2,99 €
Uno dei più insigni studiosi dell'ipnotismo, C. L. Hell, ha scritto:"Tutte le scienze ugualmente discendono dalla magia e dalla suggestione ma nessuna, come l'ipnosi, è stata così lenta a scuotersi di dosso le nefaste associazioni della sua origine." Ciò, in fondo, non stupisce se consideriamo il peso negativo di due circostanze. Innanzitutto l'uomo ha paura dei fenomeni in gran parte non spiegabili, come appunto l'ipnotismo. Essi sono circondati da un'aria di sospetto, di incredibile "mistero" a volte abbastanza equivoco; in passato, non lo si dimentichi, pratiche come quella dell'ipnotismo erano assai pericolose e addirittura, nel Medio Evo, potevano portare dritti sul rogo. L'altro motivo, poi, che ha ritardato l'affermazione dell'ipnosi nella medicina ufficiale è l'impiego ciarlatanesco che fino a non molti anni fa se ne è fatto degradando questo mezzo terapeutico a spettacolo d'arte varia, qualcosa fra l'occultismo alla buona e le esibizioni da palcoscenico. Molte persone ritengono la capacità ipnotica una specie di dote magnetica di cui disporrebbero solo personalità eccezionali e si ostinano a vedere nell'ipnotista un incantatore, un affascinante, un ambiguo personaggio dotato di fluidi "astrali". Invece l'ipnotismo non solo non è legato a particolari fluidi o radiazioni ma si può dire che esso non dipende tanto dalla tecnica impiegata, quanto dal particolare rapporto che si è potuto stabilire fra ipnotista e soggetto da ipnotizzare. Se tale rapporto è efficace, poca importanza avrà la scelta del mezzo. Non è ancora possibile spiegare a fondo, e compiutamente, il complesso fenomeno dell'ipnosi, ma non si può negare però, che essa sia in grado di dare brillanti risultati in molti casi.Proprio per tutelare il carattere scientifico di tale fenomeno, per togliergli l'insidiosa etichetta di panacea buona a tutti gli usi, è necessario stabilirne i limiti e le indicazioni. "Si può dire — afferma il neurologo Andrea Romero — che nell'ipnosi l'organismo funzioni a livello emotivo. Perciò l'ipnosi può ottenere, in campo psicologico come in quello fisiologico, tutto ciò che può ottenere l'emozione nell'individuo. Ogni caso morboso, in cui sia in gioco una componente emotiva, sia primaria che secondaria, può giovarsi di un trattamento ipnotico." Questo manuale vuole essere un'ampia, e il più possibile semplificata, trattazione di un argomento talmente affascinante, che di continuo vede aumentare il numero dei suoi cultori e appassionati. Cercheremo di inquadrare con la massima esattezza gli enormi e ancora controversi problemi inerenti all'ipnotismo, alle sue origini, strutture, scopi, e al solo futuro. Il lettore interessato all'argomento verrà così aiutato, crediamo, ad accostarsi con la mente sgombra da molti preconcetti e idee superate a uno strumento diagnostico e terapeutico sulla cui straordinaria efficacia non esistono più dubbi. Uno strumento che per molti è anche una speranza, per tutti una possibilità di conoscenza.
Das E-Book können Sie in Legimi-Apps oder einer beliebigen App lesen, die das folgende Format unterstützen:
INDICE
INTRODUZIONE
Lezione prima - PROBLEMI E TEORIE INTERPRETATIVE
Lezione seconda - L'IPNOTISMO IERI E OGGI
Lezione terza - LA TECNICA
Lezione quarta - LE TECNICHE D'INDUZIONE IN TRANCE
Lezione quinta - L'APPROFONDIMENTO DELLA TRANCE
Lezione sesta - LE TECNICHE POST-IPNOTICHE
Lezione settima - L'AUTO-IPNOSI
Lezione ottava - FENOMENOLOGIA DELL'IPNOTIZZATO
Lezione nona - SONNAMBULISMO PROVOCATO E MODIFICAZIONI SOMATICHE
Lezione decima - SUGGESTIONI NELLO STATO CATALETTICO E SONNAMBOLICO
Lezione undicesima - L'UTILIZZAZIONE DELL'IPNOSI
Lezione dodicesima - TECNICHE IPNOANALITICHE
Lezione tredicesima - APPLICAZIONI TERAPEUTICHE DELL'IPNOSI
Lezione quattordicesima - L'IPNOSI COME METODO TERAPEUTICO IN PSICHIATRIA
Lezione quindicesima - L'IPNOSI COME METODO TERAPEUTICO IN MEDICINA E CHIRURGIA
Lezione sedicesima - IPNOSI E GINECOLOGIA
Lezione diciassettesima - IPNOSI E OSTETRICIA
Lezione diciottesima - ALCUNI FENOMENI IPNOTICI E ISTERICI
Lezione diciannovesima - LA VITA ONIRICA
Lezione ventesima - FENOMENI FISICI E PSICHICI
L'ipnotismo in 20 lezioni
Manuale psicologico pratico
Anonimo
Uno dei più insigni studiosi dell'ipnotismo, C. L. Hell, ha scritto:
"Tutte le scienze ugualmente discendono dalla magia e dalla suggestione ma nessuna, come l'ipnosi, è stata così lenta a scuotersi di dosso le nefaste associazioni della sua origine." Ciò, in fondo, non stupisce se consideriamo il peso negativo di due circostanze. Innanzitutto l'uomo ha paura dei fenomeni in gran parte non spiegabili, come appunto l'ipnotismo. Essi sono circondati da un'aria di sospetto, di incredibile "mistero" a volte abbastanza equivoco; in passato, non lo si dimentichi, pratiche come quella dell'ipnotismo erano assai pericolose e addirittura, nel Medio Evo, potevano portare dritti sul rogo. L'altro motivo, poi, che ha ritardato l'affermazione dell'ipnosi nella medicina ufficiale è l'impiego ciarlatanesco che fino a non molti anni fa se ne è fatto degradando questo mezzo terapeutico a spettacolo d'arte varia, qualcosa fra l'occultismo alla buona e le esibizioni da palcoscenico. Molte persone ritengono la capacità ipnotica una specie di dote magnetica di cui disporrebbero solo personalità eccezionali e si ostinano a vedere nell'ipnotista un incantatore, un affascinante, un ambiguo personaggio dotato di fluidi "astrali". Invece l'ipnotismo non solo non è legato a particolari fluidi o radiazioni ma si può dire che esso non dipende tanto dalla tecnica impiegata, quanto dal particolare rapporto che si è potuto stabilire fra ipnotista e soggetto da ipnotizzare. Se tale rapporto è efficace, poca importanza avrà la scelta del mezzo. Non è ancora possibile spiegare a fondo, e compiutamente, il complesso fenomeno dell'ipnosi, ma non si può negare però, che essa sia in grado di dare brillanti risultati in molti casi.
Proprio per tutelare il carattere scientifico di tale fenomeno, per togliergli l'insidiosa etichetta di panacea buona a tutti gli usi, è necessario stabilirne i limiti e le indicazioni. "Si può dire — afferma il neurologo Andrea Romero — che nell'ipnosi l'organismo funzioni a livello emotivo. Perciò l'ipnosi può ottenere, in campo psicologico come in quello fisiologico, tutto ciò che può ottenere l'emozione nell'individuo. Ogni caso morboso, in cui sia in gioco una componente emotiva, sia primaria che secondaria, può giovarsi di un trattamento ipnotico." Una precisazione, come si vede, che affida all'ipnosi un numero elevato di compiti, dalla soppressione del dolore fisico (tipico esempio quello da trapano o da estrazione dentaria) alla normalizzazione di molte funzioni alterate da uno stato nevrotico, come anomalie sessuali di origine psichica, l'alcoolismo, il tabagismo, l'obesità nervosa e svariati disturbi psicosomatici. Naturalmente per raggiungere questi risultati e, prima ancora, per non nuocere, occorre che l'ipnotismo venga praticato solo da persone competenti, in grado di valutare con esattezza la portata delle loro azioni che così a fondo colpiscono la personalità dell'individuo affidato alle loro cure. Questo manuale vuole essere un'ampia, e il più possibile semplificata, trattazione di un argomento talmente affascinante, che di continuo vede aumentare il numero dei suoi cultori e appassionati. Cercheremo di inquadrare con la massima esattezza gli enormi e ancora controversi problemi inerenti all'ipnotismo, alle sue origini, strutture, scopi, e al solo futuro. Il lettore interessato all'argomento verrà così aiutato, crediamo, ad accostarsi con la mente sgombra da molti preconcetti e idee superate a uno strumento diagnostico e terapeutico sulla cui straordinaria efficacia non esistono più dubbi. Uno strumento che per molti è anche una speranza, per tutti una possibilità di conoscenza.
ALCUNE DEFINIZIONI
Il primo studioso che introdusse il termine "ipnotismo" definendolo come "uno stato particolare del sistema nervoso, determinato da manovre artificiali" fu il Braid nel 1843. Subito dopo di lui il Bernheim giudicò l'ipnotismo come "un grado di suggestibilità esaltata" intendendo con l'espressione "suggestibilità" l'attitudine a essere influenzati da un'idea e a realizzarla. Charcot lo definì "una nevrosi sperimentale". Per sbarazzare il terreno da possibili equivoci stabiliamo di chiamare "ipnotismo" la possibilità di agire su un soggetto inducendo in esso un particolare stato psicofisico che permetta di influire sulle sue condizioni psichiche, somatiche e viscerali per mezzo del "rapporto" creatosi fra questi e l'operatore. Definiremo dunque "ipnotismo" il fenomeno ipnotico, considerato in stretto rapporto con l'operatore mentre chiameremo "ipnosi" (con un termine che è posteriore di una trentina d'anni al primo) la semplice sintomatologia ipnotica con sindrome a sé stante, in qualche modo staccata dallo stesso ipnotista. In altre parole, l'ipnosi è un modo di essere dell'organismo, e l'ipnotismo è quella tecnica che permette di attuare tale condizione. Queste semplicissime definizioni sono necessarie per non creare confusione nell'interpretazione dei vari fenomeni che ci interessano.
L'ipnotismo attraverso i tempi
La conoscenza dell'ipnotismo è antichissima, fa parte del bagaglio di nozioni umane da oltre quattromila anni. Esso fu dapprima inteso come "fascinazione", concetto piuttosto vago che in genere veniva applicato a una misteriosa sostanza, il "magnete" a cui si attribuivano sostanze magiche in quanto, messo a contatto di un corpo ammalato, poteva causarne la guarigione. Del resto, questa credenza si prolungherà nel tempo. Al principio del seicento sorse la famosa scuola magnetica inglese e il fisico Gilbert credette, addirittura, di riconoscere nel magnete il principio di tutte le cose. Verso la fine dello stesso secolo il fisico gesuita Kircher, occupandosi di questi studi, stabiliva che tutti i corpi erano soggetti all'azione magnetica attribuendo grande influenza al magnetismo come forza cosmica nella genesi dei fenomeni della storia. A lui si deve l'espressione "magnetismo animale" di cui si appropriò in seguito Mesmer. Nel medesimo secolo troviamo poi M. Etmillero che, usando il magnete, avvertiva i medici del suo tempo di non farne abuso giacché le sue virtù curative erano in parte vere e in parte false. Maggiore importanza venne data al magnete quando Andry e Toueret, dietro mandato dell'accademia di medicina di Parigi nel 1779, stabilirono che la calamita esercitava un'azione sul sistema nervoso combattendo i dolori reumatici, gli spasmi, le emicranie e che, inoltre, poteva generare l'aumento di disturbi come mal di capo, vertigini, nausea, deliqui. In seguito continuarono a occuparsene G. S. Poli (1815 ), il Beeker, il Reil e altri; Reil, nell'ospedale di Gottinga, se ne servi per la cura di certe malattie; scrisse inoltre un libro dove espose l'azione del magnete sull'organismo umano. Fecero seguito a costoro il Bulmerinca e il Reinchenbach (1845) in Germania, il Bain in Inghilterra e altri ancora. Esperimenti in Italia vennero compiuti da Cesare Lombroso sull'azione di perturbamenti magnetici in soggetti alienati (1866): egli affermò di aver verificato più volte negli epilettici, malinconici e isterici, la grande sensibilità al magnete. In Francia Charcot e Regnard (1878) a loro volta, non tralasciarono di sperimentare, gli effetti del magnete pubblicando numerosi scritti in merito. Oggi il magnete ha perduto tutta l'importanza che in passato gli era attribuita: più nessuno ritiene che esso eserciti un'azione specifica sull'organismo umano. I tanto decantati successi erano ovviamente dovuti soltanto alla suggestione.
Dovendo accennare a una storia dell'ipnotismo divideremo il suo sviluppo in tre periodi, ossia periodo iniziale (mistico); periodo di mezzo (braidismo o mesmerismo) e periodo scientifico (ipnotismo). Il primo periodo, che può chiamarsi anche profetismo, è antichissimo, risalendo all'epoca dei caldei e degli egizi i quali avevano speciale riguardo dei cosiddetti chiaroveggenti che possedevano il dono della "seconda vista". (Tra l'altro diventare chiaroveggenti non era poi difficile, dato che bastava dormire in certi templi).
Anche nei santuari della Grecia esistevano simili veggenti i quali, mediante un'offerta, profetavano l'avvenire. A Delfo sorgeva su un crepaccio il tempio di Apollo dal quale si emanava gas solforoso. Al di sopra vi era il sacro tripode su cui stava seduta la pitonessa, preparata con digiuni e con diverse altre penitenze a dare gli oracoli. Al momento opportuno la sacerdotessa cominciava ad agitarsi, entrava in estasi, emetteva schiuma dalla bocca e con essa i responsi. Le sibille greche e romane non erano... lucide che in periodi speciali e stabiliti: allora soltanto potevano predire il futuro, cosa che facevano cadendo prima in convulsione. Esse ritenevano che la trance conferisse loro poteri divinatori ( credenza condivisa da tutti i maghi dell'antichità).
Gli indovini persiani e i fachiri indiani praticavano l'auto-ipnosi ritenendo di possedere in questo stato poteri curativi eccezionali. Tale interpretazione mistica perdurerà per diversi secoli. Ancora nel 1774 il medico religioso Gassner usava per l'ipnosi un rituale misticheggiante appellandosi a Dio e ai demoni. Del resto, anche nei secoli successivi più di una religione ha considerato l'autoipnosi un aiuto spirituale. I monaci cristiani del monte Athos, in Grecia, verso il 1880 la praticavano come parte delle loro meditazioni, così come gli indù praticano lo yoga.
Interpretazioni magnetiche
La credenza nel potere magnetico, cui abbiamo accennato poc'anzi, trova il suo cultore e profeta in Antonio Mesmer ( 1734- 1815 ). La base della sua teoria, che ben presto divenne una pratica terapeutica, era l'esistenza di un fluido magnetico universale, regolato da leggi meccaniche sconosciute e animato da movimenti più o meno generali e complessi, paragonabili al flusso e al riflusso, i quali stabilivano una mutua influenza tra i corpi celesti, la terra e i corpi animati.
Questo fluido indispensabile, diffuso in ogni luogo, era capace di ricevere, propagare e distribuire tutte le impressioni dei movimenti, faceva sentire la sua forza sugli esseri organizzati insinuandosi nella sostanza dei loro nervi, e nel corpo umano particolarmente si manifestava con effetti analoghi a quelli della calamita. Mesmer distingueva due "poli" i quali potevano entrare in comunicazione, in scambio ed essere distrutti o rinforzati. Per spiegare le ragioni che lo indussero a qualificare questa sua teoria col nome di magnetismo animale, il Mesmer dice che la proprietà che rende l'organismo suscettibile all'influenza dei corpi celesti e all'azione reciproca degli esseri che la circondano, è simile a quella della calamita: da ciò la denominazione di magnetismo animale. Ma le ragioni più pratiche di tale scelta furono diverse e dovute principalmente all'uso che in quei tempi si faceva della calamita e delle placche calamitate nella cura delle malattie. Mesmer aveva cominciato a praticare questi metodi con un certo successo in collaborazione col gesuita Hell, tanto che in una prima memoria egli registra la seguente osservazione in cui tratta di una forma convulsiva a sfondo isterico: "Avendo l'inferma sofferto una recrudescenza dei suoi accessi ordinari, le feci un'applicazione di tre piastre calamitate sullo stomaco e sulle gambe; e i risultati furono i seguenti: dopo qualche tempo avvertii sensazioni straordinarie: internamente sentivo correnti dolorose le quali, dopo diversi sforzi per prendere la loro direzione, si determinarono a correre verso la parte inferiore, e così dopo sei ore tutti i sintomi dell'accesso svanirono completamente. Lo stato dell'ammalata richiese all'indomani lo stesso metodo curativo che io non esitai a ripetere, ottenendo gli stessi risultati del giorno precedente".
Ma, sia per gelosia verso il padre Hell che guariva con le stesse pratiche, sia per i contrasti sopraggiunti fra i due che si accusavano reciprocamente rimproverandosi l'usurpazione della scoperta, certo è che Mesmer abbandonò completamente le placche magnetiche per passare ad altre pratiche da ciarlatano. L'ambizione e l'avidità di denaro spinsero l'uomo, che pure era stato dottore in medicina alla facoltà di Vienna, a far rivivere le idee del secolo passato intorno al magnetismo, quell'influenza dei corpi celesti sull'organismo umano che tutti gli studiosi della sua epoca da tempo avevano abbandonato. Mesmer cominciò a praticare il suo metodo a Vienna riscuotendo in breve un successo favoloso. Egli affermava di curare le malattie che dagli altri medici erano dichiarate incurabili e presto annunciò grandi risultati i quali, se erano accolti dal mondo scientifico con scetticismo, incontravano fra la gente un'incondizionata adesione. Ma Mesmer non poteva accontentarsi di questo tipo di successo, sia pure travolgente. Egli cercava l'approvazione degli uomini del suo mondo; perciò non esitò a eseguire davanti ad alcuni medici parecchie esperienze durante le quali, attribuendosi una specie di forza soprannaturale, voleva dimostrare di possedere, lui solo, il mezzo di comunicare ai profani il famoso fluido magnetico.
Ecco come Mesmer racconta un esperimento davanti a Ingenhousz, membro dell'accademia reale londinese:• "Io lo feci accostare all'ammalata dalla quale mi ero già allontanato pregandolo di toccarla; ciò fu eseguito ed essa non fece alcun movimento. In seguito me lo feci venire vicino e stringendo le sue mani gli comunicai il magnetismo; dopo di che lo pregai di avvicinarsi nuovamente all'inferma e di toccarla una seconda volta, tenendomi sempre lontano da lei. L'effetto non si fece attendere e appena il professor Ingenhousz con le sue mani sfiorò il corpo della sofferente, immediatamente si risvegliarono in lei potentissime convulsioni".
Nonostante questi presunti risultati il Mesmer a Vienna veniva considerato un burlone e diverse volte fu invitato dal decano della facoltà medica a smetterla con le sue ciarlatanerie. Allora, nel 1778, decise di trasferirsi in Francia e a Parigi tenne una relazione del suo metodo scrivendo ben diciannove articoli in sua difesa che, però, non gli valsero ad acquistare alcun credito. I colleghi continuarono a essere, come prima, molto scettici sul suo lavoro; anzi l'accademia delle scienze, incaricata di esaminare il magnetismo animale, ne condannò l'uso come inutile e inefficace dal punto di vista terapeutico e lo dichiarò dannoso per quelle persone che vi si sottomettessero. I commissari, avendo dimostrato che l'immaginazione senza magnetismo produce delle convulsioni mentre il magnetismo senza immaginazione non produce niente, conclusero, sulla questione dell'esistenza e dell'utilità del magnetismo, che niente prova l'esistenza del fluido magnetico animale; che questo fluido senza esistenza è, ovviamente, senza utilità; che i violenti effetti osservati nei trattamenti pubblici appartengono al contatto, all'immaginazione e a quella imitazione meccanica che ci porta a ripetere ciò che colpisce i nostri sensi.
A questo rapporto, che doveva essere pubblico, ne fu aggiunto un secondo che denunciava le pratiche mesmeriche come dannose per la moralità pubblica.
"Noi pensiamo" affermarono inoltre i commissari "che il preteso magnetismo animale sia un sistema antico, vantato nel secolo precedente e caduto in dimenticanza; che questo metodo sia assolutamente privo di prove; che gli effetti prodotti da questo preteso sistema di guarigione siano tutti dovuti all'imitazione e all'immaginazione; che essi siano più nocivi che utili e che siano dannosi in quanto possono far contrarre a persone ben costituite un'abitudine spasmodica fra le più spiacevoli per la salute."
Senonché, le opinioni degli uomini sono mutevoli e dopo non molti anni la stessa accademia, richiesta di un nuovo parere, dava un responso favorevole, o troppo favorevole, stabilendo quattro proposizioni:
- 1. Gli effetti del magnetismo sono spesso nulli nelle persone sane e in alcune malate.
- 2. Essi sono sovente poco marcati.
- 3. Essi sono spesso il prodotto della noia, della monotonia, della fantasia.
- 4. Infine, si sviluppano indipendentemente da queste ultime cause, molto probabilmente per effetto del solo magnetismo.
Il rapporto finiva con l'accentuare, come dimostranti attraverso le esperienze di cui era stata testimone la commissione, non soltanto il sonnambulismo "provocato" ma anche i fatti di chiaroveggenza, di visione interiore e di previsione. Ma è curioso leggere nelle testimonianze dell'epoca quale fosse, in realtà, il metodo di Mesmer, l'uomo che era stato proclamato dal popolo e dalla nobiltà, se non dagli scienziati, il più grande magnetizzatore del secolo, col privilegio di aver scoperto, per primo, il fluido universale, di poterlo isolare, trasportare, comunicare a suo piacere. A tanto può giungere la superstizione stimolata da una accorta persuasione suggestiva.
Ed ecco il famoso metodo:
Mesmer si collocava di fronte alla persona che voleva magnetizzare in modo da "mettere in opposizione i poli"; poi posando le mani sulle spalle del soggetto le faceva scendere lungo le braccia fino alle estremità delle dita; quindi teneva per un momento i pollici del paziente fra le sue mani e così ripeteva due o tre volte di seguito questi "passi" discendendo sempre lungo le membra. I precetti che dava erano di toccare specialmente le parti ammalate, e, siccome era il ventre la sede delle malattie, si dovevano moltiplicare in questo punto i palpeggiamenti con il pollice e con l'indice, con la palma della mano o soltanto con un dito. Si poteva toccare il magnetizzato anche con una piccola bacchetta conica d'argento, di acciaio, di ferro o d'oro, ma era considerata utilissima anche la calamita.
L'azione del magnetismo veniva accresciuta moltiplicando le correnti sull'ammalato il quale poteva essere magnetizzato sotto un albero, o in bagno, avendo cura, però, di dirigere su questi "agenti" (l'albero, l'acqua, ecc.) alcuni gesti magnetizzanti. Ma eccoci al particolare più curioso. Il Mesmer faceva uso di una grande vasca, ampia in proporzione del numero di ammalati che doveva curare. All'interno di essa erano disposte in ordine e a raggi convergenti alcune bottiglie piene d'acqua ben otturate e magnetizzate; quindi la vasca veniva colmata di acqua a cui si poteva aggiungere limatura di ferro, vetro polverizzato, scoria e sabbia. Alcuni ganci fissati alla vasca reggevano una corda che veniva tenuta dagli ammalati i quali, toccandosi l'un l'altro i pollici e accostandosi al centro, dovevano cercare di formare una catena procurando di stare vicini fra loro il più possibile in modo da congiungere le ginocchia, le cosce, i piedi e formare un mezzo continuo attraverso il quale il fluido magnetico circolasse senza interruzione.
Questa era la vasca pubblica ma vi erano anche vasche private che offrivano tutte le possibili comodità. Talvolta, specie in presenza di pazienti illustri, le sedute venivano dirette da Mesmer in persona, al suono di un pianoforte. Spesso accadevano scene di isterismo collettivo o, come si mormorava malignamente, anche episodi che a stretto rigore non avrebbero avuto niente a che fare con la pratica curativa. Come si vede, con un po' di primitivo ipnotismo, molta abilità nel suggestionare e un'inesauribile intraprendenza, Antonio Mesmer passò alla storia come uno dei più famosi, e ricchi "benefattori" dell'umanità. Ma né Mesmer, né Deslon, né i loro discepoli cercarono di studiare i fenomeni che determinavano nei soggetti: ai sintomi bizzarri che potevano venir compresi nell'ipnotismo se ne aggiungevano altri, ben più strani e meravigliosi. Ad esempio, una ragazza di tredici anni che Mesmer aveva con sé come domestica, cadde in uno stato speciale che altro non era se non sonnambulismo. In quei momenti agiva come se fosse sveglia, ossia poteva vestirsi, camminare, compiere qualsiasi movimento. Se le presentavano la punta di una bacchetta essa vi si gettava sopra per afferrarla, come pure era attratta da Mesmer allo stesso modo che il ferro è attirato dalla calamita.
Un giorno venne magnetizzato un contadino che soffriva di una malattia acuta e con grande sorpresa lo si vide cadere in un sonno tranquillissimo, poi mettersi a parlare e occuparsi dei suoi affari. L'operatore si accorse che poteva guidare a suo piacere i pensieri e la volontà di quell'uomo, dirgli ciò che doveva fare ed esserne obbedito.
"Io non conosco" scriveva Puysegur col più grande entusiasmo "fenomeni tanto profondi e tanto chiaroveggenti da poter paragonare a quelli che presenta questo contadino nello stato di crisi; ho visto, è vero, qualche caso che ricorda superficialmente tali fatti, però mai fino ad uguagliarli."
Con l'evolversi dei tempi, la concezione magnetica con prerogative quasi magiche scomparve nell'interpretazione dei fenomeni ipnotici ma rimase, presso varie scuole, come fondamentale spiegazione di essi, la concezione di una "forza radiante" dell'ipnotizzatore e influente sugli altri soggetti attraverso lo spazio. Nel 1820 Noizet parlava di "fluido vitale", cioè un qualcosa di molto simile al fluido magnetico animale di Mesmer. Nel 1869 l'italiano Dal Pozzo sostenne che il pensiero può propagarsi a un altro individuo per mezzo di vibrazioni, le quali eccitano il "mezzo" ambiente, specialmente se le due persone si trovano in contatto. Dal Pozzo giudicò l'ipnotismo come uno "stato fisiologico" che si produce artificialmente negli individui di temperamento nervoso, sani o in condizioni patologiche. Durante questo stato le "funzioni vitali, organiche e sensorie sarebbero perturbate da azioni esterne che determinerebbero fatti inibitori e dinamogenetici nell'organismo". Nel 1881 Baréty sosteneva che nel sistema nervoso allo stato dinamico e statico esisterebbe una "forza nervosa radiante" che verrebbe trasmessa per mezzo delle ondulazioni dell'etere. Questa forza, che produrrebbe i fenomeni ipnotici sarebbe, secondo Baréty, lo stesso fluido magnetico di Mesmer. In tal modo al fluidismo di Mesmer succede l'ondulazionismo di Dal Pozzo e di Baréty. Sono cambiate le parole ma non la sostanza di questa teoria.
L'ipnotismo nell'epoca moderna (teorie sulla natura della trance ipnotica)
Un grande numero di tentativi è stato fatto per formulare teorie che spieghino i fenomeni della suggestionabilità e dell'ipnosi. Sebbene alcune di esse siano state abbandonate completamente mentre altre rimangono dal momento che non si è potuto provare che fossero sbagliate, non sembra che finora alcuno abbia potuto dare una soddisfacente spiegazione di tutti i fenomeni dell'ipnosi. Nel 1909 Cesare Lombroso estendeva le sue investigazioni dall'antropologia all'ipnotismo e allo spiritismo affermando l'esistenza di "energie psicofisiche" potenti e sconosciute a spiegazione dei fatti straordinari constatati alla presenza della "medium" Eusapia Paladino. Nel 1935 A. Funk osservava come l'esperienza dimostrasse l'esistenza di una vera e propria "declinazione" psichica del soggetto ipnotizzato verso il suo ipnotizzatore, e proprio in ciò egli vedeva la dimostrazione sperimentale del fenomeno ipnotico, basato principalmente su una proprietà particolare dell'ipnotizzatore. Nel 1956 B. Disertori, in una esposizione personale sulla patogenesi dei fenomeni ipnotici, si richiama a forze oscure, non conosciute e così si esprime:
"Nel determinismo dell'ipnosi non interviene solo la ricettività del soggetto ma anche la potenza dell'ipnotizzatore, comunque si voglia intenderla, la quale varia indiscutibilmente da sperimentatore a sperimentatore ed è in certi individui sviluppata in grado eccezionale. L'ipnotizzatore di professione dispone di una tecnica elaborata e perfezionata ed è dotato di un potere suggestionante che non possiamo negare per il semplice fatto che ce ne sfugge, in parte, l'intima natura. Se nella forza suggestiva, e quindi nelle suggestioni in genere, ivi compreso in modo precipuo l'ipnosi, sia operante anche un fattore del tipo metapsichico, analogamente a quanto avviene nelle trasmissioni e nelle ricezioni telepatiche o comunque extrasensoriali, è quesito al quale ritengo si debba dare risposta affermativa."
Lo stesso Disertori, parlando delle terapie taumaturgiche della psiconevrosi scrive: "In molti eventi taumaturgici, non v'è dubbio, hanno la loro parte fenomeni d'etero e d'autosuggestione. Ma sarebbe imperdonabilmente semplicistico il voler ridurre nell'essenza queste cure a suggestioni, cioè solo ad atti dell'istinto primordiale gregario, per quanto rafforzati da fenomeni di trasmissione parapsicologica dell'idea risanatrice. Non possiamo alle volte, di fronte agli effetti curativi esplicati da certi cosiddetti maghi, non prospettarci la possibilità di influssi estremamente misteriosi, d'ordine metapsichico anch'essi provenienti dal terapeuta: ricorre alla mente la vecchia ipotesi dei magnetizzatori intorno al fluido comunque lo si voglia intendere: in accezione extrafisica o di radiazione fisica." Secondo Charcot e la sua scuola, l'ipnotismo sarebbe di natura patologica essendo un sintomo d'isteria. Ma già il contemporaneo Bernheim si oppose a questa teoria negando che ipnosi e suggestione siano sintomatiche di condizioni patologiche e neppure associate a esse. È vero che, in genere, gli isterici sono più facilmente suggestionabili dei soggetti normali ma questo non significa necessariamente una colleganza, e tanto meno che la suggestibilità e la suscettibilità all'ipnosi siano un sintomo isterico. Secondo altri è una vera manifestazione neurofisiologica. Questa è la teoria per cui si ritiene che l'ipnosi sia associata con cambiamenti fisici nella corteccia cerebrale e in regioni adiacenti. Alcuni ricercatori, come Lennet, ritengono che vi sia una sospensione di attività della sostanza bianca dei lobi centrali con una iperattività delle altre parti. Un altro studioso, Sidis, riteneva che ci fosse una dissociazione funzionale fra le cellule nervose. Hart pensava ad anemia cerebrale. Alcuni autori hanno sostenuto che l'ipnosi nell'uomo è simile in natura agli stati di immobilizzazione che si vedono negli animali. E poiché tali stati sono di tipo strettamente fisiologico, anche l'ipnosi avrebbe lo stesso carattere.
È noto che se si compiono determinati movimenti su un animale (per esempio se si volta sul dorso e si accarezza sul ventre una rana o un rospo) esso perde il tono muscolare entrando in catalessi. Ma non si dimentichi che molto spesso questa condizione, simile alla trance, è prodotta dalla paura e sembra un fenomeno di morte simulata a scopo difensivo. Inoltre ben difficilmente la catalessi, che a volte si osserva negli animali è simile alla trance nell'uomo. Anche se un soggetto umano può rivelare in ipnosi segni di catalessi, tale fenomeno è senz'altro di scarsa importanza.
Una teoria interessante, che deriva dalle scoperte del russo Pavlov è quella dell'ipnosi come riflesso condizionato. Pavlov ha cercato, insieme a Bechterew, Platonow, e altri, di portare i riflessi condizionati nel dominio dell'ipnosi sulla base che le parole possono diventare condizionate tanto a stimoli interni che esterni e possono a loro volta causare reazioni organiche. Nell'ipnosi la parola diventerebbe uno stimolo e provocherebbe riflessi condizionati di natura fisiologica. Ma, se la teoria dei riflessi condizionati può spiegare alcune reazioni fisiche e perfino psicologiche durante l'ipnosi, non sembra possa spiegare molti importanti e complessi fenomeni dello stato ipnotico.
Janet ritiene invece che l'ipnosi consista nella formazione di una "secondaria coscienza dissociata" con una sua particolare attività e memoria che prenderebbe transitoriamente il posto della coscienza normale. Questa ipotesi si fonda soprattutto sull'accertamento dell'amnesia postipnotica e dell'automatismo che si nota in ipnosi.
Le idee di Janet sono state raccolte da diversi studiosi. In particolare J. Grasset si è ispirato a esse per la spiegazione dei fenomeni ipnotici. Questo autore distingue le funzioni psichiche in superiori e inferiori ponendo le prime al vertice di un poligono di cui le seconde rappresenterebbero le vie intrapoligonali: di conseguenza immagina che nell'ipnotismo vi sia una dissociazione fra queste ultime e il vertice e che il centro superiore dell'ipnotista si sostituisca a quello dell'ipnotizzato nella direzione del poligono del soggetto. Numerosi ricercatori sostengono che lo stato ipnotico sia uno stato controllato di dissociazione psichica. Altri, considerando che l'amnesia in ipnosi è più apparente che reale, e che la volontà e la personalità del paziente non scompaiono durante la trance, hanno respinto questa impostazione. Christenson ritiene che "l'ipnosi non produca dissociazione per sé stessa ma piuttosto faccia uso dell'esistente dissociazione fra conscio e subconscio nel soggetto".
Interpretazioni psicologiche
Molti autori ritengono che l'ipnosi sia uno stato di esagerata suggestionabilità. Hell afferma che tutti i fenomeni prodotti in trance ipnotica possono essere introdotti in grado minore anche allo stato di veglia attraverso suggestione.
"Le manovre" scrive Bernheim "non sono niente. La fede è tutto; e la fede, cioè la credenza è propria dello spirito umano. È l'immaginazione umana che fa miracoli."
Bernheim definì l'ipnotismo uno stato psichico particolare che può essere prodotto artificialmente e che mette in attività o esalta in gradi diversi, la suggestionabilità, cioè l'attitudine a subire l'effetto di un'idea e ad attuarla. La suggestione, pertanto, è per Bernheim e per i suoi seguaci l'atto per cui un'idea è introdotta nel cervello e, in virtù di esso, accettata. Chiunque agisca per mezzo della parola (avvocati, oratori, negozianti, politici, ecc.) è per Bernheim un suggestionatore. Lo stato ipnotico non è che uno stato di suggestionabilità esaltata che può essere prodotto con o senza sonno. Secondo questa teoria non solo è escluso che per essere ipnotizzabili si debba essere nevrotici ma nel maggior numero dei soggetti ipnotizzati non si trova traccia alcuna di predisposizione a turbamenti nervosi. Un'altra teoria che rientra nelle interpretazioni psicologiche dell'ipnotismo è quella cosiddetta della transferenza (o transfert). Altri ricercatori, come Ferenczi, ritengono che la suscettibilità all'ipnosi dipenda dalla riattivazione nel soggetto per opera dell'ipnotista dell'attitudine infantile alla cieca fiducia, all'adesione mentale basata sull'amore fra genitori e bambino. È vero che questi sentimenti scompaiono man mano che il ragazzo cresce (ma non sempre), tuttavia Ferenczi pensava che in ognuno rimane un bisogno di amare profondamente e questo bisogno, riattivato nello stato ipnotico, accentua l'adesione del soggetto verso chi, per lui, ha preso il posto dell'immagine paterna. Questo ci conduce all'interpretazione psicanalitica che Freud e i suoi allievi diedero al fenomeno ipnotico.
Interpretazione psicanalitica
Freud spiega i fenomeni ipnotici con la sua teoria della "rimozione degli istinti" e con la traslazione di questi nella persona dell'operatore. Il super-io del paziente viene sostituito dall'ipnotizzatore che contemporaneamente sarebbe in grado di risvegliare nel soggetto immagini e avvenimenti trascorsi, addirittura spariti dalla sua mente cosciente. Non si dimentichi che Freud si serviva dell'ipnosi come mezzo terapeutico nei primi anni di attività; e solo più tardi lo abbandonò sostituendolo con il metodo associativo. N. Perotti così definisce la suggestione: "Processo inconscio di natura affettiva, determinato da un distacco dalla realtà obiettiva e da una disgregazione del super-io, ottenuti mediante la rievocazione diretta o indiretta dell'immagine del padre, con la conseguenza della sospensione della facoltà di critica e del ritorno dell'energia impegnata in questi processi sull'io attuale; ciò che determina un rinforzo del narcisismo, il ripristino della fase magico-animistica del pensiero che conduce alla libera realizzazione di queste idee che sono in armonia con l'io attuale e non sono in contrasto con la coscienza morale".
Secondo gli psicanalisti "l'ipnotista, esaltando l'immagine del padre, determina nel tempo stesso un considerevole affievolimento o una paralisi vera e propria dell'altra componente del super-io (quella inerente al senso della realtà, alla critica) e da ciò le caratteristiche principali dell'ipnosi provocata: inconsapevolezza del processo, attaccamento effettivo del soggetto all'operatore, realizzazione acritica delle idee suggerite" (Servadio). Freud insistette molto sull'aspetto erotico del rapporto ipnotico affermando che questo consiste nell'abbandono amoroso totale con esclusione di ogni soddisfazione sessuale.
Secondo Wolberg l'ipnosi è una complessa reazione psicosomatica prodotta sia da fattori fisiologici che psicologici. Anche altri ricercatori, come Kubie e Margolin, condividono questa teoria. Dal punto di vista fisiologico avverrebbe in ipnosi un'espansione di inibizioni verso i più alti centri corticali, cioè si produrrebbero delle alterazioni nella fisiologia del cervello mediante una graduale circoscrizione dei canali senso-motori, come avviene nel sonno. Così, durante lo stato di trance, si avrebbe un tipo di regressione che porterebbe in gioco aree del sistema nervoso centrale le quali normalmente non sono accessibili al soggetto nello stato di veglia. L'induzione viene quindi spiegata con l'assopimento delle facoltà critiche e con la riattivazione di suggestioni latenti: il sonno, le difese organizzate in atteggiamenti isterici, le allucinazioni e le suggestioni post-ipnotiche troverebbero la loro spiegazione in comportamenti regressivi atavici del soggetto in ipnosi.
Alcuni studiosi spiegano l'ipnotizzabilità con un bisogno di soddisfare un istinto di sottomissione presente, in maggiore o minor grado, in ogni uomo. Durante l'ipnosi il soggetto sarebbe portato a considerare l'ipnotista come un essere onnipotente investito di poteri protettivi e punitivi, i cui comandi non possono essere disubbiditi. Molti soggetti, mentre dimostrano che potrebbero resistere alle suggestioni, non hanno alcun desiderio di farlo. E’ probabile che l'ipnotizzato consideri l'ipnotista non tanto come una persona reale ma come un simbolo del proprio super-io. Per questo l'impressione esercitata è molto importante: proprio perché l'ipnotista simbolizza il potere. Più egli riuscirà a esprimere questo potere superiore, tanto più presto si giungerà all'ipnosi e tanto più questa sarà profonda.
È interessante vedere come nell'ipnoterapia la motivazione cambi a mano a mano che si procede nelle esperienze. Da principio il soggetto tende a considerare l'avvenimento come qualcosa di magico. In questa fase il paziente si aspetta che l'ipnotista faccia qualcosa per lui e lo faccia al più presto. Man mano che procede la cura, il soggetto tende a considerare più correttamente l'ipnosi come un mezzo di comprensione di sé stesso attraverso sogni ipnotici e altre tecniche ipnoanalitiche. La motivazione allora cambierà con la cura e dovrà essere costantemente rianalizzata. Benché, da quanto abbiamo detto finora, appaia evidente che, allo stato delle conoscenze attuali, una esauriente definizione dell'ipnotismo è ancora impossibile (almeno tenendo conto di tutti i suoi molteplici aspetti), certo possiamo affermare che la teoria di Wolberg sia una specie di ottima ricapitolazione delle altre, con la scelta del meglio di ognuna.
CONSIDERAZIONI STORICHE E GENERALI
Abbiamo visto che nell'evo moderno Antonio Mesmer fu il primo a servirsi dell'ipnotismo nella cura delle malattie. Id suo esempio fu seguito da pochi, almeno in un primo tempo, e su ciò influì certamente l'atteggiamento ecclesiastico che bollava facilmente di stregoneria quanti si dedicassero a pratiche "misteriose". Bisogna giungere fino al 1815 per trovare un certo abate Faria che ipnotizzava i suoi pazienti guardandoli negli occhi e gridando all'improvviso: "Dormi!". Egli fu il primo a sostenere che la trance ipnotica non dipendeva da magnetismo o da altre disposizioni più o meno diaboliche dell'operatore, ma dall'immaginazione del paziente. In quel periodo l'ipnotismo fu molto in voga in Francia e molti interventi operatori furono eseguiti con anestesia puramente ipnotica. Sembra che il primo esperimento in in questo senso, di ipnosi al servizio della chirurgia, oltreché della medicina, fu quello compiuto da Jules Cloquet che il 12 aprile 1829 asportava una mammella a una paziente di 64 anni, ipnotizzata. L'inferma non sentì alcun dolore e al suo risveglio non ricordò nulla di quanto era accaduto.
Altri interventi sensazionali:
— Nel 1830 Jean-Victor Dudet estraeva il primo dente in anestesia ipnotica.
— Nel 1845 Loysel di Cherbourg, amputava una gamba, sempre in ipnosi; la stessa operazione veniva eseguita a Londra da Fanton, Vosvele, Joly.
— Nel 1847 Ribaud e Kiaro, due medici di Poitiers, operarono in tre tempi, senza dolore, una ragazza affetta da tumore del mascellare.
— Il 4 dicembre 1859 Broca e Follin, a Parigi, eseguirono su una donna un intervento per ascesso, mediante anestesia ipnotica.
— Nel 1889 Liébeault produsse analgesia totale in un travaglio di parto durato ventidue ore.
Ma, nonostante questi brillanti successi, non mancarono contrasti, lotte intestine, critiche e feroci accuse contro i terapisti che si servivano di questo metodo rivoluzionario. Un celebre operatore, come lo svizzero Lafontaine, ebbe un mucchio di guai per le sue pratiche rischiando molto, anche un processo per empietà; ma per sua fortuna papa Pio IX non si lasciò travolgere dall'ondata di riprovazione generale.
Intanto, gli esperimenti continuavano con alterne vicende. Un chirurgo scozzese, James Esdaile, convinse il governo britannico ad aprire in Inghilterra e in India ospedali per le pratiche dell'ipnosi. Egli stesso, a Calcutta, eseguì numerosi interventi chirurgici sottoponendo i suoi risultati a una commissione governativa la quale emise un giudizio favorevole. Più tardi anche a Esdaile, come a John Ellioston, uno dei più grandi medici dell'ottocento inglese, venne proibito di operare in ipnosi, nonostante i grandi risultati ottenuti.
Abbiamo detto nel primo capitolo che fu il dottor James Braid a inventare il termine di ipnotismo. Egli credeva profondamente alla potenza terapeutica dell'ipnotismo; per lui molte malattie croniche erano curabili col sonno provocato. Braid aveva inoltre osservato che Lafontaine otteneva la trance costringendo il paziente a fissarlo continuamente negli occhi. Pensò così che il "sonno" derivasse da fatica degli occhi, da ciò il termine che egli scelse. Ma il suo grande merito fu quello di accorgersi, finalmente, che i fenomeni inerenti allo stato di ipnosi erano puramente soggettivi e non avevano nulla a che fare coi poteri magici posseduti dall'operatore. Al principio anch'egli credette che l'ipnosi fosse una specie di sonno ma, in breve, si accorse che si trattava di ben altra cosa. In seguito smise di fissare i suoi occhi in quelli del paziente perché capì che poteva indurre trance ipnotica coi soli suggerimenti verbali. Nel 1843 pubblicava il risultato dei suoi esperimenti nella cura di reumatismo, epilessia, paralisi e nevralgia. Ma l'accoglienza del mondo medico fu, come al solito ostile. Fortunatamente la documentazione cadde nelle mani di un modesto ma abile medico francese, il Liébeault, che, cominciò a dedicarsi all'ipnotismo come a una vera missione. Prese a svolgere esperimenti su vasta scala sperimentando le sue idee su migliaia di casi. Egli lavorava a Nancy e un giorno, nel suo ospedale, ricevette la visita di uno dei suoi più accaniti oppositori, il famoso professor Bernheim che •lo aveva spesso gratificato di ciarlatano. Che era mai accaduto perché un tale luminare si degnasse di andare a vedere coi suoi occhi quello che si stava facendo a Nancy? Questo: che Liébeault, coi suoi "famigerati metodi, aveva guarito un paziente affetto da sciatica che proprio Bernheim aveva curato senza risultato. Quella visita dovette avere un effetto sbalorditivo, visto che il famoso medico decise di unirsi all'oscuro ricercatore, di cuí divenne un seguace fedelissimo, per fondare quella che è ormai conosciuta come la scuola di Nancy.
Nei primi quattro anni vennero fatti esperimenti su 5000 soggetti di cui si riuscì a ipnotizzare il 75%. Pochi anni dopo i soggetti salivano a 1000 e si otteneva ipnosi nell'85%.
Nel 1884 Bernheim pubblicava l'opera Sulla suggestione dando tutto il merito a Liébeault e nel 1886 "Terapeutica suggestiva". Da quel momento, fino a Freud, l'ipnosi diventò la forma più importante di cura psicoterapica. Con l'avvento della psicanalisi l'interesse intorno all'ipnosi diminuì, tanto più che Freud (il quale agli inizi ne era stato un cultore entusiasta) l'aveva abbandonata. Inoltre, con l'applicazione dell'etere e degli altri anestetici più spicci e sempre funzionanti, parve che non valesse più la pena di ottenere quella trance cosi profonda che sola poteva dare l'insensibilità al paziente. Durante la prima grande guerra, però, l'enorme numero di individui sofferenti di contratture funzionali, paralisi, amnesia e altri sintomi causati da traumi psichici, richiesero, per la scarsità di psichiatri a disposizione, una forma abbreviata di terapia. Si tornò, così, all'ipnosi, sia per la rimozione diretta dei sintomi che per richiamare alla mente esperienze represse. Wingfield e Hadfield mettevano in trance i loro pazienti e li regredivano al momento dell'esperienza che aveva prodotto in loro l'avvenimento traumatico. I pazienti venivano incoraggiati a rivivere tale momento e a liberarsi delle emozioni ad esso connesse. I risultati, in moltissimi casi brillanti, diedero nuova vita allo studio e all'applicazione di questa disciplina.
Naturalmente le opposizioni sono tutt'altro che esaurite anche oggi. Forse uno dei maggiori ostacoli all'accettazione dell'ipnosi come metodo curativo fu, e rimase per secoli, quell'aria di magia e di teatralità, di soprannaturale e di ciarlataneria insieme, che per molti sono condizioni associate al termine stesso di ipnotismo. Perfino in Inghilterra, dove da diversi anni l'ipnotismo fa parte della scienza medica ufficiale, l'ipnosi è ancora per molti sinonimo di stregoneria.
Un altro equivoco è il fatto di ritenere essenziale nell'ipnotismo la suggestione, sicché è sorta l'invincibile persuasione che l'ipnosi non sia atta ad altro che a dare al paziente facili suggerimenti sovrapponendoli ai suoi veri conflitti e, su questa comoda via, raggiungere successi fittizi. In realtà oggi è risaputo che, come scrive il Granone:
"Il valore e l'importanza terapeutica dell'ipnosi stanno nelle vie di accesso che essa apre non solo alla personalità psichica profonda ma anche all'organismo somatico e viscerale."
Dopo essersi contrapposti per tanti anni, ipnotismo e psicanalisi tendono oggi, nell'opera di diversi autori, come Wolberg, Lindner, Romero, alla fusione: però, viene spiegata l'eziologia e la genesi di ogni fenomeno ipnotico con la dottrina psicanalitica.
Nel 1920 Hadfield coniò il termine di "ipoanalisi" per indicare una combinazione di catarsi ipnotica e di suggestioni rieducative. Questo autore, insieme a Wingfield, fece molto uso dell'ipnotismo nella cura delle neurosi provocate dalla guerra. Il termine di ipoanalisi è rimasto per indicare successivi metodi che peraltro sono notevolmente diversi da quello iniziale di Hadfield. Oggi l'ipnoanalisi è una tecnica mista che usa procedimenti della psicanalisi e dell'ipnosi.
"L'opinione dell'incompatibilità fra metodo ipnotico e psicanalisi" scrive Romero "sostenuta da molti per lungo tempo, era fondata sopra un equivoco: quello di ritenere che l'ipnosi suggestiva rappresentasse tutta l'ipnosi. Sappiamo ormai non esser vero che, nell'ambito del metodo ipnotico, sia impossibile l'analisi perché l'ipnosi, quando sia contenuta nei metodi cosiddetti ipnoanalitici, non indebolisce affatto l'io."
Servadio ammette che l'ipnosi sia impiegabile "per accorciare i tempi e per sfruttare in pieno le possibilità della psicoterapia analitica". È già un passo avanti per il superamento di annose controversie.
Ma non mancano gli autori che criticano l'ipnotismo terapeutico badando più ai suoi inconvenienti che ai suoi vantaggi. Evidentemente, e questa potrebbe essere già una risposta che danno i medici praticanti l'ipnosi, non esiste in medicina alcun mezzo terapeutico che non possa produrre inconvenienti quando venga usato con tecnica inadatta o fuori luogo. È necessario, va da sé, che l'ipnotismo terapeutico sia adoperato solo da chi possiede le necessarie nozioni di psicologia e di psichiatria dal momento che si deve operare su un terreno tanto delicato come la psiche umana. Altra obiezione che si trascina da quasi due secoli: solo gli isterici sono ipnotizzabili; l'ipnotismo causa isteria con l'abitudine a un funzionamento patologico del sistema nervoso. Ma è ormai assodato che l'ipnosi non è uno stato morboso e che, se mai, può rivelare l'isterismo latente in un soggetto. In realtà non sono ipnotizzabili solo gli isterici ma numerosi altri malati, e anche soggetti assolutamente sani da tutti i punti di vista. Tuttavia è necessario usare con prudenza l'ipnotismo negli isterici; anche se non è affatto controindicato.
Certo, non bisogna dimenticare che la suggestione ipnotica, come del resto tutte le psicoterapie, impegna a fondo la personalità morale, intellettuale e fisica del medico e, pertanto, non è esente da rischi: questa è un'altra difficoltà che ha contrastato non poco il passo al cammino dell'ipnosi terapeutica. Dal 1955, data in cui la British Medical Association ha riconosciuto ufficialmente l'ipnotismo dopo il rapporto di una propria commissione che ha concluso le sue indagini raccomandando alle università di perseguire studi speciali sull'ipnosi e di insegnarla agli studenti in medicina e in corsi speciali per laureati, per anestesisti e per gli ostetrici, gli studi hanno ripreso ovunque nuovo vigore. Anche in Italia, nell'aprile 1960, è stata costituita un'associazione per lo studio dell'ipnosi in medicina (A.M.I.S.I. — Associazione Medica Italiana Studio Ipnosi) che raccoglie medici generici e specialisti ed è federata alla American Society of Clini-cal Hypnosis. Si nota molto fervore di studi e di attività attorno alle scuole di specializzazione dell'università di Pavia.
Considerazioni legali e morali sull'ipnotismo
La Society for Clinical and Experimental Hypnosis raccomanda almeno un anno di addestramento per qualsiasi medico, di qualsiasi specialità, che voglia impiegare l'ipnosi nella sua pratica terapeutica. Romero, notando come vi sia un contrasto fra la relativa facilità delle tecniche di induzione dell'ipnosi e la complessità delle nozioni e accorgimenti necessari per evitarne i pericoli, guarda con senso di allarme all'iniziale diffondersi in Italia dell'ipnosi terapeutica, tanto da auspicare al più presto leggi protettive che salvaguardino sia il pubblico sia i professionisti "leggi dello stesso tipo di quelle che disciplinano l'impiego e reprimono gli abusi delle sostanze stupefacenti e dei presidi medico-chirurgici in genere”.
Tutti gli autori sono concordi nel sostenere che sia condannabile l'uso dell'ipnotismo a scopo di spettacolo o, come si dice comunemente, di "illusionismo". L'ipnosi, impiegata in questo senso, può suscitare reazioni neurotiche in soggetti predisposti, le quali insorgono con lo stesso meccanismo delle nevrosi sperimentali, o turbare il normale equilibrio nervoso anche in persone sane, se fatto in modo non opportuno, come può accadere quando l'unico scopo dell'operatore è quello di divertire un pubblico alle spalle di un soggetto sonnambolico. Non a caso l'American Medical Associatimi ha recisamente condannato l'impiego dell'ipnosi a scopo di divertimento. Il 22 luglio 1961 in Brasile è stato emanato un decreto legge che non solo vieta i pubblici spettacoli di ipnosi ma limita le dimostrazioni di ipnotismo ai medici "che abbiano seguito un corso specializzato nella materia, vietando ai minori al disotto e fino ai diciotto anni l'ingresso ai locali dove si realizzino dimostrazioni scientifiche di ipnotismo e letargia".
"Il codice penale italiano, allo scopo di garantire la libertà individuale anche per ciò che concerne la capacità di intendere e di volere" scrive Formaggio "ha previsto due ipotesi delittuose per vietare l'uso di qualunque mezzo che possa causare stati di incoscienza nel soggetto passivo:
- 1. Quando il colpevole agisce senza il consenso della persona.
- 2. Quando dall'uso validamente consentito del mezzo deriva pericolo per l'incolumità della persona.
"Il consenso esclude la punibilità anche se può derivare pericolo, solo quando il fatto è commesso dal medico a scopo scientifico o di cura. Verificandosi danno per il soggetto passivo il medico sarà giudicato penalmente responsabile a titolo di colpa, in caso che l'evento dannoso sia attribuibile a imperizia, imprudenza o negligenza (articoli 43, 613, 728 del codice penale)."
Di fatto, siccome "è contrario a corretti principi di etica professionale qualsiasi intervento atto a turbare la coscienza e la volontà dell'uomo, al di fuori di un concreto stato di necessità, o al di fuori di un'idonea sede scientifica" e poiché "non è mai lecito o giuridicamente consentito adoperare mezzi che positivamente o presumibilmente permettono di esplorare, contro la sua volontà, i segreti dell'individuo" e ciò può farsi "solo a fini diagnostici e in limitate e vagliate condizioni cliniche", sarà necessario, ogni qual volta si praticheranno sedute ipnotiche, con o senza l'aiuto di barbiturici, ottenere il consenso del paziente o dei suoi parenti quando questi sia minorenne o in condizioni tali da non avere piena capacità di intendere e di volere. A volte potrà anche rendersi necessario far intervenire alla seduta qualche congiunto. Per ciò che riguarda il consenso del paziente, si ricordi che il codice italiano non ritiene valido:
- 1. Il consenso della persona minore di diciotto anni.
- 2. Quello della persona inferma di mente o che si trova in condizioni di deficienza psichica per un'altra infermità, per abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti.
- 3. Quello della persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o suggestione, o carpito con inganno (articoli 579 e 613 del codice penale).
A parte questo, il medico, come scrive Formaggio: "... ha il dovere morale, al di là dell'obbligo contrattuale, di mettere in opera tutti quei mezzi che ritiene più opportuni nell'interesse della persona assistita senza preoccuparsi del suo consenso al compimento di ogni singolo atto. Solo l'esplicita opposizione della persona assistita, se validamente manifestata impone al medico di astenersi dal compiere quell'atto non consentito".
Per i cattolici fa testo il giudizio di Pio XII che, nell'allocuzione dell'8 gennaio 1956 e nel discorso tenuto ai rappresentanti della società italiana di anestesiologia il 24 febbraio 1957 ammette l'uso dell'ipnosi al servizio medico. E afferma esplicitamente che l'ipnosi "...in quanto oggetto di ricerca scientifica, non può essere studiata da qualsiasi uomo ma solo da uno studioso serio nei limiti morali validi per ogni attività scientifica. Non sarebbe il caso di un qualunque gruppo di laici o di ecclesiastici che se ne occupassero come di un argomento interessante, a titolo di pura esperienza o anzi per semplice passatempo".
Rapporti fra ipnosi e sonno
L'abate Faria è stato il primo a impiegare il termine di sonno lucido per designare Io stato ipnotico. In seguito sono state impiegate le espressioni: sonno ipnotico, sonno provocato, sonno artificiale, ecc..
Autori come Schilder, Kauders, Kretschmer, Stokvis e altri hanno sostenuto una parentela fra ipnosi e sonno normale situando il punto di partenza dell'ipnosi nei centri sub-corticali regolatori del sonno. Per la scuola pavloviana si tratterebbe di un'inibizione corticale parziale. Attualmente tutti i fisiologi sono favorevoli all'ipotesi della "deafferentazione funzionale": da Moruzzi in poi, si ritiene che quando, "con gli usuali metodi induttivi, suggeriamo il rilasciamento muscolare e la chiusura degli occhi, noi provochiamo sul terreno neurologico una deafferentazione funzionale" venendo a cessare lo stato di eccitazione della sostanza reticolare per la riduzione di impulsi afferenti a essa. Si ricordi che lo stato di veglia sarebbe dovuto a un tonico affluire di impulsi al diencefalo e alla corteccia che, in questo modo, preserverebbe il tono centrale necessario per ogni attività selettiva e cosciente, mentre il sonno sarebbe dovuto a un processo di deafferentazione mesencefalica. La formazione reticolare, più delle vie specifiche di senso, sarebbe responsabile, per molti autori, del mantenimento del tono centrale. Indebolita l'attività tonica del sistema reticolare ascendente attivatone, preposto al mantenimento dello stato di veglia, avrebbero il sopravvento le strutture preposte al sonno antagoniste al sistema reticolare ascendente, le quali sincronizzano l'elettroencefalogramma e avrebbero sede nella parte caudale del tronco encefalico. Per Moruzzi il sistema reticolare ascendente potrebbe essere inibito, non solo in via diretta per la mancanza degli stimoli periferici eccitanti, ma anche attivamente in via riflessa o centrale, per mezzo di queste strutture inibitrici antagoniste che diventerebbero tonicamente attive. Salve da impulsi uguali, ritmicamente ripetute, provenienti dalla periferia sensitiva, quale, ad esempio, la ripetizione monotona di stimoli vestibolari o uditivi (il cullamento, il metronomo, ecc.) o visive, ritmicamente interrotte, adoperate per indurre trance, inibirebbero il sistema reticolare ascendente, per mezzo di queste strutture antagoniste ipnogene.
L'elettroencefalografia e la clinica non dimostrano un'uguaglianza fra sonno ipnotico e sonno naturale ma solo punti di contatto fra di loro. L'elettroencefalogramma del sonno ipnotico si avvicina, a volte, a quello dei tipi "ipnoide" e di "addormentamento" e non a quello del sonno normale; allo stesso modo, dal punto di vista clinico, il sonno ipnotico ricorda taluni tipi di sonno parziale che mantengono rapporto con l'ambiente esterno, e non il sonno profondo con stato di incoscienza, abulia, sospensione di tutti i moti involontari e dell'attività intellettuale cosciente predominio della vita vegetativa. Il sonno ipnotico, e più propriamente il sonnambulismo, viene oggi considerato comunemente come uno stato di passaggio fra veglia e sonno fisiologico, per quanto taluni fisiologi di valore, come Morselli, Delboeuf e altri, insistano per la perfetta identità fra sonno normale e sonno ipnotico pur senza escludere che in quest'ultimo possa avvenire una particolare modificazione delle funzioni di alcune parti del cervello.
Concetto di ipnotizzabilità