usando specialmente generatori locali di oscillazioni ad altissima frequenza, e circuiti oscillanti e risonanti, dei quali, in quest'opera, spiega il funzionamento probabile.In questo studio ha tenuto a riunire, da una parte, l'esposizione particolareggiata delle sue Teorie dell'oscillazione cellulare, del suo radio-cellulo-oscillatore e dei suoi circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di comprendere il significato dei risultati ottenuti; dall'altra, il rapporto preciso dell'applicazione pratica dei suoi metodi e dei risultati registrati nel trattamento delle diverse malattie.Grazie alla sua Teoria dell'oscillazione cellulare, Lakhovsky è riuscito a gettare un ponte tra il positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l'apporto di dati scientifici, l'incertezza angosciosa della longevità e dell'aldilà e spera che queste pagine aiuteranno a fare approfondire i nuovi problemi che l'azione delle onde pone tanto alla biologia quanto alla metafisica, e spiegheranno la ragion d'essere della vita e dell'intero universo. Spera anche che dall'approfondimento di questi problemi derivi nuovo progresso nella via ormai aperta alla comprensione del problema tanto misterioso della vita.

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GIORGIO LAKHOVSKY

La Scienza e la Felicità

LONGEVITÀ E IMMORTALITÀ PER MEZZO DELLE VIBRAZIONI

Edizione 1939 – prima edizione digitale 2015 - tutti i diritti sono riservati ©

eBook by ePubMATIC.com

INDICE

Introduzione

1^ PARTE. — La biologia oscillatoria e la filosofia della longevità.

Capitolo I. — La longevità

Capitolo II. — L’universione

Capitolo III. — Il pensiero non è che una manifestazione vibratoria

Capitolo IV. — Nuove concezioni filosofiche

2^ PARTE. — Ricerche sperimentali.

Capitolo I. — Oscillazioni cellulari

Capitolo II. — Interferenza delle irradiazioni cosmiche

3^ PARTE. — Saggi di terapeutica per mezzo delle onde.

Capitolo I. — Azione delle onde cosmiche sull’oscillazione delle cellule viventi

Capitolo II. — Il radio-cellulo-oscillatore e le sue applicazioni Saggio di, terapia del cancro sperimentale delle piante

Capitolo III. — La produzione artificiale della febbre e l’applicazione di onde ad altissima frequenza

Capitolo IV. — L’oscillatore a onde multiple

Capitolo V. — Applicazione dei circuiti oscillanti aperti

Capitolo VI. — Azione del circuito oscillante aperto sulla germinazione delle piante

Capitolo VII. — Azione del circuito oscillante aperto sugli animali

Capitolo VIII. — Profilassi oscillatoria

Conclusione

INTRODUZIONE

Le ricerche fatte in una diecina d’anni per precisare la parte rappresentata in biologia dalle oscillazioni elettriche e dalle onde cosmiche, mi hanno consentito di raccogliere, in questo campo, un certo numero di osservazioni e di fatti sperimentali. Tali ricerche, iniziate senza pregiudizi, mi hanno condotto progressivamente ad elaborare, e, in seguito, a verificare, una teoria coordinatrice delle mie constatazioni.

Siccome, e soprattutto nel campo della biologia, le idee progrediscono più rapidamente delle esperienze, si comprenderà facilmente che i miei primi lavori, piuttosto teorici, abbiano avuto la funzione di preparare la strada ai risultati di ordine essenzialmente pratico che ho ottenuto in seguito.

Una serie di opere precedenti traccia il cammino delle mie ricerche, di cui questo studio vuole essere in qualche modo la sintesi.

Nell’Origine della Vita (1) propongo un certo numero di problemi fisiologici rimasti nell’ombra: il problema dell’istinto, quello dell’orientamento, e quello della radiazione degli esseri viventi. Ne offro ora la soluzione esponendo la mia teoria dell’oscillazione cellulare.

Una recente edizione di quest’opera pubblicata sotto il titolo Il segreto della Vita (2) e completata da quattro capitoli nuovi, contiene il risultato dei miei ultimi lavori.

Nell’Universione (3) estendo a tutto l’universo fisico i principi dell’oscillazione cellulare posti per la biologia e spiego la parte della radiazione cosmica.

Nel Contributo all’Etiologia del Cancro (4) esamino un caso particolare dell’oscillazione cellulare: quello nel quale la variazione del campo di forze delle onde cosmiche, prodotte dalla natura geologica e dalle proprietà elettriche del terreno, determina negli individui lo squilibrio oscillatorio e provoca la formazione di neoplasmi per anomalie della divisione cellulare.

Le ricerche riferite in queste opere mi hanno portato a comprendere la vita come il risultato dell’equilibrio oscillatorio dinamico delle cellule, equilibrio mantenuto certamente dalle forze del campo esterno, ed in particolare da quelle della radiazione cosmica che bagna e penetra tutti gli organismi viventi.

Dal punto di vista pratico, avendo osservato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, ho immaginato dispositivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all’organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi sono riuscito usando specialmente generatori locali di oscillazioni ad altissima frequenza, e circuiti oscillanti e risonanti, dei quali, in quest’opera, spiego il funzionamento probabile.

In questo studio ho tenuto a riunire, da una parte, l’esposizione particolareggiata delle mie Teorie dell’oscillazione cellulare, del mio radio-cellulo-oscillatore e dei miei circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di comprendere il significato dei risultati ottenuti; dall’altra, il rapporto preciso dell’applicazione pratica dei miei metodi e dei risultati registrati nel trattamento delle diverse malattie.

Sebbene alcune comunicazioni contenute in questo volume siano già state menzionate nelle mie prime opere, ho voluto ripubblicarle per dare la sintesi di tutte le mie ricerche.

Grazie alla mia Teoria dell’oscillazione cellulare, sono riuscito a gettare un ponte tra il positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l’apporto di dati scientifici, l’incertezza angosciosa della longevità e dell’aldilà.

Spero che queste pagine aiuteranno a fare approfondire i nuovi problemi che l’azione delle onde pone tanto alla biologia quanto alla metafisica, e spiegheranno la ragion d’essere della vita e dell’intero universo. Spero anche che dall’approfondimento di questi problemi derivi nuovo progresso nella via ormai aperta alla comprensione del problema tanto misterioso della vita.

PARTE PRIMA

LA BIOLOGIA OSCILLATORIA E LA FILOSOFIA DELLA LONGEVITA

CAPITOLO PRIMO

LA LONGEVITÀ

Nelle mie diverse opere, Il segreto della vita, L’Universione, Contributo alla eziologico del cancro (5), L’oscillazione cellulare (S. A. C. L.), La Terra e noi (Fasquelle), La Natura (Doin), L’oscillatore a onde multiple (S.A.C.L.), ho affermato che la vita risulta dalla vibrazione di ogni cellula vivente trovantesi nel campo di forze delle onde cosmiche.

Più innanzi esamineremo, in teoria e in pratica, il meccanismo della biologia e della nuova terapia alla luce dei principi dell’oscillazione cellulare.

Ora è necessario “fare il punto” per comprendere esattamente dove siamo giunti. Quale profitto, per il presente e per il futuro, si può trarre da codesti fatti nuovi? In quale misura la teoria oscillatoria modifica le nostre concezioni biologiche, la filosofia della longevità e perfino le nostre nozioni metafisiche sul soprannaturale?

I positivisti — e molti che son tali senza saperlo — mi diranno:

“A che pro una nuova teoria, a che pro un nuovo principio, se non debba risultarne un progresso effettivo e tangibile per l’umanità?”. E subito dopo a mo di conclusione: “La vita è il nostro bene essenziale. Per mediocre che essa sia tutti i nostri atti tendono ad approfittarne il più possibile ed a conservarla. La teoria dell’oscillazione cellulare, che apre tante strade alla terapia nuova, può farci sperare in un reale progresso nell’arte di vivere, e darci qualche motivo di migliorare e di prolungare la nostra esistenza?”.

Non esiterei a rispondere affermativamente, perchè i metodi di terapia oscillatoria da me proposti consentono di realizzare nuovi progressi nel campo della medicina e dell’igiene e contribuiscono, ipso facto, a facilitare l’esistenza e ad aumentare la longevità.

Ma ora vorrei affrontare il centro del problema e, per conseguenza, considerarlo soprattutto dal punto di vista filosofico, perchè nell’oscillazione cellulare non bisogna vedere soltanto un metodo nuovo atto a generare fertili applicazioni, ma un principio realmente inedito destinato a modificare profondamente le nostre concezioni.

Come vedremo in un apposito capitolo, per diventar vecchi senza malattie — poiché tale è l’ideale umano, alineno lo scopo immediato della vita — non basta avere a propria disposizione un corredo di precetti igienici e numerosi rimedi. Bisogna vedere più alto e più lontano: bisogna studiare altri fattori i quali minano il nostro organismo e abbreviano la nostra esistenza.

Un filosofo, forse in vena di umorismo, pretendeva che non si morisse se non quando lo si voleva, o piuttosto, per colpa di una negligenza, come di sorpresa, in un momento in cui ci si dimentica di vivere.

La condizione essenziale per durare, è dunque quella di voler vivere, intensamente e con tutte le forze.

Ma questo non basta: bisogna vivere nella pace del cuore e nell’equilibrio morale che conferisce ad ogni uomo il sentimento della giustizia e della buona volontà.

Finalmente, non bisogna temere la morte, ma considerarla come il limite naturale della nostra esistenza terrestre — il sonno dopo una giornata di fatica — e come il passaggio inevitabile che conduce alla sopravvivenza.

Mi sembra dunque che per migliorare e prolungare la vita, bisognerebbe attenersi alle tre regole seguenti:

Primo principio

Credere alla longevità, cioè aver fede nella possibilità di raggiungere la vecchiaia, e voler diventar vecchi.

Secondo principio

Evitare di compromettere la nostra esistenza astenendoci dall’essere gelosi, invidiosi o cattivi; e praticare la bontà, indispensabile all’equilibrio della nostra salute fisica e morale.

Terzo principio

Non aver paura della morte, e credere alla sopravvivenza, cioè in Dio, perchè il dubbio e il timore della morte abbreviano l’esistenza.

Mi sforzerò di sviluppare questi tre punti di vista filosofici senza allontanarmi mai dai fatti scientifici sperimentali che consentono di poggiare questi principi su solide basi.

Del resto io non mi colloco né sul terreno della morale, né su quello della religione, ma esclusivamente su quello dell’igiene filosofica, la quale deve consentirci di raggiungere una felice longevità.

Non possediamo forse serie ragioni per credere alla longevità?

I - CREDERE ALLA LONGEVITA’

Non basta dire che vi sono esempi di esistenze molto lunghe. Tali esempi esistono e soltanto la nostra ignoranza ci permette alle volte di dubitarne.

In un libro notevole il filosofo Giovanni Finot, ci dimostra che gli esempi di longevità non sono tanto rari come generalmente si crede.

Testimonianze concernenti vite dei centenari si sono raccolte dalla più remota antichità. Evidentemente è impossibile controllare nei registri dello Stato Civile i 969 anni di Matusalemme o gli 802 di quel re dell’isola di Locmia, di cui parlano Plinio e Valerio Massimo. Anche procedendo alle tare più serie, non c’è il minimo dubbio nel fatto che questi fortunati siano morti ultracentenari. Strabone cita abitanti del Pendjab viventi più di 200 anni. Plinio riferisce che un censimento di 3 milioni di abitanti della Gallia cisalpina, al tempo di Vespasiano, avrebbe dato 170 centenari, ossa 1 centenario per 20.000 abitanti. Secondo Plino, va ricordato ancora, Marco Apponio che avrebbe vissuto 150 anni; secondo Luciano, Tiresia che avrebbe vissuto 6 secoli e gli abitanti del monte Athos che sarebbero rimasti al mondo 130 anni. Alessandro Cornelio cita un Illirio di 500 anni, chiamato Dandone, e Anacreonte riferisce che Cingra, re di Cipro avrebbe raggiunto l’età di 160 anni.

Nelle vite dei Santi troviamo: San Simone, nipote della Vergine. Maria, 107 anni; S. Narciso 165 anni; Sant’Antonio, 105; l’Eremita Paolo 113; il venerabile Albuma, vescovo di Etiopia, più di 150 anni.

Haller nei suoi Elementi filosofici ci insegna che l’uomo è uno degli animali più longevi. Il limite normale della sua esistenza sembrerebbe 200 anni. Secondo Haller due centenari sono morti accidentalmente l’uno a 152, l’altro a 169 anni. Il primo Tomaso Barr, di indigestione dopo una festa data in suo onore dal re d’Inghilterra; il secondo per un colpo di freddo. Quest’ultimo a 140 anni aveva due figli dell’età di 102 e di 100 anni.

Secondo una statistica del 1897, a Buenos-Ayres viveva un negro, Bruno Cotrim di oltre 150 anni; e in Serbia 3 vecchi dai 135 ai 140 anni; 18 da 126 a 135, 123 da 115 a 125, e 290 da 105 a 195. Nel 1890 negli Stati Uniti si contavano 3891 centenari, e a Londra 21.

Anche in Russia si trovano molti centenari. La statistica del 1850 registra in Livonia l’esistenza di un vecchio di 168 anni che si era battuto a Poltava nel 1709.

Si cita anche un canonico di Lucerna che nel 1346 morì a 186 anni. Un arcivescovo ungherese, Monsignor Spodisvoda, un abate scozzese ed un agricoltore croato avrebbero raggiunto l’età di 185 anni.

In Egitto vive un vecchio di 154 anni, il quale ricorda ancora le proprie funzioni di console sotto Napoleone I, ed in Turchia un vecchio di 156 anni chiamato Zaro. Quest’ultimo è stato recentemente fotografato e cinematografato. A giudicare dall’aspetto e dall’andatura non gli si darebbero più di settant’anni.

Non insisteremo su queste osservazioni sempre più frequentemente registrate dalla statistica.

Da un complesso di fatti particolari così abbondante i demografi non hanno mancato di dedurre alcune leggi generali non prive di interesse. A cominciare dal secolo decimonono, e specialmente a cura degli istituti di assicurazione, sono state compilate statistiche, nelle quali anno per anno sono stati registrati il numero e l’età dei centenari delle diverse regioni d’Europa e degli Stati Uniti. Particolarmente interessanti a questo riguardo sono le statistiche della Caisse Lafargue, creata nel 1791, e quella del Morning Post di Londra, tra il 1877 e il 1896, secondo le quali la proporzione dei centenari sarebbe, per la prima del 2,4, e per la seconda del 4 per ogni 10.000 persone.

È importante osservare che negli organismi eccezionalmente dotati, capaci di vivere 100 e più anni, la vecchiaia non si accompagna generalmente alla decrepitezza, alla malattia, e alle degenerazione. Essa, al contrario, mantiene un equilibrio armonioso tra la maggior parte delle facoltà fisiche e mentali del soggetto, che sembra prolungare veramente la propria vita senza precipitare in un’eccessiva decadenza.

La maggior parte dei candidati centenari, che superano senza accidenti il periodo critico durante il quale si verifica frequentemente la perdita di alcune facoltà, consegue una nuova giovinezza che sembra il preludio di una nuova esistenza.

Haller, Blandin e diverse altre celebrità mediche, constatano l’apparizione di una terza dentizione a partire, presso a poco, dall’ottantesimo anno di vita. Il dott. Graves riferisce il caso di una donna alla quale a 110 anni spuntarono denti nuovi, mentre i capelli, incanutiti, riprendevano il colore originale. Altri soggetti, tra i 90 e i 107 anni, ebbero una nuova dentizione. Non diversamente accade per alcuni altri sensi o facoltà fisiologiche.

Fra i centenari e i molto vecchi, facoltà fisiche e facoltà intellettuali vanno, del resto, generalmente di pari passo.

Gladstone, il celebre ministro inglese avversario di Disraéli, malgrado la tarda età, qualche anno prima di morire, si svagava abbattendo alberi a colpi di ascia.

Da secoli non si è mai rinunciato ad interrogare i centenari per chieder loro il se greto della longevità e le ragioni alle quali attribuiscono la loro bella vecchiaia.

Tali «interviste» procurano generalmente delusione. Paragonandole, infatti, ci si accorge che i fortunati vincitori della corsa della vita spiegano il loro successo nel modo più contraddittorio. In un particolare però si accordano quasi tutti, ed è questo: che essi hanno sempre vissuto una vita tranquilla priva di gelosia, di cattiveria, di odio e di preoccupazioni.

È dunque bene tener conto di codesto partico6re per cercare di scoprire le vere cause della longevità.

• Vivere in modo razionale: tale sembra essere soprattutto la condizione essenziale.

• Noli ricordo quale caustico igienista affermasse che “noi non moriamo; ma ci uccidiamo”. La gelosia, le preoccupazioni, l’odio, infatti, ci uccidono.

Il genere di vita che conduciamo, congiunto con le predisposizioni della nostra natura, vince lentamente ma sicuramente, la resistenza del nostro organismo, logorando la parte più debole della macchina. Centenari diventano coloro i quali riescono a conservare lungamente l’armonia necessaria fra tutte le facoltà fisiche ed intellettuali, e cioè à mantenere intatto l’equilibrio oscillatorio risultante da tutto il loro organismo.

Rimane da stabilire quale sia il criterio di questo equilibrio. Nei capitoli seguenti diremo ciò che occorre fare per conservare la - salute; per ora esaminiamo ciò che non bisogna fare.

Una delle cause più frequenti d’indebolimento organico è l’eccesso di nutrizione, molto più dannoso della sua deficienza. Noi mangiamo, presso a poco, più di tre volte di quel che è necessario; ed è. per questo che tra i ricchi, che abusano di nutrizione, si contano meno centenari che tra i poveri.

Anche l’abuso delle forze è sconsigliabile, perchè l’eccesso di fatica fisica o intellettuale distrugge l’elasticità dell’organismo. Ma sarebbe errore credere di giovare alla conservazione delle proprie forze evitando ogni fatica ed astenendosi da ogni esercizio.

Tra i vecchi ed i centenari sono tutt’altro che rari gli individui, ché dotati di particolari qualità -- hanno svolto, lungo il corso dell’esistenza, una considerevole attività. Si possono citare gli esempi di Edison, di Rokfeller, di Clemenceau e di molti “businessmen”, i quali, malgrado una giovinezza difficile ed una vita durissima, hanno raggiunto rispettabile età.

L’igiene è certamente un elemento prezioso per l’aumento della longevità; ma occorre che essa sia ben compresa, e che si ispiri soprattutto all’equilibrio, alla, misura ed eviti prudentemente gli eccessi, perchè in fatto di igiene, come in tante altre discipline, vi sono pericolosi eccessi; di cui le conseguenze possono essere peggiori, come vedremo in seguito, dei mali che pretendono eliminare.

Lo scopo da raggiungere, l’igiene essenziale dell’esistenza, consiste nel conservare ad ogni costo, quel prezioso equilibrio oscillatorio della cellula vivente, al quale dobbiamo la vita. Pare che, quantunque ignoranti di codeste nuove conquiste della biologia, gli antichi abbiano intravveduto tale principio. Un rimedio per combattere la senilità, che si dice infallibile e che è stato usato da re Davide, consiste nel mettere un corpo giovane e vigoroso in contatto immediata col corpo vecchio.

Galeno ed altri filosofi hanno cercato di spiegare l’efficacia di questo rimedio, ed a proposito di esso Ruggero Bacone si esprime così: “Dal corpo dell’uomo, come da quello degli animali, sprigionano spiriti. Gli uomini sani e di forte costituzione, specialmente se giovani, riconfortano e rivivificano i vecchi con la loro sola presenza, con le loro emanazioni soavi, con i loro vapori sani e dilettevoli, e col vigore che emanano da essi”. Hufeland corrobora, così, codesta asserzione:

“Poiché basta applicare un animale vivo sulla parte dolente del corpo per provarne sollievo, perchè l’alito degli esseri vigorosi, e cioè una parte di loro, non dovrebbe provocare un effetto benefico?”.

- Anche se è necessario fare giustizia della favola del soffio vitale, non v’è nessuna ragione per condannare in blocco codeste osservazioni. Da Lavoisier in poi, tutti i chimici e tutti i medici sanno che l’alito, per il gas carbonico che contiene in grande quantità, deve essere a giusto titolo, considerato come nocivo.

Il fluido generatore di vita che promana dagli esseri viventi non può esser l’alito, il quale è al contrario, il residuo della respirazione.

L’emanazione dei corpi viventi può essere perfettamente identificata con la radiazione elettromagnetica, dovuta all’oscillazione cellulare.

Si comprende quindi come l’accostamento di un corpo giovane o di un animale possa rivivificare un organismo indebolito. Non si tratta, in fondo, che di una curiosa applicazione del principio dell’induzione elettromagnetica.

L’intensa radiazione di giovani esseri eccita, con un reale fenomeno di risonanza biologica, le cellule dell’organismo invecchiato o malato, di cui l’oscillazione è indebolita da cause diverse.

Tale processo di ringiovanimento per induzione non è del resto che il corollario dei metodi moderni di conduzione usati da alcuni medici, i quali o trasfondono sangue nel soggetto da curare (metodo Jaworski) o gli innestano tessuti nuovi (metodo Voronof). Nell’uno e nell’altro caso la sostanza biologica e il tessuto vivente reagiscono per induzione diretta al contatto con i tessuti invecchiati dell’organismo deperito, del quale, in tal modo, mettono le cellule in risonanza costringedole ad oscillare con una considerevole ampiezza.

Osservazioni analoghe sono state fatte a proposito del matrimonio tra due esseri di età molto diversa. Si è notato che, in generale, il coniuge più anziano ringiovanisce, mentre il più giovane invecchia. E ciò perchè il fenomeno di induzione, cui abbiamo accennato, è reciproco. Se l’organismo debilitato beneficia d’un apporto di energia oscillatoria, reagisce anche contro quello che gliela infonde, proprio come un risonatore accoppiato ad un circuito oscillante ammortizza considerevolmente, nel momento della risonanza, la oscillazione di quest’ultimo. Ora il circuito oscillante, quando è indossato da un essere vivente, rappresenta precisamente la parte dell’essere giovane accostato all’essere vecchio.

Ma i nostri sforzi per la conquista della longevità devono attuarsi anche nel campo dell’alimentazione. L’alimentazione non va soltanto razionata; ma va razionata bene; ispirandosi alle regole di igiene elementare.

Noi mangiamo troppo. Soprattutto mangiamo troppi alimenti che non convengono affatto alle esigenze del nostro organismo: per esempio, troppi cibi cotti.

Più innanzi studieremo la parte rappresentata dalla cipolla cruda nella conservazione della cellula vivente. Ho constatato che le -popolazioni orientali (Bulgaria, Turchia, Egitto, Russia, Algeria, Indie) che consumano molta cipolla e. molta frutta cruda, annoverano molti centenari.

Per viver fino alla vecchiaia più avanzata, bisogna mangiare soprattutto elementi viventi. I vegetariani affermano di dover la salute agli alimenti vegetali che consumano, e alla esclusione della carne, delle uova, e del pesce. Tale risultato si spiega col fatto che essi si astengono dalla carne e dai pesci cotti; ma se li mangiassero crudi non potrebbero che avvantaggiarsene. Del resto molte popolazioni si nutrono di carni e di pesci crudi. Alcuni norvegesi mangiano salmone crudo, i giapponesi e certe popolazioni russe consumano parimenti pesce fresco e vivo senza alcuna preparazione, ma tritato con cipolla cruda e pepe. In Bretagna e nel Mediterraneo, varie popolazioni, nelle quali abbondano i centenari, mangiano molluschi vivi. Ad 88 anni Saint-Evremond spiegava in questi termini, a Ninon de Lenclos, la propria robustezza ed il proprio ardore: “mangio ostriche tutte le mattine; pranzo bene, e ceno discretamente”. Egli metteva in pratica la prescrizione della Scuola di Salerno: ottimismo, riposo dopo il lavoro, regime alimentare moderato.

Noi, per contro, dopo la scoperta dell’asepsi, ci siamo abituati a consumare soprattutto alimenti minerali, chimici e inorganici; legumi cotti, insalate cotte, carne cotta, pesci e perfino frutti cotti. Ma siccome la vita della cellula esige, per la sua oscillazione, l’apporto di alimenti viventi, ne risulta che il nucleo diminuisce e impoverisce con l’età, mentre il protoplasma si arricchisce di materie inerti ed inorganiche.

Già dal suo tempo Aristotile osservava che alcuni animali (carpe e coccodrilli) vivono più che centenari e raggiungono alle volte i 600 o i 700 anni. Ciò si spiega col fatto che non si nutrono che di cose crude: pesci, piante acquatiche e corpuscoli dell’acqua le cui cellule sono ancora più viventi di alcune crudità che troviamo nell’aria, le quali per il fatto della radiazione solare, subiscono già una specie di cottura.

Mi si chiederà anche se il tabacco e l’al-cool non abbrevino l’esistenza. Certamente l’abuso dell’uno e dell’altro non possono contribuire che ad accorciarla. Tuttavia io ricordo un aneddoto molto caratteristico. Un brettone giunto all’età di 105 anni ricevette la visita di un giornalista che veniva ad interrogarlo sulle cause di tanta longevità. Il vecchio gli rispose: “il mio segreto è molto semplice: quando ho bevuto troppo, fumo, e quando ho fumato troppo, bevo!”. D’altra parte Jean Finot racconta che in Inghilterra su dieci centenari uno era alcoolico. Si tratta evidentemente di eccezioni rare, perchè, in generale, i longevi non abusano né di alcool né di tabacco. Penso che l’uso dell’uno e dell’altro, purché sia molto moderato, non possa essere nocivo; e pertanto consiglierei, di quando in quando, un bicchiere di vino ed un bicchierino di liquore, i quali non possono che distruggere alcuni germi che si formano nell’intestino in seguito all’ingestione di cibi crudi.

Io consentirò dunque che una volta la settimana si faccia un pasto copioso, comprendente carne e pesce, con un buon bicchier di vino, una tazza di caffè profumato ed un bicchierino di liquore; ma a condizione che tutti gli altri giorni ci si accontenti, per quanto possibile, di cibi crudi e di bevande leggerissime, per esempio di acqua non bollita appena tinta con un po’ di vino, limitando al minimo il consumo di carne e di pesce.

Quanto agli esercizi fisici, giova attenersi ad un regime moderato come per l’alimentazione. Da qualche anno si ammette che gli sports intensivi sviluppino e conservino la salute. Grave errore: il lavoro muscolare esagerato determina una divisione cellulare troppo rapida e nociva. Gli atleti più famosi non raggiungono la sessantina. Non ne citerò che uno, il più celebre per muscolatura e per bellezza fisica, Sandow; non è arrivato neppure a cinquant’anni.

Lo sport migliore consiste nel fare ogni mattina un quarto d’ora od una mezz’ora, al massimo, di ginnastica svedese e respiratoria, e soprattutto almeno un’ora di marcia al giorno.

II - PRATICARE LA BONTÀ, EVITARE LA GELOSIA, L’INVIDIA E L’ODIO.

Abbiamo veduto quale igiene fisica alimentazione ed esercizio — conviene seguire per diventar vecchi. Ci rimane da definire l’igiene mentale che non è meno necessaria. Infatti, l’una non va senza l’altra e l’equilibrio oscillatorio delle cellule viventi dell’organismo esige il mantenimento dell’equilibrio mentale, cioè la pace dell’anima e la tranquillità della coscienza. Tutto il male viene dalla gelosia e dall’odio.

Cercate di ricordare, senza partito preso, coloro i quali sono morti prematuramente attorno a voi. Sebbene sia generalmente ammesso che “sono i migliori che se ne vanno”, un gran numero di coloro che sono scomparsi presto sono stati minati dalle malattie più terribili: la gelosia e l’odio, e, per conseguenza, dalla cattiveria che deriva da tutte e due e basta ad avvelenare l’esistenza.

La gelosia uccide non soltanto gli individui ma anche i popoli.

La gelosia è il microbo più virulento che esista. Esso si moltiplica soprattutto nel brodo della coltura della democrazia e del suffragio universale.

Carlo Marx, che ha scoperto questo microbo, ha ucciso, senza avvedersene, intere nazioni. Ed è in nome di questa gelosia che innumerevoli russi sono stati massacrati o fucilati. Rimangono 160.000.000 di individui ridotti ad una schiavitù che la più lontana barbaria non ha mai conosciuto.

Lenin, il più grande geloso del secolo, è morto relativamente giovane, verso i 54 anni.

Il socialismo ed il bolscevismo — due filosofie dell’“uguaglianza”, — non son altro che politiche della gelosia. Esse si prestano mirabilmente allo sfruttamento delle masse deboli di spirito, suscitando in modo subitaneo la gelosia con parole roboanti e oscure come “lotta di classe”, “proletariato”, “progresso sociale», “potenza del danaro”, “capitalismo”, «reazione”, ecc., le quali hanno virtù di trasformarsi rapidamente in immagini.

Se non reagiremo contro questa marea di denigrazione universale, ogni individualità ed `ogni libertà scompariranno e noi periremo ben presto a somiglianza del popolo russo.

Siamo irrimediabilmente incamminati verso una tale decadenza come se fossimo rosi da un male terribile simile alla tubercolosi o alla sifilide.

Esiste pertanto un popolo che è rimasto finora immune dal contagio: il popolo degli Stati Uniti. In America lo sviluppo della ricchezza porta con sé il benessere delle masse lavoratrici: L’operaio americano non è affatto geloso, e la sua ambizione consiste nel diventar ricco come il suo padrone. Per conseguenza, tutte le inoculazioni degli agitatori marxisti non riescono a contagiare il popolo degli Stati Uniti.

La medesima cosa accade agli individui, i quali hanno una vita tanto più felice e lunga quanto più esente da gelosia e da. odio. Nulla esiste di più piacevole del godere tranquillamente la propria sorte accettando volentieri la propria situazione.

Un imbianchino russo, sfuggito all’inferno bolscevico, col quale ho avuto occasione di discorrere mentre lavorava in casa mia, mi diceva d’essere felice di trovarsi in Francia.

“Certamente -- mi diceva — prima della guerra in Russia non guadagnavamo molto. Ma le scarse economie che riuscivamo a fare ci permettevano, di quando in quando, di comperare quel che desideravamo. Oltre a queste soddisfazioni materiali avevamo soddisfazioni morali, e i nostri occhi provavano il piacere di guardare le cose. La domenica, andando a passeggio, si incontravano equipaggi sontuosi, donne belle e ben vestite. Ovunque si scorgeva il lusso, la felicità e la gioia. Ora non si vede che tristezza, miseria, e disgrazia. Anche se si possiede danaro non si può comperare nulla senza appositi documenti e senza far coda per lunghe ore dinnanzi alle cooperative. Quanto poi ai prodotti che si vendono, i francesi e gli americani li getterebbero nella spazzatura. Ogni cosa è razionata e si manca di tutto”.

È questo un quadro della miseria che può nascere dalla gelosia. Neppure sotto il regime zarista — che non era l’ideale dei regimi la delazione e la minaccia di morte avevano raggiunto in Russia simile parossismo.

Vedremo ora come anche la famiglia, che è una patria in miniatura, possa essere devastata dalla gelosia e dall’odio.

Conosco una famiglia agiata e rispettabilissima, o: imposta di quattro figlie e dei loro genitori, cui non mancava nulla per essere felice ed unita, e che finì lamentevolmente smembrata dall’invidia e dalla gelosia.

La figlia maggiore si è sposata con un ingegnere, un uomo ponderato, pieno di senno negli affari, retto, onesto, accanito lavoratore il quale è giunto alla invidiabile posizione di amministratore delegato di una grande società metallurgica, possiede l’automobile, una casa, delle terre ed una importante raccolta di quadri.

La seconda figlia, unita con un avvocato senza cause, fu costretta ad ogni sorta di traffici per provvedere ai bisogni della famiglia.

La terza sposò un medico, e la quarta un uomo d’affari sempre dedito ad imprese grandiose che fallivano sempre.

I duecentomila franchi che ciascuna aveva ricevuto in dote prima della guerra — somma che allora rappresentava una fortuna — furono rapidamente dilapidati dalle tre ultime sorelle, mentre la prosperità del marito della sorella maggiore s’accresceva normalmente.

Vi lascio immaginare la gelosia e l’odio delle tre sorelle minori contro la sorella “nuova ricca” e contro il di lei marito. Le famiglie sfortunate accusavano l’altra di arricchire disonestamente e lanciavano contro di essa le più perfide insinuazioni; traffico di azioni, tradimento degli azionisti della società, truffe, ecc..

Assorbito dalle mie occupazioni, ho perduto di vista quella gente. Ma qualche mese fa ho incontrato l’ingegnere. Gli affari, gli erano andati sempre meglio, d portava all’occhiello la rosetta della Legion d’’Onore. Immediatamente mi ricordai dei guai di casa sua, e gli chiesi che cosa era successo delle sue cognate.

— Ho divorziato da più di dieci anni, non da mia moglie, ma dalla sua famiglia, --- mi disse. — Un giorno, tornando a casa, mia moglie in lagrime mi raccontò che la sorella, quella che aveva sposato l’avvocato, la più cattiva, una vera lingua di vipera, le aveva detto per telefono che io non ero che un truffatore e che ero diventato ricco soltanto grazie a codesto requisito. Mi decisi sul fatto a rompere una volta per sempre ogni rapporto con quella donna e con suo marito. Li informai con un biglietto che vietavo loro di frequentare mia moglie, i miei bambini e la casa mia. Poi non li vidi più.

— E le altre due sorelle? — domandai.

— Ah! disgraziate! — mi rispose. Sono morte l’una a 26 anni, l’altra a 28, rose dalla gelosia. Quanto ai loro mariti — continuò — l’uomo d’affari è finito in Tribunale dove si è buscato tre anni di galera, e non mi ha mai restituito i trecentomila franchi che gli ho prestato prima della guerra.

— Come? Ed era lui che vi accusava di essere un truffatore?

— Ma già! Scontata la pena ha lasciato la Francia ed è andato a cercar fortuna nell’America del Sud. Del medico non so che cosa sia accaduto.

Nulla è più rattristante della gelosia e dell’odio familiari.

Ho studiato con curiosità mista a molta tristezza il dramma di quella famiglia, un giorno tanto unita.

È bastato che uno di loro raggiungesse una posizione privilegiata perchè gli altri, invece di compiacersene, siano stati come accecati dalla gelosia e dall’odio, -- orribili malattie che hanno provocato la catastrofica soluzione che ho narrato.