Ragia Yoga - Yogi Ramacharaka - E-Book

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Ramacharaka Yogi

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Beschreibung

Tutte le correnti dello Yoga hanno come fine ultimo la realizzazione dell'uomo. Yoga vuol dire unione e questa unione si realizza purificando corpo e mente per farne potenti strumenti dell'anima.Alla nascita l'uomo è un mammifero con tutti gli istinti propri di un animale: molto spesso queste tendenze invece di venire dissolte durante la vita, sono esaltate da una mente e da un ego che si immedesimano nel contingente.Lo Yoga afferma che ogni sofferenza è creata dalla mente. Partendo da questo presupposto, lo Yoga (e in particolare il Raja Yoga) lavora sul mentale per conoscerlo, modificarlo, purificarlo.Quindi il Raja Yoga è quella filosofia che si occupa di modificare la vita di ciascuno, conoscendo il prodotto della mente, le vritti (parola che si può tradurre approssimativamente con «fluttuazioni», «modificazioni», «pensieri») che condizionano la nostra vita.Gli antichi rishi affermavano che «La potenza del pensiero muta la propria vita. L'uomo semina un pensiero e raccoglie un'azione; semina un'azione e raccoglie un'abitudine; semina un'abitudine e raccoglie un carattere; semina un carattere e raccoglie un destino».Il sistema del Raja Yoga è stato codificato dal saggio Patanjali, che negli Yogasutra, ha indicato il percorso da seguire per liberarsi dalla sofferenza e dalla schiavitù della mente, suddividendolo in otto tappe.In questo testo, unico nel suo genere, per completezza e praticità, l’Autore, di fama mondiale, fornisce al lettore regole ed esercizi per sviluppare grandemente i propri poteri mentali ed avere risultati assolutamente inaspettati.

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F. RAMACHARAKA

RAGIA YOGA

SVILUPPO DEI POTERI OCCULTI DELL'UOMO

INDICE

LEZIONE I.

L' “Io”

Regole ed esercizi destinati ad aiutare il candidato nella sua iniziazione

Mantrams (affermazioni) per la prima lezione

LEZIONE II.

Gli strumenti mentali dell'“Ego”

Esercizio mentale

Mantrams (affermazioni) per la seconda lezione

LEZIONE III.

L'espansione dell'“Io”

Guida mentale

Mantram (affermazione) per la terza lezione

LEZIONE IV.

Controllo mentale

Pratica mentale ed esercizi

Esercizio I

Esercizio II

L'importanza della concentrazione

Mantram (affermazione)

LEZIONE V.

Coltivazione dell'attenzione

Esercizi mentali sull'attenzione

Affermazioni

LEZIONE VI.

Coltura della percezione

Regole generali delle percezioni

Mantram (affermazione)

LEZIONE VII.

Sviluppo di conoscenze

Mantram (affermazione)

LEZIONE VIII.

Le regioni superiori ed i substrati della mente

Affermazioni

LEZIONE IX.

I piani della mente

Affermazione

LEZIONE X.

Del sub-cosciente

Mantram (affermazione)

LEZIONE XI.

Modificazioni sub-coscienti del carattere

Mantram (affermazione)

LEZIONE XII.

Influenze sub-coscienti

Mantram (affermazione)

LEZIONE I.

L' “IO”.

In India, i candidati all'iniziazione della scienza di “Raja Yoga” quando richiedono i maestri Yogi di insegnamento, ottengono una serie di lezioni destinate a illuminarli nei riguardi della natura della reale “Essenza individuale” e ad istruirli nelle segrete nozioni secondo le quali sviluppare la coscienza e la realizzazione del vero “Io” in loro stessi. Vengono istruiti sul come eliminare nozioni erronee od imperfette rispetto alla loro entità reale.

Finché il candidato non si è completamente impadronito di queste nozioni, o almeno finché la verità non gli appare nitida, non ottiene altro insegnamento; poiché si ritiene che finché non si è in lui rivelata la realtà cosciente della propria “Entità attuale” non può intuire la sorgente dei propri poteri, di più, non può sentire dentro a sé la forza della volontà, nella quale sta tutto l'insegnamento di “Raja Yoga”.

I maestri Yogi non sono contenti se il candidato si forma soltanto un chiaro concetto intellettuale di questa “Entità attuale” ma insistono che egli deve sentire la verità della stessa; deve divenire consapevole della reale a Essenza individuale”, deve compenetrarsi della consapevolezza la realizzazione della quale diviene una parte della sua “Entità a quotidiana, della consapevolezza la realizzazione della quale diviene l'idea predominante nella sua mente, intorno a cui graviti ogni suo pensiero ed azione. Per qualche candidato questa realizzazione giunge come un lampo abbagliante nel momento in cui l'attenzione si volge ad essa, mentre in altri casi, pel candidato è necessario seguire un corso di addestramento rigoroso prima di raggiungere la realizzazione cosciente.

I maestri Yogi insegnano che vi sorto due gradi di risveglio di coscienza della reale a Essenza individuale.

Il primo, che dicono a coscienza dell'“Io” è la coscienza completa dell'essenza reale nel candidato: e questa gli è causa di conoscere che egli è una entità reale con vita indipendente dal corpo — vita che proseguirà malgrado la distruzione del corpo — veramente reale. Il, secondo grado, che chiamano coscienza della Io sono” è coscienza della identità individuale con la vita universale e delle sue relazioni e concomitanze con ogni forma di vita espressa e non espressa. Questi due gradi di coscienza vengono ad ognuno che cerchi “il sentiero”.

Per alcuno ciò avviene improvvisamente; per altri germoglia a gradi; per Molti ciò si effettua con l'assistenza degli esercizi e col lavoro pratico di a Raja Yoga.

La prima lezione del maestro Yoga al candidato, per guidarlo al primo grado, già ricordato, è questa: a La suprema intelligenza dell'Universo — l'Assoluto — ha manifestato l'essere che noi chiamiamo l'uomo — la manifestazione superiore di questo pianeta. L'Assoluto ha manifestato un'infinità di forme di vita nell'Universo, tra questi, mondi lontani, soli, pianeti ecc. molte di queste forme sono sconosciute a noi in questo pianeta ed è impossibile la loro concezione alla mente dell'uomo comune. Ma queste lezioni non hanno nulla a che fare con quella parte di filosofia che tratta di queste miriadi di forme di vita, perchè il nostro tempo sarà occupato nella spiegazione della mentalità umana, della sua natura e poteri. Prima che l'uomo possa osare di sciogliere il secreto dell'Universo esteriore, deve impadronirsi dell'Universo interiore, il regno della Essenza individuale. Quando egli avrà compiuto ciò, allora potrà, e dovrà, progredire per conquistare la conoscenza ulteriore, come un padrone che chiede i secreti, piuttosto che come uno schiavo mendicante le briciole del banchetto della sapienza. La prima nozione per il candidato è la nozione dell'esistenza.

L'uomo, manifestazione la più elevata dell'Assoluto, per quanto concerne questo pianeta, è un essere di mirabile organizzazione, per quanto l'uomo comune conosca poco della propria natura reale.

Comprende nella sua creazione fisica, mentale e spirituale l'eccelso e l'infimo, come abbiamo osservato nelle nostre lezioni precedenti (le “Quattordici lezioni” e il “Corso superiore”). Nelle ossa offre quasi forme di vita minerale, e veramente le ossa, carne e sangue constano di sostanze minerali sempre esistenti. La vita fisica del corpo rassomiglia a quella della pianta. Molti bisogni fisici ed emozioni sono affini a quelli degli animali inferiori, e nell'uomo non evoluto questi bisogni e queste emozioni predominano e soverchiano la natura più elevata, la quale più tardi è pienamente evidente.

L'uomo ha un corredo di caratteristiche mentali che gli sono proprie, e che non sono possedute dagli animali (vedi le “Quattordici lezioni”). In aggiunta alle facoltà mentali comuni ad ogni uomo, o meglio, che sono evidenti in grado maggiore o minore in ogni individuo, vi sono ancora facoltà ulteriori latenti, le quali quando si manifestano e diventano evidenti, rendono l'uomo più elevato degli altri individui comuni.

Lo svolgimento di queste facoltà latenti è possibile per ognuno che abbia raggiunto un grado adeguato di evoluzione, ed il desiderio e l'interesse dello studioso di questa istruzione è causato dall'impulso di queste facoltà latenti, non ancora evolute, che urgono di assurgere a conoscenza. Ed allora sorge questa facoltà meravigliosa, la volontà, la quale è sentita debolmente da chi ignora la filosofia Yoga: la potenza dell'Ego; la sua creazione diretta dall'Assoluto.

Ma, mentre queste qualità mentali e fisiche appartengono all'uomo, non sono l'uomo per se stesse. Prima che all'uomo sia possibile signoreggiare, controllare e dirigere le facoltà che gli appartengono — suoi arnesi e strumenti — egli deve ridestare la realizzazione di se medesimo.

Deve esser capace di distinguere tra l'“Io” ed il “Non Io”. E questo è il primo intento del candidato.

Quello che costituisce l'essenza reale dell'uomo, è la scintilla divina suscitata dalla sacra fiamma. Egli è figlio del divino padre. E' immortale, eterno, indistruttibile, invincibile. Possiede in se stesso potenza, sapienza ed esistenza. Ma come il fanciullo che in se stesso racchiude l'uomo futuro, la mente umana non è cosciente delle proprie qualità latenti allo stato potenziale, e le ignora. Come si desta e svolge la nozione della sua natura reale, manifesta le proprie qualità e realizza quanto l'Assoluto gli ha largito. Quando l'essenza reale comincia a destarsi, segrega dal proprio Io quanto non gli è se non appendice, ma che, nello stato di semicoscienza, aveva considerato come propria essenza. Distinguendo prima questo, poi quello, giunge ad appurare tutto il “Non Io”, lasciando l'essenza reale libera e franca dai suoi vincoli ed appendici. E allora torna a queste appendici distinte, e le usa.

Considerando la questione “Che cosa è l'essenza reale” fermiamoci ad esaminare ciò che l'uomo generalmente significa quando dice “Io”.

Gli animali inferiori non hanno coscienza di questo “Io” Sono consci del mondo esteriore, dei loro propri desideri, degli appetiti e sentimenti animaleschi: ma la loro intelligenza non ha raggiunto la forma di autocoscienza. Non hanno la possibilità di pensare di loro stessi come di esseri separati, di riflettere sulle loro concezioni: non posseggono la consapevolezza della scintilla divina, l'“Ego”, la reale “Essenza”. La scintilla divina è obnubilata nelle forme inferiori di vita, anche negli stadi inferiori della vita umana, da molti veli che nascondono la luce: nonostante ciò, vi è sempre. Dorme nella mentalità del selvaggio; ma, se egli si evolve. la luce comincerà a dardeggiar raggi. In voi, candidato, lotta strenuamente per poter trapassare coi suoi raggi la densità della materia.

Quando la reale essenza comincia a destarsi dal sonno in cui giace, i sogni svaniscono, e comincia a scorgere l'universo come è, e a riconoscersi, Secondo la realtà, e non secondo le erronee condizioni dei sogni anteriori. I selvaggi, i barbari, sono appena consci del loro “Io”. Sono appena un poco al di sopra degli animali in fatto di consapevolezza; il loro “Io” è pressoché totalmente consapevolezza delle necessità fisiche; soddisfazione di appetiti, secondamento di passioni, cura delle comodità del corpo; espressioni di cupidigia, di potenza selvaggia ecc. Nel selvaggio l'“Io” è nello stadio inferiore della mente istintiva (vedi “Quattordici lezioni” per spiegazioni dei diversi stadi mentali dell'uomo).

Se il selvaggio potesse analizzare i propri pensieri, direbbe che l'“Io” è il corpo fisico, e che detto corpo possiede certi “sentimenti”, “bisogni”, “desideri”. L'“Io” di un simile individuo è un “Io” fisico, e il corpo ne costituisce forma e sostanza. E questo è vero non soltanto per il selvaggio, ma anche per i così detti a civilizzati” Odierni; ne troviamo molti a questo stadio. Hanno sviluppata la potenzialità di pensare, di ragionare,- ma non vivono “nella mente” come altri loro confratelli. Usano della possibilità di pensare per raggiungere l'attuazione dei desideri e degli appetiti, e in verità vivano nel piano della mente istintiva.

Gli individui di questo genere possono parlare della “mia mente” o della “mia anima”, non secondo il con-cena superiore secondo il quale si considerano dal punto di -vista del Signore che sente la propria esistenza individuale, ma da quello inferiore, dal punto di vista dell'uomo che vive nel piano della mente istintiva e che considera al di sopra di «se medesimo” gli attributi più elevati. Per simili individui il corpo è l'“Io”. Il loro a Io” è collegato ai sensi. Per certo, quando un uomo progredisce in cultura e in “civilizzazione” i suoi sensi si educano, e si soddisfano soltanto per mezzo di elementi più raffinati, mentre l'uomo più rozzo re-sta perfettamente soddisfatto dall'appagamento dei sensi più materiali e grossolani. Molta parte di quello che denominiamo u istruzione” e “cultura” non è altro che una educazione a forme più raffinate di appagamenti di sensi, invece di un reale progresso di maggiore sapienza e progresso. E' vero che lo studioso progredito e Signore è in possesso di sensi più sviluppati, e spesso molto superiori a quelli degli uomini comuni. Ma in questo caso i sensi sono stati coltivati all'“Ego” invece di essere diventati velami del progresso dello spirito: sono schiavi invece di padroni.

Quando l'uomo progredisce, comincia a formarsi un concetto superiore dell'“Io”. Comincia ad usare della propria mente e ragione, e sale al piano mentale: la sua mente comincia ad uniformarsi al piano intellettuale. Concepisce che vi è qualche cosa dentro se stesso che è più elevata del corpo. Concepisce la propria mente come qualche cosa più vera a se stesso di quello che non gli appare il proprio fisico e immerso nella profondità di cogitazioni e di studi, è capace di quasi dimenticare l'esistenza del corpo. In questo secondo stadio, l'uomo talvolta è perplesso.

Trova problemi che richiedono soluzione. ma appena pensa di averli risolti, gli stessi problemi si riaffacciano sotto nuovo aspetto, e sente la necessità di “spiegarsi la spiegazione a. Questa mentalità, anche se non controllata o diretta dalla volontà, appartiene ad un rapo meraviglioso; nonostante l'uomo si trova racchiuso in una specie di cerchio, ed è continuamente di fronte all'inconoscibile. Ciò lo turba, e quanto più alto è il grado della sua dottrina, tanto più resta vessato. L'individuo dalle nozioni ristrette non scorge l'esistenza di molti problemi che s'impongono all'attenzione dell'uomo che possiede cognizioni maggiori, che gl'impongono delle spiegazioni. Le torture dell'individuo che ha raggiunto uno sviluppo Mentale che lo abilita a scorgere nuovi problemi, ma non a risolverli, non possono essere immaginate da chi non ha raggiunto questo grado superiore.

L'uomo a questo grado di sapienza pensa del suo a Io” conte di una qualità mentale, con una concomitanza inferiore, il corpo. Si sente di aver progredito. ma il suo “Io” non gli dà ancora risposta di problemi e di questioni che lo rendono perplesso; e diventa molto infelice. Tali individui spesso divengono pessimisti, e considerano la vita come piena di mali e di avversità, una maledizione piuttosto che una benedizione. Il pessimismo appartiene a questo piano; perché né l'individuo al piano fisico, né l'individuo al piano spirituale hanno questa maledizione del pessimismo. Il primo non ha pensieri cosi inquietanti, perchè è quasi interamente assorto nel soddisfare la natura animale, mentre il secondo considera la propriamente come un suo proprio strumento, invece di come “se stesso” e riconosce di essere ancora imperfetto nello stadio di evoluzione. Sa di possedere in se stesso. la chiave di ogni conoscenza., racchiusa nel proprio Ego”, e che la mente educata, coltivata, sviluppata e guidata dalla volontà ridestata può afferrarla a spiegazione. Sapendo ciò l'uomo evoluto non dispera più, e, riconoscendo la propria natura reale, le proprie possibilità, quando si desia a consapevolezza dei propri poteri e capacità, ride dei precedenti concetti degradanti, pessimistici, e li scarta come rifiuti. Un individuo di sapienza al piano mentale è simile ad un elefante enorme 2103 conscio della propria forza. Potrebbe abbattere ogni barriera ed esser libero da ogni vincolo, ma nell'ignoranza della sua condizione e potere, può essere padroneggiato da un fanciullo, o spaventato dal fruscio di una carta.

Quando lo studioso diventa un iniziato, quando passa dallo stato puramente mentale a quello spirituale, trova che l'“Io”, esistenza individuale reale. è qualche cosa di più alto e del corpo e della mente, e che entrambe queste cose possono essere usate come utensili o strumenti “Ego” o “Io”.

Questa conoscenza non si raggiunge per mezzo -li puro. ragionamento intellettuale, ma sono spesso necessarie profonde elaborazioni mentali per raggiungerla ed impadronirsene.

La vera conoscenza giunge ad una forma speciale di consapevolezza. Il candidato diviene consapevole del vero «Io» e raggiunta questa consapevolezza, passa al grado di Iniziato. Quando l'iniziato passa al secondo grado di consapevolezza e comincia a concepire la realizzazione delle proprie relazioni col Tutto, quando s'inizia l'espansione dell'esistenza individuale, egli è sulla via della sapienza suprema.

Compito di questa lezione è di far risaltare al candidato il metodo di sviluppare od evolvere la realizzazione della consapevolezza di questo a Io”; lavoro preliminare. Diamo gli esercizi susseguenti al candidato come via di indirizzo pratico. Egli troverà che, seguendo accuratamente e coscienziosamente queste suggestioni, sarà guidato ad un grado sufficiente di sviluppo di coscienza dell'“Io” da rendergli possibile di elevarsi ad un grado superiore di evoluzione e di potere. E ciò è necessario al candidato per sentire in se stesso destarsi e svilupparsi la consapevolezza, o realtà della Esistenza individuale.

I gradi più evoluti di sapienza dell'“Io” vengono gradatamente; una volta sul sentiero, non vi è retrocessione o arretramento. Vi possono essere soste nel viaggio, ma non vi è il caso di smarrire quello che una volta è stato guadagnato.

Questa consapevolezza dell'“Io” nello stadio più elevato non è se non un passo preliminare verso ciò che si dice “Illuminazione” e che significa rivelazione ad un iniziato della verità della sua connessione attuale e delle sue relazioni coll'Universo.

La piena visione della gloria dell'“Io” non è se non un pallido riflesso dell'“Illuminazione”. Il candidato una volta compenetrato nella consapevolezza dell’ “Io” diventa un iniziato. E l'iniziato che entra nel raggio della “Illuminazione” muove i primi passi sulla via della sapienza suprema. L'iniziazione è il ridestarsi dello spirito alla nozione della sua esistenza reale: l'illuminazione è la rivelazione della vera natura dello spirito, delle sue relazioni coll'Universo. Dopo aver raggiunto il primo grado di coscienza dell'“Io” il candidato ha maggior possibilità di sviluppare la conoscenza di gradi più elevati; maggior possibilità di usare poteri latenti in se stesso, di controllare il proprio stadio mentale; di sviluppare un centro di consapevolezza e di influenza che irradierà sul mondo esteriore, che sempre agogna consimili centri intorno ai quali evolversi.

Ogni individuo deve signoreggiare se stesso prima di sperar di esercitare qualche influenza intorno a sé. Non vi è via maestra da percorrere di corsa per raggiungere sviluppo e potenzialità, ma ogni passo deve esser mosso lentamente, ed ogni candidato deve farlo per proprio conto, per propria energia individuale; ma può esser aiutato, e deve volerlo, dalla guida soccorrevole del maestro che prima di lui ha percorso il sentiero, e che sa quando è necessario un aiuto al candidato per superare punti ardui.

Ammoniamo il candidato di seguire con piena attenzione le istruzioni susseguenti; cosa di somma importanza.

Non sorvolate su nessuna parte di esse, poiché vi diamo soltanto quello che è indispensabile, e notiamo tutto con la maggiore concisione. Attenzione, e seguite strettamente le istruzioni: dovete impadronirvi di questa lezione prima di progredire. E ciò deve essere non soltanto ora, ma in molte tappe del viaggio. finché non possediate totalmente iniziazione e illuminazione.

REGOLE ED ESERCIZI DESTINATI AD AIUTARE IL CANDIDATO NELLA SUA INIZIAZIONE

La prima istruzione secondo la linea di iniziazione è destinata a risvegliare la mente alla totale realizzazione e consapevolezza della individualità dell'Io. Si insegna al candidato come rilasciare il corpo, calmare la mente e meditare sull'Io finché si presenti chiaramente, nettamente alla consapevolezza. Con ciò diamo insegnamenti per produrre, quelle condizioni fisiche e mentali per mezzo delle quali la meditazione e la concentrazione si ottengono più facilmente. Anche nei successivi esercizi, deve essere costante questo stato di meditazione, perciò lo studioso deve divenirne perfettamente familiare. Stato d meditazione. Se è possibile conviene ritirarsi in camera o luogo tranquillo, dove non si abbiano a temere interruzioni, di modo che la mente possa riposare tranquilla. Certo questa condizione ideale non si può sempre ottenere, e allora fate come meglio è possibile.

L'intento è render possibile d'astrarsi al massimo grado da distrazioni esteriori, in guisa da essere solo con voi stesso, in comunione col vostro Io reale. Sarebbe bene sdraiarsi comodi, in modo da poter rilasciare i muscoli e liberare i nervi da ogni tensione. Dovete dimenticare interamente il mondo esteriore rilasciando ogni muscolo, fin che un senso di perfetta calma e di pace riposante pervada ogni fibra del vostro essere. Che il corpo riposi e la mente sia calma. Questa condizione è indispensabile nei primi periodi dell'apprendimento; dopo il candidato acquisterà un tal grado di padronanza da poter ottenere rilasciamento fisico e calma mentale in qualunque tempo e luogo desideri. Ma egli deve guardarsi bene dall'acquistare apparenza di sognatore assorto in meditazione anche quando deve attendere agli affari della vita. Ricordatevi questo: lo stato di meditazione deve essere interamente 'sotto il controllo della volontà e si deve ottenerlo soltanto deliberatamente ad a tempo opportuno. La volontà dev'essere padrona di questo come di qualunque altro stato mentale. Gli iniziati non sono dei sognatori diurni, ma uomini o donne con pieno controllo di se medesimi e dei loro atteggiamenti. La consapevolezza dell'Io, quando è sviluppata per mezzo della meditazione, diventa ben presto uno stato immutabile e non ha più bisogno di essere prodotto da meditazioni. In tempo di lotte, dubbi e turbamenti la consapevolezza può rinforzarsi per mezzo Regole ed esercizi di volontà (come spiegheremo nelle lezioni seguenti) senza ricorrere allo stato di meditazione.

La realizzazione dell'“Io”. — Il candidato deve per primo familiarizzarsi con la realtà dell'“Io” prima di poterne conoscere la vera natura: questo è il primo passo. Che lo studioso si metta nello stato di meditazione prima descritto; poi deve concentrare tutta la sua attenzione sull'Io individuale escludendo ogni altro pensiero del mondo esteriore o d'altre persone. Che gli si formi nella mente l'idea di se stesso come di cosa reale, di essere attuale, di entità individuale; di sole attorno cui graviti il mondo. Che né falsa modestia né senso di inferiorità ostacolino questa idea, poiché voi non negate per ciò ad altri il diritto di considerar se stessi come altri centri. Voi siete infatti un centro di consapevolezza, fatto così dall'Assoluto e voi state per percepirne la realtà. Finché l'Ego non riconosce se stesso come un centro di pensiero, d'influenza e di potere, non può manifestare queste qualità: via via che viene riconosciuta questa sua posizione come un centro di manifestazione, per queste sue qualità non é necessario di paragonarsi con altri o di immaginarsi più grandi e migliori di altri, anzi simile paragone sarebbe biasimevole e indegno di un Ego progredito; sarebbe segno di mancanza di progresso piuttosto che del contrario. Nella meditazione deve rimanere ignorata semplicemente ogni considerazione delle rispettive qualità di altri, e deve esser procurato il riconoscimento del fatto che voi siete un gran centro di consapevolezza, di potere, d'influenza e di pensiero. E come i pianeti gravitano attorno al sole così il vostro mondo si svolge intorno a Voi, che ne siete il centro. Non sarà necessario di pensare su ciò o di convincervi di questa verità con ragionamenti intellettuali: la nozione non viene così, ma in forma di avveramento di verità che gradualmente spunta nella consapevolezza per mezzo di meditazioni e di concentrazione. Raccogliete in voi questo pensiero, di voi centro di consapevolezza, di potere e di influenza, poiché questa è una verità occulta e via via che sarete capaci di realizzarla, diventerete capaci di manifestare queste qualità. La vostra posizione può essere mediocre, la vostra sorte dura, la vostra istruzione scientifica scarsa; voi non cambiereste il vostro “Io n col più fortunato, saggio e grande individuo del mondo. Potrete dubitare di ciò, ma pensate un momento e vedrete che abbiamo ragione. Quando dite che “vi piacerebbe di essere» questi o quegli, veramente pensate che vi piacerebbe averne il grado di intelligenza, di potere, di ricchezza, di posizione sociale ecc. Ciò che desiderate è. qualche cosa che è di loro o qualche cosa di simile. Ma voi non desiderereste neppur un istante di confondere la vostra identità colla loro, o cambiarvi in loro. Rifletteteci un momento: per essere l'altro voi dovreste morire, ed allora solo invece di voi sareste gli altri). Il vero Voi verrebbe cancellato dall'esistenza, e voi non sareste affatto più voi, ma sareste l'altro. Se potete afferrare questo concetto vedrete che non vi verrebbe voglia di fare un tale cambio nemmeno per un momento. Certe tale cambio è impossibile. Il vostro “Io” non può essere cancellato; è eterno e progredirà avanti, avanti, avanti, salirà a stadi sempre più alti, ma sarà sempre lo stesso Io. Precisamente come voi che, sebbene ora siate individuo ben differente di quando eravate fanciullo, riconoscete lo stesso “Io” in voi, come sempre in voi è stato. E sebbene possiate acquistare nell'avvenire sapere, esperienza, potere e saggezza, lo stesso Io sarà sempre con voi. L'Io è scintilla divina e non può mai estinguersi.

La maggioranza degli individui all'attuale stadio di sviluppo della razza, ha soltanto fievoli concetti della realtà dell'Io. Accettano la constatazione di questa esistenza, ma sono consci di se stessi come di creatura che mangia, dorme e vive, un essere poco più, alto di vita animale; non sono convinti della entità o realtà dell'Io, che deve destarsi in chiunque diventi reale centro d'influenza e di potere. Vi è chi si è imbattuto in questa consapevolezza o in un grado di essa, ma senza comprenderla. Hanno sentito questa verità e sono usciti dal rango della gente ordinaria e sono divenuti potenze per il bene o per il male. Ciò fino ad un certo punto, è una disgrazia, poiché questa coscienza, cui manca la conoscenza ed il sapere che dovrebbero accompagnarla, può apportare del male all'individuo e agli altri. Il candidato deve meditare sull'Io, riconoscerlo, sentirlo, essere un centro. Questo è il primo intento. Imprimete nella vostra mente la parola “Io” in questo senso e significato e fate che penetri profondamente nella vostra consapevolezza così da diventar parte di voi stesso. E quando dite “Io” dovete accompagnare la parola coll'immagine del vostro Ego, come di un centro di consapevolezza, di pensiero, di potenza e d'influenza. Vedetevi così circondato dal vostro mondo; ovunque voi andiate, va il centro del vostro mondo. Voi siete il centro e tutto quello che è al di fuori di voi gravita attorno a questo centro. Questa è la prima grande lezione sulla strada dell'iniziazione: imparatela!

I maestri Yoghi insegnano agli studiosi che si può affrettare la realizzazione dell'Io come centro, ritirarsi nel silenzio, o in meditazione e ripetendo il loro nome con lentezza, deliberatamente, solennemente un certo numero di volte. Questo esercizio tende a concentrare la mente sull'Io e molti casi di aurora di iniziazione sono risultati da questa pratica. Molti pensatori individuali sono giunti, per caso, a questo metodo senza che nessuno lo avesse loro insegnato. Un noto esempio è quello di Lord Tennyson il quale ha scritto di aver raggiunto un certo grado d'iniziazione in questa guisa. Egli avrebbe ripetuto il suo nome proprio più e più volte, nello stesso tempo meditava sulla propria identità, e racconta che così sarebbe divenuto consapevole e cosciente della sua realtà ed immortalità: in breve, avrebbe riconosciuto se stesso come un reale centro di consapevolezza.

Crediamo di avervi dato la chiave del primo stadio di meditazione e di concentrazione. Prima di andare oltre lasciateci citare un antico maestro Hindù; a proposito di ciò, egli diceva: “Quando l'anima riconosce se stessa come un centro di circonferenza: quando il Sole riconosce di essere Sole circondato dai pianeti che gli gravitano attorno, allora essa è pronta per la sapienza e il potere del maestro”.

Concezione dell'indipendenza dell'“Io» dal corpo. Molti candidati trovano un impedimento alla piena realizzazione dell'Io (anche dopo aver cominciato a intuirlo), nella confusione della realtà dell'Io col senso del corpo fisico. Ma questo è un incaglio che facilmente è superato per mezzo della meditazione e concentrazione, poiché la indipendenza dell'Io viene spesso rivelata allo studioso subito, quando si prenda quale oggetto di meditazione un pensiero adatto.

L'esercizio è dato come segue: Mettetevi in issato di meditazione e pensate di esser Voi, il vostro Io reale, indipendente dal corpo, che usi del corpo come di involucro e di istrumento. Pensate del corpo come pensereste di un vestito e vedrete che voi potete lasciare il corpo ed essere ancora lo stesso Io. Raffiguratevi di far ciò e di considerare il vostro corpo come una buccia dalla quale potete uscire senz'alterare la vostra identità. Raffiguratevi come padrone di questo corpo che occupate polche voi potete controllarlo, usarlo per miglior vantaggio e renderlo sano, forte e vigoroso, pur restando esso sempre un guscio o involucro del vostro vero Io. Considerate questo corpo composto di atomi e di cellule che cambiano di continuo, ma tenuti assieme dal vostro Ego e che voi potete migliorare a volontà. Persuadetevi che voi siete semplicemente un abitante del corpo e ne usate solo per convenienza proprio come potreste servirvi di una casa. In meditazioni ulteriori cercate d'ignorare completamente il corpo; situate il pensiero sul reale “Io” che cominciate a sentire come il “Voi”, e troverete che la vostra identità, il vostro «Io” è qualche cosa di totalmente distinto dal corpo. Voi potete ora dire “il mio corpo” con un significato nuovo. Respingete l'idea di essere un ente fisico e verificherete di essere al disopra di esso. Ma che questo concetto e avveramento non vi faccia ignorar il corpo. Dovete considerare il corpo come tempio dello Spirito e curarlo e farne una sede adatta al vostro “Io”. Non spaventatevi se durante la meditazione vi avvenga di provare la sensazione di sentirvi fuori del corpo per qualche momento e di ritornarvi alla fine dell'esercizio. L'Ego è capace (nei casi di avanzata iniziazione) di emergere oltre i confini del corpo ma non ne stacca la connessione in quegli istanti. E' come se uno guardi fuori dalla finestra della stanza quello che avviene e ritrae la testa quando desidera. Non deve lasciar la stanza, quantunque possa mettere fuori il capo per osservare ciò che avviene nella via. Non consigliamo il candidato di cercare di coltivare questa sensazione, ma se viene naturalmente durante la meditazione, non abbiate timori.

Concezione della immortalità ed invincibilità dell'“Ego” — Mentre la maggioranza accetta, per fede, il credo della immortalità dell'anima, pochi sono consci che ciò può essere dimostrato dall'anima stessa. I maestri Yoghi insegnano al candidato la seguente lezione: Lo studioso deve mettersi nello stato di meditazione o almeno di grande riflessione e sforzarsi di immaginare se stesso come morto, ossia deve tentar di farsi un concetto mentale di se stesso morto. Ciò dapprima pare una cosa molto facile da immaginarsi, ma in realtà è una cosa impossibile da farsi poiché l'Ego si rifiuta di concepire questo fatto e gli è impossibile immaginarlo. Provatelo voi stesso. Troverete che potrete immaginare il vostro corpo giacente immobile e privo di vita, ma lo stesso pensiero prova che per tal modo siete n Voi n che guardate il corpo. Così è chiaro che a Voi” non siete morto per nulla, neppure nella immaginazione, sebbene il corpo possa esserlo. Oppure, se rifiutate di staccarvi colla fantasia dal vostro corpo. potete pensare il vostro corpo morto, ma il Voi che rifiuta di lasciarlo è sempre vivo e riconosce il corpo morto come una materia distinta dal vostro vero Io. In qualunque caso voi tentiate considerare la cosa non potrete mai immaginare voi stesso-come morto. L'Ego insiste nel rimaner vivo in ognuno di questi pensieri e così trova in se stesso il senso e la sicurezza dell'immortalità. In caso di sonno o stupore risultante da un colpo o da narcotici o anestetici, la mente è apparentemente assente, ma l'lo è conscio di una continuità di esistenza E così uno può immaginarsi in uno stato di incoscienza o di sonno nel modo più facile e vedere la possibilità di tale stato, ma quando vuole immaginare come morto la niente si rifiuta assolutamente di farlo. Questo fatto meraviglioso che l'anima porta in se stessa la prova della immortalità è magnifico, ma bisogna aver raggiunto un certo grado di sviluppo prima di poterne concepire il pieno significato. Si avverte il candidato di riflettere per proprio conto queste affermazioni con meditazione e concentrazione, cioè che perchè l'“lo” possa conoscere la propria essenza e le proprie facoltà, deve verificare di non poter essere distrutto od- ucciso. Deve conoscere ciò che veramente è prima di poter manifestare la propria natura. Così non lasciate questa parte dell'insegnamento finché non ve ne siate bene impadroniti. Ed è anche bene all'occasione di ritornarvi sopra, per poter imprimere bene nella mente il fatto della vostra natura immortale ed eterna. Il solo bagliore di questo concetto di verità vi darà un senso accresciuto di forza e di potere, e troverete che il vostro Io si è espanso ed accresciuto e vi sentirete più potente e più Centro di quanto avevate fino allora concepito.

I seguenti esercizi sono utili per giungere alla rivelazione dell'invincibilità dell'Ego, della sua superiorità su gli elementi.

Mettetevi in atto di meditazione ed immaginate che l'“Io” sia sottratto dal corpo. Lo vedete passare attraverso le prove d'aria, di fuoco e di acqua, incolume. Essendo escluso il corpo, si vede che l'anima può a volontà passare traverso l'aria. volare come un uccello, tuffarsi sotto le acque, o viaggiare per l'etere. Si può vederla passare tra il fuoco senza danno né sensazione di nessun genere, perchè gli elementi possono tangere solo il corpo fisico e non l'lo reale. Parimenti si può considerarla passare tra le acque senza disagio, né pericolo, né danno. Questa meditazione vi darà un senso di superiorità e di forza e vi svelerà qualcosa della natura del vostro “Io” reale. E' vero che voi siete confinati nel corpo e che il corpo può essere influenzato dagli elementi, ma la nozione che l'Io reale è superiore al corpo, che non può essere in nessuna guisa né offeso né ucciso, è meravigliosa e tende a sviluppare la piena nozione dell'“Io”. Poiché Voi — l'“Io reale” — non siete corpo; siete Spirito. L'Ego è immortale ed invincibile e non può essere né ucciso né danneggiato. Quando sarete penetrato di questa persuasione e conoscenza, sentirete un aumento di forza e di potere impossibile a descrivere. Il timore vi abbandonerà come un vestito logoro e sentirete che siete rinato. La concezione di questo pensiero mostrerà che le cose di Cui abbiamo sempre avuto timore non possono tangere l'“Io” superiore, ma devono limitarsi ad offendere il solo corpo fisico; esse poi possono essere tenute lontane dal corpo fisico per mezzo di una adatta, intelligenza ed applicazione di volontà.

Nella prossima lezione vi sarà insegnato come separare Pelo” dal meccanismo mentale; come poter realizzare la padronanza della mente precisamente come avete verificato la indipendenza dal corpo. Questa nozione vi sarà impartita per gradi, poiché dovete metter ben fermi i piedi sopra uno dei gradini della scala prima di far un altro passo.

La parola d'ordine di questa lezione è l'“Io” e il candidato deve comprenderne pienamente il significato prima di poter progredire. Egli deve riconoscere la sua reale' esistenza, indipendente dal corpo; deve considerarsi invincibile ed intangibile da danno, ferita o morte. Egli deve considerarsi come un grande centro di conoscenza, un sole intorno al quale gravita il suo mondo. Allora gli verrà nuova forza, sentirà una dignità calma e un potere che diverrà evidente a coloro coi quali sarà in rapporto. Egli potrà guardare in faccia il mondo senza titubanza e senza paura, poiché egli realizzerà la natura ed il potere dell'“Io”. Riconoscerà di essere un centro di potenza, d'influenza; realizzerà che nulla può danneggiare l'“Io” e che qualunque tempesta della vita imperversi sulla personalità, il reale “Io” superiore, l'“individualità” è intangibile. Come una roccia che non crolla nella bufera, così l'“Io” supera ogni tempesta della vita della personalità, e saprà che quanto più progredirà in questa verifica, tanto più potrà padroneggiare queste tempeste e di imporre loro di acquietarsi.

Nelle parole di un maestro Yoghi: — L'“Io” è eterno. Passa incolume traverso fuoco, aria e acqua. Né spada né lancia possono ucciderlo o ferirlo. Non può morire. Le prove della vita fisica non sono per lui che sogni. Riposando sicuro nella nozione dell'Io, l'uomo può sorridere delle peggiori calamità che la vita offra, ed alzando la mano può ordinar loro di sparire nella nebbia da cui sono emerse. Beato colui che può dire, con piena comprensione.

Così, caro candidato, vi lasciamo compenetrare questa lezione. Non scoraggiatevi sei vostri progressi sono lenti; non scoraggiatevi se indietreggerete di un passo dopo averlo mosso; ne guadagnerete due la volta prossima. Il successo e la verità saranno vostri: il dominio vi sta dinanzi: lo raggiungerete: riuscirete.

Pace sia con voi.

MANTRAMS (AFFERMAZIONI) PER LA PRIMA LEZIONE

“Io” sono un Centro. Attorno a me si aggira il mio mondo. “Io” sono un centro di influenza e di potere.

“Io” sono un centro di pensiero e di conoscenza.

“Io” sono indipendente dal corpo.

“Io” sono immortale e non posso essere distrutto. “Io” sono invincibile e non posso essere offeso.