La crisi della morte - Ernesto Bozzano - E-Book

La crisi della morte E-Book

Ernesto Bozzano

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Beschreibung

In questo testo l’Autore si dedica in maniera approfondita all’indagine delle principali raccolte di “rivelazioni trascendentali”, applicando alle medesime i processi scientifici dell’analisi comparata e della convergenza delle prove, ottenendone risultati tanto inattesi quanto importanti. Infatti dalle indagini intraprese emerge la prova che le copiosissime informazioni conseguite medianicamente intorno all’ambiente e all’esistenza spirituale, concordano mirabilmente tra di loro per ciò che si riferisce ai ragguagli d’ordine generale, i quali sono anche i soli che si richiedono onde concludere in favore della genesi estrinseca delle rivelazioni in esame, giacché le apparenti discrepanze d’ordine secondario, quali si rinvengono nelle rivelazioni stesse, derivano palesamente da cause multiple chiaramente discernibili e pienamente giustificabili. Da sottolineare, in proposito, che talune categorie di siffatte presunte discrepanze contribuiscono efficacemente a fornire una chiara visione sintetica intorno alle modalità con cui si estrinseca l’esistenza spirituale, in quanto appaiono determinate dalle condizioni psichiche particolari ad ogni singola personalità di defunto comunicante. Un’opera avvincente ed assolutamente unica nel suo genere.

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LA CRISI DELLA MORTE

Ernesto Bozzano

Prima edizione digitale 2015 a cura di Anna Ruggieri

INTRODUZIONE

Com’ebbi già ripetute volte a dichiarare, da qualche anno io mi dedico all’indagine delle principali raccolte di “rivelazioni trascendentali”, applicando alle medesime i processi scientifici dell’analisi comparata e della convergenza delle prove, ottenendone risultati tanto inattesi quanto importanti. Infatti dalle indagini intraprese emerge la prova che le copiosissime informazioni conseguite medianicamente intorno all’ambiente e all’esistenza spirituale, concordano mirabilmente tra di loro per ciò che si riferisce ai ragguagli d’ordine generale, i quali sono anche i soli che si richiedono onde concludere in favore della genesi estrinseca delle rivelazioni in esame, giacché le apparenti discrepanze d’ordine secondario, quali si rinvengono nelle rivelazioni stesse, derivano palesamente da cause multiple chiaramente discernibili e pienamente giustificabili. Aggiungo in proposito che talune categorie di siffatte presunte discrepanze contribuiscono efficacemente a fornire una chiara visione sintetica intorno alle modalità con cui si estrinseca l’esistenza spirituale, in quanto appaiono determinate dalle condizioni psichiche particolari ad ogni singola personalità di defunto comunicante. Ciò premesso, ritengo necessario insistere sul fatto che se io persevero ad occuparmi di un tema condannato all’ostracismo dalla scienza, ciò è dovuto alla circostanza che in grazia delle mie laboriose ricerche, ho acquisito la certezza che in un non lontano avvenire la sezione metapsichica delle “rivelazioni trascendentali” assurgerà ad un grande valore scientifico, e in conseguenza, costituirà la branca più importante delle discipline metapsichiche. Che vale, dunque, se ora tale branca è ripudiata dai metapsichicisti ad orientamento rigorosamente scientifico, ed è totalmente negletta da una gran parte degli stessi spiriti, tra i quali, alcuni anni or sono, mi trovavo anch’io? Riconosco che non poteva accadere altrimenti, in quanto è conforme all’evoluzione naturale delle ricerche metapsichiche, che queste si siano iniziate indagando sulle manifestazioni supernormali a svolgimento prevalentemente fisico, per rivolgersi quindi alle manifestazioni a svolgimento prevalentemente intelligente, in cui si contenevano ragguagli controllabili d’identificazione personale dei defunti comunicanti. Ne deriva che solo quando si sarà raggiunta la certezza scientifica in ordine alla genesi estrinseca della parte più interessante della fenomenologia metapsichica, solo allora si comprenderà il grande valore scientifico, morale e sociale delle rivelazioni trascendentali sistematicamente indagate, le quali assurgeranno rapidamente al posto d’onore nella classificazione delle manifestazioni metapsichiche. Comunque, l’alba di un tal giorno non è spuntata ancora; il che non impedisce a un indagatore isolato di precorrere i tempi, in modo da formarsi, sulla base dei fatti una precisa opinione in argomento; nel qual caso, e per il vantaggio di tutti, questi è tenuto in coscienza ad avere il coraggio della propria opinione anche se i tempi immaturi lo espongono a critiche più o meno severe. Orbene io mi sento questo coraggio: ho mutato opinione al riguardo del valore tecnico implicito nelle raccolte di “rivelazioni trascendentali”, e non esito un istante a dichiararlo. A ciò m’incoraggia l’esempio di eminenti indagatori i quali non si peritarono dal pubblicare dichiarazioni analoghe. Così si esprime in argomento il professore Oliver Lodge: «Queste sono le così dette “rivelazioni inverificabili”, giacché non è possibile stabilire indagini per la loro verificazione, come avviene per le informazioni concernenti ragguagli personali o vicende mondane... Comunque, io propendo a credere insieme ad un numero sempre crescente di altri indagatori, che va maturando il tempo per la raccolta sistematica e la discussione del materiale metapsichico di natura “inverificabile”; materiale che si presta ad essere indagato e controllato in base alla intrinseca sua consistenza, la quale conferisce al medesimo un grado notevole di probabilità, nello stesso modo in cui le narrazioni degli esploratori africani si prestano ad essere analizzate e controllate in base alle loro concordanze... Rammento che dal punto di vista filosofico, venne osservato come tutto concorra a far presumere che, in ultima analisi, la vera prova della sopravvivenza dipenderà dallo studio e dalla comparazione di queste “narrazioni di esploratori spirituali”, anziché dalle prove derivanti dai ragguagli personali forniti circa eventi del passato, in merito ai quali - fino a quando non si pervenga a sviscerare a fondo la natura della memoria - è sempre possibile congetturare che tutto il passato risulti potenzialmente accessibile alle facoltà supernormali della subcoscienza umana..., per quanto io non ritenga razionale l’ipotesi dell’esistenza di una memoria impersonale...» (Raymond, p. 347-348) (1). (1) Oliver Lodge, Raymond, or Life after Death, (con esempi sull’evidenza della sopravvivenza della memoria e dell’affetto dopo la morte. Pria ed., London, 1916, pagg. XI-403, in 8°. Anche il prof. Hyslop, a proposito della pubblicazione di due raccolte del 3 genere, osserva: «Nulla vi è d’impossibile nei ragguagli contenuti in questi ricordi... La consuetudine dei più è quella di mettere in ridicolo la concezione di un ambiente spirituale quale è quello che si adombra in simili messaggi; ma questi signori che dispensano il ridicolo con tanta leggerezza non pensano che così facendo presumono di conoscere tutta la verità intorno al mondo spirituale... Io non mi pronuncio né per una parte, né per l’altra; ma dichiaro di non avere obiezioni da opporre all’esistenza di un ambiente spirituale qual è quello descritto, anche quando appaia più assurdo del nostro ambiente terreno. Io non so comprendere perché si esiga che il mondo spirituale abbia ad essere più ideale del nostro. Entrambi i mondi sono l’opera del medesimo Autore, si chiami esso la Materia o Dio. Nessuno può affermare o negare a priori. Il negare o il porre in ridicolo le “rivelazioni trascendentali” equivale a conoscere di scienza certa la verità sul mondo spirituale e questa è una presunzione indegna di uno scettico ragionevole... Insomma, i libri come questo sono importanti, in quanto ci forniscono una prima idea sul mondo spirituale, offrendoci così una prima opportunità di comparare tra di loro i particolari contenuti nelle diverse rivelazioni ottenute... Ora, nel caso nostro si riscontra che i ragguagli forniti in questi messaggi dalla personalità comunicante, concordano con altri forniti per il tramite di medium che non erano religiosi, e non avevano la cultura e l’intelligenza di questa medium...» (American Journ, of the S. P. R., 1914, p. 235-7). «Aggiungo che esiste il modo di controllare le affermazioni intorno all’esistenza spirituale; e ciò all’infuori della prova indiretta ottenuta con l’identificazione personale dello spirito comunicante; e tale mezzo consiste nello sperimentare con un numero adeguato di medium, per compararne quindi i risultati, dopo avere raccolto le debite informazioni circa la cultura speciale in argomento di ogni singolo medium. Qualora si pervenisse ad accertare che uno dei medium adoperati era assolutamente ignaro delle teorie spiritualiste (con ciò escludendosi l’ipotesi di una collaborazione subcosciente), allora sarà il caso di sperimentare con altri medium onde ottenere ragguagli sul medesimo tema; e così via di seguito, senza intercomunicazione tra i medesimi. E’ chiaro che in tali circostanze, una concordanza di ragguagli fondamentali, ripetutasi con un centinaio di soggetti diversi, andrebbe assai lontano in favore della dimostrazione dell’esistenza reale di un mondo spirituale analogo a quello rivelato...» (Ivi, 1914, p. 462-463). Queste le opinioni di due eminenti uomini di scienza a proposito del valore teorico implicito nelle raccolte di “rivelazioni trascendentali”. Osservo che il metodo d’indagine proposto dal professore Hyslop s’identifica con quello da me adottato. Egli, infatti, propone di sperimentare con numerosi medium, ignari delle dottrine spiritiche, per compararne quindi i risultati. Ciò è teoricamente possibile, ma praticamente difficile, in quanto è raro che un solo indagatore pervenga a disporre di numerosi medium, in modo da condurre a buon fine una simile impresa formidabile. Risultava pertanto più pratico il profittare dell’immenso materiale accumulatosi in questi ultimi anni al riguardo di rivelazioni trascendentali, per intraprendere una severa selezione del medesimo, classificarlo, analizzarlo, compararlo, avendo cura di assumere informazioni circa le cognizioni particolari di ogni singolo medium in ordine alle dottrine spiritiche. Ora è questo il compito che mi ero proposto con le mie laboriose indagini, alle quali già dedicai parecchi anni di lavoro. Sennonché avendo osservato che la mole del materiale raccolto, e in parte commentato, assumeva proporzioni tali da impedirne la pubblicazione per le stampe, ritenni consigliabile di limitarmi a un saggio delle risultanze conseguite esponendo un numero adeguato di “messaggi trascendentali” riguardanti le impressioni provate al momento del loro ingresso nel mondo spirituale dalle personalità dei defunti comunicanti; ma in pari tempo avendo cura di avvertire come tale sezione dei messaggi in discorso, per quanto teoricamente interessante e suggestiva, non fosse precisamente la più efficace per la dimostrazione della tesi qui sostenuta, che è quella delle concordanze esistenti tra i ragguagli forniti dai defunti sull’esistenza spirituale; e non è la più efficace in tal senso giacché risultando essa una semplice sezione iniziale del tema, sezione in cui si espongono episodi intorno ai quali si esercitano in piena efficienza gli effetti della “legge di affinità”, ne deriva che ogni spirito disincarnato è tratto necessariamente a gravitare verso quello stato spirituale il quale s’identifica col grado di evoluzione psichica raggiunto in conseguenza del transito dell’esistenza incarnata; ciò che non può determinare differenze notevolissime nelle narrazioni che ci pervengono dai defunti al riguardo del loro primo ingresso in ambiente spirituale. Comunque, si vedrà come tali discrepanze si verifichino unicamente nei particolari secondari, sia personali che di ambiente, non mai però per le corrispondenti condizioni d’ordine generale. Prima d’inoltrarmi in argomento mi rimane una dichiarazione da fare, e ciò allo scopo di prevenire una domanda che molto probabilmente sorgerà in mente ai lettori; e la dichiarazione verte sulla circostanza che tutti gli episodi che andrò citando di defunti i quali raccontano le vicende del loro ingresso in ambiente spirituale, sono ricavati da raccolte di “rivelazioni trascendentali” pubblicate in Inghilterra e negli Stati Uniti. “Perché - si chiederanno i lettori -, questo esclusivismo puramente anglosassone?”. Rispondo che il motivo è uno solo, e letteralmente perentorio: né in Francia né in Germania, né in Italia, Spagna e Portogallo esistono raccolte di “rivelazioni trascendentali” aventi forma di trattati, o narrazioni continuate, organiche, suddivise in capitoli, nonché dettate da una sola personalità medianica, e convalidate da ottime prove di identificazione dei defunti comunicanti; mentre nelle poche raccolte che si pubblicarono nelle nazioni citate, raccolte costituite da brevi messaggi ottenuti col sistema degli interrogatori rivolti a una moltitudine di “spiriti”, non si rinvengono episodi vertenti sulla crisi della morte, fatta eccezione per il noto libro di Allan Kardec: Ciel et Enfer, nel quale si rinvengono tre o quattro brevissimi episodi del genere: ma per quanto si rilevino in essi talune concordanze fondamentali con le narrazioni degli altri spiriti comunicanti, tali episodi appaiono troppo generici e troppo vaghi per doversi prendere in considerazione in un lavoro di analisi comparata. Stando le cose in questi termini, è chiaro che se i popoli anglosassoni risultano i soli, fino ad ora, a mostrare di saper apprezzare il grande valore teorico-pratico delle “rivelazioni trascendentali” mentre, in pari tempo, risultano anche i soli a dedicarvisi con metodi razionali, allora a me non rimaneva nulla di meglio da fare che prendere il materiale di cui abbisognavo là dove si trovava; tanto più che proponendomi di scrivere una serie di monografie intorno alle concordanze e alle discordanze che i processi dell’analisi comparata pongono in grande rilievo nelle raccolte di “rivelazioni trascendentali”, non potevo esimermi dal cominciare dal principio; vale a dire, da ciò che i defunti hanno da dire intorno alla “crisi della morte”. Passando all’esposizione dei casi, citerò anzitutto alcuni episodi desunti da opere dei primi investigatori; e ciò allo scopo di fare emergere come già dai primordi del movimento spiritualista si conseguissero messaggi medianici in cui si descrivevano l’ambiente e l’esistenza spirituali in termini identici a quelli che si conseguono oggigiorno; e ciò malgrado che la mentalità dei medium di allora fosse dominata dalle concezioni tradizionali intorno al paradiso e all’inferno, e in conseguenza fosse ben lontana dall’aspettarsi messaggi di defunti i quali affermassero che l’ambiente spirituale era l’ambiente terreno spiritualizzato.