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Splendida raccolta delle fiabe più straordinarie di sempre, per poter sognare e far sognare i nostri piccoli con tanta semplicità!
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favole
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INDICE
CAPPUCCETTO ROSSO
IL GIARDINO DEL PARADISO
ALADINO E LA LAMPADA MAGICA
IL GRIFO
I FIORI DELLA PICCOLA IDA
LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO
I SEI SERVITORI
IL BAULE MAGICO
I DODICI DELLA DILIGENZA
IL FLAUTISTA DI HAMELIN
BIANCANEVE E I SETTE NANI
LA GUARDIANA DELLE OCHE
LA PRINCIPESSA AURORA
HANSEL E GRETEL
IL BRUTTO ANATROCCOLO
LA PRINCIPESSA DEI FIORI
L'ALLODOLA CANTERINA E SALTATRICE
SIMBAD IL MARINAIO
L'ACCIARINO
IL PICCOLO SARTO CORAGGIOSO
C’ERA UNA VOLTA…
LE PIU’ BELLE FIABE DELLA MAMMA
Autori Vari
C'era una volta una bimba tanto carina e dolce, che era amata da tutti.
Ella amava molto la sua mammina e la vecchia nonna che abitava nel bosco vicino.
L'anziana donna si dedicava ai lavori di cucito per sbarcare il lunario. Con un bel taglio di stoffa rossa, aveva confezionato una mantellina, con cappuccio, per l'adorata nipotina.
— Mettiti questa mantella. — Disse la nonna alla bimba. — Ti riparerà dalla pioggia e dall'umidità del bosco, così verrai a trovarmi più volentieri.
La bimba, felicissima per il regalo, ringraziò la nonna e da quel giorno andò a trovarla tutti i giorni, con la mantellina rossa indosso.
Fu così, che la gente prese a chiamarla «Cappuccetto Rosso» e quel nomignolo le rimase.
La mamma della piccina preparava una bella torta tutti i giorni e mandava Cappuccetto Rosso dalla nonna con un cestino colmo di provviste. Così, un giorno, come di consueto la donna disse:
— Prendi il cestino, cara. Ho preparato un pranzetto davvero speciale per la nonna. Portalo con questa torta di mele. Stai attenta e non ti fermare con nessuno, sembra che nel bosco sia stato avvistato un pericoloso lupo. Cappuccetto Rosso annuì e andò.
Durante la strada canticchiava a mezza voce perché era particolarmente felice; la primavera stava annunciandosi e il bosco era pieno di fiori e di leggiadre farfalle.
Dimentica delle raccomandazioni della madre, la piccola si fermò a giocare con le farfalle e gli animaletti del bosco. Fece a gara con dei passerotti nel cantare melodie dolcissime.
La voce della bimba risuonava cristallina per tutto il bosco. Nell'udirla, molti animali uscirono dalle loro tane; era arrivata la primavera!
Mentre si addentrava nel bosco, Cappuccetto Rosso incominciò ad avere un pò di timore. La voce della mamma le risuonava nella mente e capiva di aver fatto tardi, le ombre della sera si allungavano già sugli alberi. Improvvisamente, un lupo le si parò davanti.
— Salve, Cappuccetto Rosso! — La salutò amabilmente la fiera.
— Buon giorno, signor lupo.
— Dove vai così di corsa?
— Vado dalla mia nonnina.
— E cosa c'è in quel grazioso cestino?
— Ci sono i cibi che la mia mamma ha cucinato per la nonna.
— E dimmi, vive da sola la tua nonna?
— Si. — Rispose Cappuccetto Rosso. — La mamma le ha chiesto molte volte di venire a vivere con noi nel villaggio ma lei preferisce restare nella sua vecchia casa, dove è sempre vissuta.
Mentre Cappuccetto Rosso le parlava, il lupo pensava:
«Questa bimba deve essere molto tenera. Me la mangerei subito. È meglio che aspetti il momento più propizio... Non vorrei che ci fosse qualche taglialegna nei dintorni. Oltretutto, potrei mangiarmi anche sua nonna e il cestino con le provviste. Mi farò dire dov'è la casa della vecchia».
— Posso accompagnarti? — Chiese il lupo.
— Non vorrei che la nonna si spaventasse...
— Hai paura di me?
— lo no! Come potresti farmi del male? Sono solo una piccola bimba. Il lupo pensò ancora: «Che sciocca! Non sa che noi lupi preferiamo le bimbe come lei. Le tenderò un tranello e la precederò alla casa di sua nonna. Poi, le mangerò tutte e due».
— A tua nonna non piacciono i fiori? — Domandò il lupo.
— Moltissimo! — Rispose la piccola. — Ne tiene sempre un vaso sul tavolo.
— Ti consiglio di portarle un mazzolino di fiori che potrai raccogliere nei prati qui vicino. Adesso me ne vado, ho un sacco di cose da fare!
— Addio signor lupo.
Rimasta sola, Cappuccetto si pose a raccogliere fiori per comporre un mazzolino e portarlo alla nonna.
«Il lupo ha ragione. Questi fiori sono molto belli e la nonna sarà felice». Ignorava che il lupo si dirigeva alla casa della vecchietta e che, in quel momento, bussava dolcemente alla porta.
— Chi è? — Domandò la nonna.
— Sono la tua nipotina, sono Cappuccetto Rosso.
Il lupo cercò di addolcire la voce. Sperava che attraverso la porta fosse semplice ingannare la vecchia.
— È aperto. Gira la maniglia e entra.
Il lupo entrò. La nonna era a letto con un brutto raffreddore. Quando vide il lupo reagì immediatamente; in un balzo scese dal letto e si rifugiò nella cantina, raggiungibile da una botola.
Il lupo si contrariò parecchio poi, decise di attendere l'arrivo di Cappuccetto e mangiarsela con calma. Si travestì come la nonna e si infilò sotto le coperte.
Intanto, la piccola aveva formato un magnifico mazzo di fiori e si era avvicinata alla casa della nonna. Nel veder la porta aperta, entrò senza timore ma una volta entrata non si avvicinò alla nonna.
— Buona sera, nonnina.
Il lupo non replicò e la bimba si avvicinò un poco.
— C'è molto buio, nonnina. Vuoi che apra un po' le finestre? Il lupo tacque ancora, nel timore di tradirsi. La piccola si avvicinò di più.
— Ma ... nonna, che orecchie grandi che hai!
— È per udirti meglio. — Disse il lupo con una voce in falsetto.
— E che occhi grandi hai!
— È per vederti meglio!
— E che bocca grande che hai…
— È per mangiarti meglio! — Esclamò il lupo e cercò di gettarsi sulla piccola.
Lo slancio fu così forte che il lupo cadde contro la parete.
Cappuccetto Rosso urlò per il terrore e corse fuori dalla casetta, inseguita dal lupo.
Le grida della piccola avevano attirato l'attenzione di un cacciatore che passava nelle vicinanze.
Il lupo aveva raggiunto la povera Cappuccetto che, terrorizzata, non riusciva più a scappare.
Quando pareva non ci fossero più speranze, apparve il cacciatore che, con un grande calcio, scacciò il lupo.
Il fiero animale se ne andò, ululando per il dolore e la bimba ringraziò il cacciatore. Senza perdere altro tempo, i due si diressero verso la casa della nonnina.
— Chissà che paura, povera vecchina! — Diceva Cappuccetto Rosso. Presto arrivarono davanti alla casetta e la bimba chiamò a gran voce:
— Nonnina, nonnina!
L'anziana signora uscì dalla casa e abbracciò la nipotina, e quindi disse:
— Povera piccina, devi aver avuto una gran paura!
— È vero! Per mia fortuna questo buon cacciatore passava nelle vicinanze...
— È un lupo molto pericoloso. — Intervenne il cacciatore. — Sono molte settimane che tento di catturarlo. Sono sicuro che non tarderà a ripresentarsi e allora per lui sarà finita.
Dopo quella disavventura, la nonna decise di trasferirsi al villaggio nella casa di sua figlia e sua nipote. In questo modo Cappuccetto Rosso non avrebbe più dovuto avventurarsi tutta sola nel bosco.
L'accaduto destò molto scalpore fra la gente del villaggio e il commento unanime era che Cappuccetto Rosso fosse stata una bimba molto coraggiosa.
Passò il tempo, la piccola crebbe e diventò la maestrina del villaggio e non ci fu mai una maestrina tanto saggia come Cappuccetto Rosso!
Eh, sì! Per quanto tempo fosse passato, tutti continuavano a chiamarla con quel grazioso nomignolo, che le rimase sempre.
Molti anni fa, in un regno lontano, viveva un Principe che era cresciuto sotto la tutela della sua nonnina, perché il Re era troppo occupato dai suoi doveri di sovrano.
La nonna desiderava che il nipote crescesse felice e gli raccontava delle belle favole.
— La cosa più bella è il paradiso. — Gli diceva. — Là ci sono fiori grandissimi e stupendi. Ognuno di questi fiori possiede la sapienza di un saggio. Così, mentre in uno puoi trovare tutto ciò che si può sapere su laghi, montagne e fiumi, in un altro trovi tutta la storia del mondo, di tutti i Re e gli eroi... Di tutte le grandi imprese.
— Chi può arrivare in paradiso? — Chiedeva il Principe.
— Solo i buoni. Dio fece il paradiso per tutti, però Adamo ed Eva, i primi abitanti, lo disobbedirono e furono cacciati. Da allora il paradiso è abitato solo dalle anime di chi si è comportato in modo degno e virtuoso.
Così, con il passare del tempo, il giovane cresceva e imparava il significato delle cose.
Gli anni trascorrevano ma per il Principe il paradiso perduto costituiva una vera illusione.
Una sera, passeggiando per i boschi, si allontanò senza accorgersene e si ritrovò, a notte fonda, in un luogo sconosciuto.
Nel cielo correvano nuvole minacciose e non tardò a scoppiare una tempesta. Il Principe corse alla ricerca di un riparo e vide una luce brillare dinanzi a sé.
Avanzò, correndo, in quella direzione e trovò una grotta nella quale una donna anziana stava cucinando un cervo sopra un fuoco.
— Entra e asciugati. — Disse la donna. — Mettiti vicino al fuoco, qui dentro è molto freddo.
— L'ho notato! Soffia un'aria gelida... C'è forse un'altra uscita che crea corrente?
—No! Devi sapere che i miei figli sono i quattro venti della terra. Asciugati prima che arrivi l'uragano, ti congelerebbe.
Il giovane si avvicinò al fuoco:
— Qui si sta bene...
— Non la pensano così i miei figli. Sono molto litigiosi e stanno tutto il giorno a giocare con le nuvole, senza pensare alle conseguenze.
— Parli molto duramente.
— Deve essere così. Se non riuscissi a sottometterli farebbero grandi disastri sulla terra. Vedi quei sacchi contro la parete? È lì che vengono rinchiusi da me quando disobbediscono.
— Non credevo che fosse così. D'ora in poi, quando ci sarà la tempesta, mi rivolgerò a te.
— Ah! Ecco uno dei miei figli che torna.
Era il vento del Nord, davanti al quale cadevano fiocchi di neve e si accentuava il freddo. Era un pezzo d'uomo alto e robusto, con una barba piena di ghiaccioli.
— Attento al fuoco, lo spegnerai! — Esclamò il Principe.
— Ah, ah! Io non sopporto il fuoco. Mi piace solo la neve ed il gelo. Chi è questo damerino, madre?
— È mio ospite e trattalo con rispetto. Da dove arrivi?
— Dal Mare del Nord e poi dalle catene dell'Himalaya dove mi sono divertito a provocare tempeste.
— Avrai fatto un mucchio di danni! — Lo rimproverò la madre.
— Sono il vento del Nord e devo farmi rispettare! Adesso arriva mio fratello, il vento di Ponente.
— Non è forse lo Zeffiro? — Domandò il Principe.
— Sì, lo è. Ora è cresciuto ed è molto vivace.
Entrò in quel momento nella caverna un giovane. Era abbigliato con grosse liane.
— Da dove vieni? — Chiese la madre.
— Arrivo dalla Selva Amazzonica, dalle praterie del Texas e dall'Arizona, ho visto volare le anatre selvatiche e correre interi branchi di bufali. Poiché mi annoiavo, ho provocato una tempesta e fatto uscire i fiumi dal loro letto.
— E lo dici con tanto orgoglio?
— È così, madre, che le foreste si mantengono verdi e rigogliose. Io non provoco gelate come mio fratello, il vento del Nord.
Detto questo, Zeffiro diede un bacio a sua madre e l'abbracciò. Poco dopo giunse il vento del Sud.
— Bene, vedo che tutta la famiglia è riunita! — Esclamò. — C'è un freddo del diavolo! Si vede che c'è il mio fratellino, il vento del Nord.
Si avvicinò al fuoco e sua madre gli domandò:
— Dove sei stato?
— In Africa, madre. Ho accarezzato i leoni e i pigmei. Poi, sono stato a pettinare l'erba della savana e più a nord, nel deserto, dove ho provocato una tempesta di sabbia.
La madre si alzò e disse:
— Poiché sei stato cattivo, ti metterò nel sacco.
Prima che il vento del Sud potesse replicare, sua madre lo rinserrò nel sacco.
Poco dopo giunse il vento che mancava. Era il vento di Levante che abbracciò sua madre e le spiegò:
— Vengo dalla Cina, dalla corte dei Mandarini. Ho agitato tutte le campane delle torri e mi sono divertito a far volare i codini dei cinesi.
— Meno male che tu non mi racconti di catastrofi. Sei stato in paradiso?
— No, ci andrò domani. È da molto tempo che non lo visito.
— Non dimenticare di bere alla fonte della saggezza e di portare una bottiglia d'acqua della fonte.
— Lo farò, madre. Tieni, intanto, questi cinque sacchi di thè aromatico. È il migliore d'Oriente.
— Sei un buon figlio!
— È che ti dobbiamo molto. Su, togli il vento del Sud dal sacco. Voglio che mi racconti qualcosa dell'Araba Fenice. La Principessa del giardino dell'Eden mi chiede sempre sue notizie.
— Non se lo merita, però...
— Grazie, fratello. — Disse il vento del Sud. — Sei arrivato in tempo per salvarmi! In ricompensa prendi una foglia per la Principessa. Me la diede l'Araba Fenice per te.
— Molte grazie. E adesso, perché non mangiamo?
— L'arrosto è cotto a puntino.
Riuniti intorno al fuoco, la madre, i suoi quattro rampolli e il Principe fecero onore al cibo.
Mentre cenavano, il Principe pregò il vento di Levante: