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In questo testo l’Autore si dedica in maniera approfondita all’indagine delle principali raccolte di “rivelazioni trascendentali”, applicando alle medesime i processi scientifici dell’analisi comparata e della convergenza delle prove, ottenendone risultati tanto inattesi quanto importanti. Infatti dalle indagini intraprese emerge la prova che le copiosissime informazioni conseguite medianicamente intorno all’ambiente e all’esistenza spirituale, concordano mirabilmente tra di loro per ciò che si riferisce ai ragguagli d’ordine generale, i quali sono anche i soli che si richiedono onde concludere in favore della genesi estrinseca delle rivelazioni in esame, giacché le apparenti discrepanze d’ordine secondario, quali si rinvengono nelle rivelazioni stesse, derivano palesamente da cause multiple chiaramente discernibili e pienamente giustificabili. Da sottolineare, in proposito, che talune categorie di siffatte presunte discrepanze contribuiscono efficacemente a fornire una chiara visione sintetica intorno alle modalità con cui si estrinseca l’esistenza spirituale, in quanto appaiono determinate dalle condizioni psichiche particolari ad ogni singola personalità di defunto comunicante. Un’opera avvincente ed assolutamente unica nel suo genere.
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Indice
INTRODUZIONE
Casistica e commenti
CONCLUSIONI
La crisi della morte
Ernesto Bozzano
Com'ebbi già ripetute volte a dichiarare, da qualche anno io mi dedico all'indagine delle principali
raccolte di «rivelazioni trascendentali», applicando alle medesime i processi scientifici dell'analisi
comparata e della convergenza delle prove, ottenendo risultati tanto inattesi quanto importanti. Infatti,
dalle indagini intraprese, emerge la prova che le copiosissime informazioni conseguite medianicamente
intorno all'ambiente e all'esistenza spirituale concordano mirabilmente tra di loro per ciò che si riferisce
ai ragguagli d'ordine generale, i quali sono anche i soli che si richiedono onde concludere in favore della
genesi estrinseca delle rivelazioni in esame, giacché le apparenti discrepanze d'ordine secondario, quali
si rinvengono nelle rivelazioni stesse, derivano palesemente da cause multiple chiaramente discernibili e
pienamente giustificabili. Aggiungo in proposito che talune categorie di siffatte presunte discrepanze
contribuiscono efficacemente a fornire una chiara visione sintetica intorno alle modalità con cui si
estrinseca l'esistenza spirituale, in quanto appaiono determinate dalle condizioni psichiche particolari ad
ogni singola personalità di defunto comunicante.
Ciò premesso, ritengo necessario insistere sul fatto che se persevero ad occuparmi di un tema
condannato all'ostracismo dalla scienza, ciò è dovuto alla circostanza che, in grazia delle mie laboriose
ricerche, ho acquisito la certezza che in un non lontano avvenire la sezione metapsichica delle
«rivelazioni trascendentali» assurgerà ad un grande valore scientifico e, in conseguenza, costituirà la
branca più importante delle discipline metapsichiche. Che vale, dunque, se ora tale branca è ripudiata
dai metapsichicisti ad orientamento rigorosamente scientifico, ed è totalmente negletta da una gran parte
degli stessi spiriti, tra i quali, alcuni anni or sono, mi trovavo anch'io?
Riconosco che non poteva accadere altrimenti, in quanto è conforme all'evoluzione naturale delle
ricerche metapsichiche che queste si siano iniziate indagando sulle manifestazioni supernormali a
svolgimento prevalentemente fisico, per rivolgersi quindi alle manifestazioni a svolgimento
prevalentemente intelligente, in cui erano presenti elementi verificabili, tali da consentire
l'identificazione personale dei defunti comunicanti. Ne deriva che solo quando si sarà raggiunta la
certezza scientifica in ordine alla genesi estrinseca della parte più interessante della fenomenologia
metapsichica, solo allora si comprenderà il grande valore scientifico, morale e sociale delle rivelazioni
trascendentali sistematicamente indagate, le quali assurgeranno rapidamente al posto d'onore nella
classificazione delle manifestazioni metapsichiche. Comunque, l'alba di un tal giorno non è spuntata
ancora; il che non impedisce a un indagatore isolato di precorrere i tempi, in modo da formarsi, sulla
base dei fatti, una precisa opinione sull'argomento. Nel qual caso, e per il vantaggio di tutti, questi è
tenuto in coscienza ad avere il coraggio della propria opinione, anche se i tempi immaturi lo espongono
a critiche più o meno severe. Orbene, io mi sento questo coraggio: ho mutato opinione riguardo al
valore tecnico implicito nelle raccolte di «rivelazioni trascendentali», e non esito un istante a
dichiararlo.
A ciò m'incoraggia l'esempio di eminenti studiosi, i quali non esitarono a pubblicare dichiarazioni
analoghe. Così si esprime sull'argomento il professor Oliver Lodge:
«Queste sono le cosiddette "rivelazioni inverificabili", giacché non è possibile stabilire indagini per la
loro verifica, come avviene per le informazioni concernenti ragguagli personali o vicende mondane...
Comunque, io propendo a credere, insieme ad un numero sempre crescente di altri studiosi, che va
maturando il tempo per la raccolta sistematica e la discussione del materiale metapsichico di natura
"inverificabile": materiale che si presta ad essere indagato e controllato in base alla intrinseca sua
consistenza, la quale conferisce al medesimo un grado notevole di probabilità, nello stesso modo in cui
le narrazioni degli esploratori africani si prestano ad essere analizzate e controllate in base alle loro
concordanze... Rammento che, dal punto di vista filosofico, venne osservato come tutto concorra a far
presumere che, in ultima analisi, la vera prova della sopravvivenza dipenderà dallo studio e dalla
comparazione di queste "narrazioni di esploratori spirituali", anziché dalle prove derivanti dai ragguagli
personali forniti circa eventi del passato, in merito ai quali - fino a quando non si perverrà a sviscerare a
fondo la natura della memoria - è sempre possibile congetturare che tutto il passato risulti
potenzialmente accessibile alle facoltà supernormali della subcoscienza umana..., per quanto io non
ritenga razionale l'ipotesi dell'esistenza di una memoria impersonale...». (Raymond, pagg. 347-348) (1).
- nota -
(1) Oliver Lodge, Raymond, or Life after Death, (con esempi sull'evidenza della sopravvivenza della
memoria e dell'affetto dopo la morte). Prima ed., London, 1916, pagg. XI-403, in ottavo.
- fine nota -
Anche il professor Hyslop, a proposito della pubblicazione di due raccolte del genere, osserva:
«Nulla vi è d'impossibile nei ragguagli contenuti in questi ricordi... La consuetudine dei più è quella di
mettere in ridicolo la concezione di un ambiente spirituale qual è quello che si adombra in simili
messaggi; ma questi signori che dispensano il ridicolo con tanta leggerezza non pensano che così
facendo presumono di conoscere tutta la verità intorno al mondo spirituale... Io non mi pronuncio né per
una parte, né per l'altra, ma dichiaro di non avere obiezioni da opporre all'esistenza di un ambiente
spirituale qual è quello descritto, anche quando appare più assurdo del nostro ambiente terreno. Io non
so comprendere perché si esiga che il mondo spirituale debba essere più ideale del nostro. Entrambi i
mondi sono l'opera del medesimo Autore, si chiami esso la Materia o Dio. Nessuno può affermare o
negare a priori. Il negare o il porre in ridicolo le "rivelazioni trascendentali" equivale a conoscere con
certezza scientifica la verità sul mondo spirituale e questa è una presunzione indegna di uno scettico
ragionevole... Insomma, i libri come questo sono importanti, in quanto ci forniscono una prima idea sul
mondo spirituale, offrendoci così una prima opportunità di comparare tra di loro i particolari contenuti
nelle diverse rivelazioni ottenute... Ora, nel caso nostro si riscontra che i ragguagli forniti in questi
messaggi dalla personalità comunicante concordano con altri forniti per il tramite di medium che non
erano religiosi, e non avevano la cultura e l'intelligenza di questa medium...». (American Journ. of the
S.P.R., 1914, pagg. 235-237).
«Aggiungo che esiste il modo di controllare le affermazioni intorno all'esistenza spirituale, e ciò
all'infuori della prova indiretta ottenuta con l'identificazione personale dello spirito comunicante. Tale
mezzo consiste nello sperimentare con un numero adeguato di medium, per compararne i risultati, dopo
avere raccolto le debite informazioni circa la cultura speciale in argomento di ogni medium. Qualora si
pervenisse ad accertare che uno dei medium intervenuti nella sperimentazione era assolutamente ignaro
delle teorie spiritualiste (con ciò escludendosi l'ipotesi di una collaborazione subcosciente), allora sarà il
caso di sperimentare con altri medium onde ottenere ragguagli sul medesimo tema; e così via di seguito,
senza intercomunicazione tra i medesimi. E' chiaro che, in tali circostanze, una concordanza di elementi
fondamentali, ripetutasi con un centinaio di soggetti diversi, andrebbe assai lontano in favore della
dimostrazione dell'esistenza reale di un mondo spirituale analogo a quello rivelato...». (Ivi, 1914, pagg.
462-463).
Queste le opinioni di due eminenti uomini di scienza a proposito del valore teorico implicito nelle
raccolte di «rivelazioni trascendentali». Osservo che il metodo d'indagine proposto dal professor Hyslop
s'identifica con quello da me adottato. Egli, infatti, propone di sperimentare con numerosi medium,
ignari delle dottrine spiritiche, per compararne quindi i risultati. Ciò è teoricamente possibile, ma
praticamente difficile, in quanto è raro che un solo ricercatore pervenga a disporre di numerosi medium,
in modo da condurre a buon fine una simile formidabile impresa.
Risulta pertanto più pratico il profittare dell'immenso materiale accumulatosi in questi ultimi anni
riguardo alle rivelazioni trascendentali, per intraprenderne una severa selezione, classificarlo,
analizzarlo, compararlo, avendo cura di assumere informazioni circa le cognizioni particolari di ogni
medium in ordine alle dottrine spiritiche. Ora è questo il compito che mi ero proposto con le mie
laboriose indagini, alle quali dedicai parecchi anni di lavoro. Senonché, avendo osservato che la mole
del materiale raccolto, e in parte commentato, assumeva proporzioni tali da impedirne la pubblicazione
per le stampe, ritenni consigliabile di limitarmi a un saggio sui risultati conseguiti esponendo un numero
adeguato di «messaggi trascendentali» riguardanti le impressioni provate dalle personalità dei defunti
comunicanti al momento del loro ingresso nel mondo spirituale. Al contempo, giudicai opportuno
avvertire come questa tipologia di messaggi, per quanto teoricamente interessante e suggestiva, non
fosse precisamente la più efficace per la dimostrazione della tesi qui sostenuta, che è quella delle
concordanze esistenti tra i ragguagli forniti dai defunti sull'esistenza spirituale; e non è la più efficace in
tal senso giacché risultando essa una semplice sezione iniziale del tema, in cui si espongono episodi
intorno ai quali si esercitano in piena efficienza gli effetti della «legge di affinità», ne deriva che ogni
spirito disincarnato è tratto necessariamente a gravitare verso quello stato spirituale che s'identifica col
grado di evoluzione psichica raggiunto in conseguenza del transito dell'esistenza incarnata: questo fatto
non può determinare differenze notevolissime nelle narrazioni che ci pervengono dai defunti circa il
loro primo ingresso in ambiente spirituale. Comunque, si vedrà come tali discrepanze si verifichino
unicamente nei particolari secondari, sia personali che di ambiente, non mai però per le corrispondenti
condizioni d'ordine generale.
Prima d'inoltrarmi in argomento mi rimane una dichiarazione da fare, e ciò allo scopo di prevenire una
domanda che molto probabilmente si affaccerà alla mente dei lettori. La dichiarazione verte sulla
circostanza che tutti gli episodi che andrò citando, in cui defunti raccontano le vicende del loro ingresso
in ambiente spirituale, sono tratti da raccolte di «rivelazioni trascendentali» pubblicate in Inghilterra e
negli Stati Uniti. «Perché» si chiederanno i lettori «questo esclusivismo puramente anglosassone?».
Rispondo che il motivo è uno solo, e letteralmente perentorio: né in Francia, né in Germania, né in
Italia, né in Spagna, né in Portogallo esistono raccolte di «rivelazioni trascendentali» in forma di trattati,
o narrazioni continuate, organiche, suddivise in capitoli, nonché dettate da una sola personalità
medianica, e convalidate da ottime prove di identificazione dei defunti comunicanti. Nelle poche
raccolte pubblicate nelle nazioni citate, costituite da brevi messaggi ottenuti col sistema degli
interrogatori rivolti a una moltitudine di «spiriti», non si rinvengono episodi vertenti sulla crisi della
morte, fatta eccezione per il noto libro di Allan Kardec Ciel et Enfer, nel quale si rinvengono tre o
quattro brevissimi episodi del genere: per quanto, tuttavia, si rilevino in essi talune concordanze
fondamentali con le narrazioni degli altri spiriti comunicanti, tali casi appaiono troppo generici e troppo
vaghi per essere presi in considerazione in un lavoro di analisi comparata.
Stando le cose in questi termini, è chiaro che se i popoli anglosassoni risultano i soli, fino ad ora, a
mostrare di saper apprezzare il grande valore teorico-pratico delle «rivelazioni trascendentali» mentre,
in pari tempo, risultano anche i soli a dedicarvisi con metodi razionali, allora a me non rimaneva nulla
di meglio da fare che prendere il materiale di cui abbisognavo là dove si trovava; tanto più che
proponendomi di scrivere una serie di monografie intorno alle concordanze e alle discordanze che i
processi dell'analisi comparata pongono in grande rilievo nelle raccolte di «rivelazioni trascendentali»,
non potevo esimermi dal cominciare dal principio, ovvero da ciò che i defunti hanno da dire intorno alla
«crisi della morte».
* * *
Passando all'esposizione dei casi, citerò anzitutto alcuni episodi desunti da opere dei primi studiosi, allo
scopo di fare emergere come già dai primordi del movimento spiritualista si conseguissero messaggi
medianici in cui si descrivevano l'ambiente e l'esistenza spirituali in termini identici a quelli che si
conseguono oggigiorno. E ciò malgrado la mentalità dei medium di allora fosse dominata dalle
concezioni tradizionali intorno al paradiso e all'inferno, e in conseguenza fosse ben lontana
dall'aspettarsi messaggi in cui i defunti affermassero che l'ambiente spirituale era l'ambiente terreno
spiritualizzato.
Caso I
Ricavo questo episodio da un libro che s'intitola Letters and Tracts on Spiritualism (1), in cui sono
raccolti gli articoli e le monografie pubblicati dal venerando giudice Edmonds, nel ventennio che va dal
1854 al 1874. Come tutti sanno, il giudice Edmonds era un notevolissimo medium psicografico,
veggente e parlante. Dopo alcuni mesi dalla morte di un suo caro collega, il giudice Peckam, perito in
un naufragio, avvenne al giudice Edmonds di dettare psicograficamente un lungo messaggio in cui
l'amico defunto narrava le vicende della sua morte. Dal messaggio in questione stralcio i brani seguenti:
- nota -
(1) London, 1874, pagg. 358 (Memorial Edition).
- fine nota -
«Qualora avessi potuto scegliere il moto con cui disincarnarmi, non avrei certo adottato quello a me
imposto dal destino. Nondimeno, ora non ho più nulla in contrario, data la natura meravigliosa della
nuova esistenza schiusasi tanto improvvisamente a me dinanzi.
«All'istante della morte, rividi come in un panorama le vicende della mia intera esistenza. Ogni scena,
ogni azione compiuta passarono dinanzi al mio sguardo come se fossero impresse nella mia mente in
formule luminose. Non un solo mio amico, dalla prima infanzia alla morte, mancò all'appello. Nel
momento in cui sprofondavo in mare stringendo fra le braccia mia moglie, mi apparvero mia madre e
mio padre e fu mia madre ad estrarmi dalle acque, dando prova di un'energia di cui ora soltanto
comprendo la natura. Non ricordo di avere sofferto. Quando m'inabissai nel gorgo delle onde non provai
sensazioni di paura, e neanche di freddo o di soffocamento. Non ricordo di avere udito frangersi i
marosi sulle nostre teste. Mi separai dal corpo quasi senza avvedermene, e con mia moglie sempre
stretta fra le braccia, tenni dietro a mia madre venuta ad accoglierci e guidarci.
«Il primo sentimento penoso mi colse quando rivolsi il pensiero all'amato fratello. Mia madre percepì
quel pensiero, e subito osservò: "Anche tuo fratello sarà presto dei nostri". Da quel momento ogni
sentimento di tristezza scomparve dalla mia mente. Rivolsi lo sguardo alla scena drammatica di cui
anch'io ero stato protagonista, e ciò per un senso di sollecitudine verso i miei compagni di sventura; ma
subito mi avvidi che a loro volta essi venivano salvati dalle acque allo stesso modo in cui ero stato
salvato io. Ogni cosa a me intorno appariva così reale che se non fosse stata la presenza di tante persone
ch'io sapevo defunte, mi sarei creduto nel corpo, e mi sarei prestato ad estrarre materialmente i
naufraghi dalle acque.
«Volli informarti di tutto questo affinché tu possa inviare una parola di conforto a coloro che
immaginano che i loro cari periti con me abbiano sofferto agonie terribili al momento di affogare... Non
vi sono parole per descrivere la felicità da me provata quando vidi venirmi incontro, ora l'una ora l'altra
delle persone da me più amate in terra, le quali accorrevano tutte a darmi il benvenuto nelle Sfere degli
immortali. Non essendo stato malato e non avendo sofferto, io mi trovavo in condizioni di adattarmi
immediatamente alla nuova esistenza...». (Ivi, pag. 303).
Con quest'ultima osservazione, lo spirito comunicante accenna a una circostanza la quale concorda con
le informazioni cumulative ottenute sul medesimo tema da innumerevoli altre personalità medianiche
comunicanti: solo nei casi eccezionali di morti improvvise, prive di sofferenze, e combinate a stati
d'animo sereni, si realizzerebbe la possibilità di sottostare alla crisi della disincarnazione senza che vi
sia bisogno di un periodo più o meno lungo di sonno riparatore. Nei casi, invece, di morte dopo lunga
malattia, o in età avanzata, o con la mente assorta in preoccupazioni mondane, oppure oppressa dal
terrore della morte, o anche semplicemente ma fermamente convinta dell'annientamento finale, gli
spiriti disincarnati andrebbero soggetti a un periodo più o meno lungo di sonno riparatore.
Noto che le osservazioni esposte si riferiscono già ad uno di quei «particolari secondari» cui allusi in
precedenza, in cui si rilevano apparenti discrepanze che in realtà sono governate da una legge generale,
la quale si estrinseca necessariamente nelle modalità più svariate nei riguardi delle personalità dei
defunti, e ciò a causa delle diversissime condizioni spirituali in cui si trovano all'istante della loro
disincarnazione.
Da rilevare inoltre il particolare interessante del defunto comunicante il quale informa che al momento
della morte ebbe la «visione panoramica» delle intere vicende vissute. Come è noto, tale fenomeno è
familiare agli psicologi, e si realizza in prevalenza proprio nei casi dei salvati da un grave pericolo di
morte per annegamento. Ora, nel caso indicato, come in numerosi altri del genere, assistiamo al fatto
importante di un defunto il quale afferma di essere a sua volta passato per l'esperienza della «visione
panoramica» di cui parlano i naufraghi sottratti alla morte. Ciò diviene teoricamente importante quando
si riflette che il giudice Edmonds non conosceva l'esistenza dei fenomeni di tal natura, come non li
conoscevano gli psicologi dei suoi tempi. Ne deriva che non poteva autosuggestionarsi in tal senso e ciò
costituisce una buona prova in favore della genesi estrinseca del messaggio di cui si tratta.
Noto infine come in questo episodio, occorso nei primordi delle manifestazioni medianiche, già si
rilevano in buon numero i particolari fondamentali intorno ai processi della disincarnazione dello
spirito, i quali verranno in seguito costantemente riaffermati in tutte le rivelazioni del genere. Tale, ad
esempio, risulta il particolare dello spirito che non si accorge, o quasi, di essersi separato dal corpo, e
tanto meno si accorge di trovarsi in ambiente spirituale; o l'altro particolare dello spirito che ritrova se
stesso in forma umana, e si vede circondato da un ambiente terreno, o quasi terreno, e ritiene di
esprimersi a parole così come prima, nonché di percepire come prima le parole altrui. Si rileva inoltre
l'altro particolare dello spirito disincarnato che, giunto sulla soglia della nuova esistenza, trova ad
accoglierlo e a guidarlo altri spiriti di defunti, che per lo più sono gli stretti suoi parenti, ma possono
risultare altresì i suoi più cari amici, o gli «spiriti-guida». Particolare fondamentale anche questo, che,
con gli altri, verrà confermato da tutte le successive rivelazioni trascendentali fino ai giorni nostri; salvo
sempre circostanze più o meno speciali di defunti moralmente inferiori e degradati per i quali
l'inesorabile «legge di affinità», legge fisico-psichica irresistibile nella sua fatale potenza di attrazione
dei simili, preparerebbe ben diverse condizioni di ricezione spirituale.
Caso II
Ricavo questo secondo episodio dal volume della De Morgan From Matter to Spirit a pagina 149 (2).
La personalità medianica del dottor Horace Abraham Akley descrive in questi termini la propria
esperienza della separazione dello spirito dall'organismo somatico:
- nota -
(2) London, 1863, pagg. 388.
- fine nota -
«Come capita a molti, il mio spirito non pervenne tanto facilmente a liberarsi dal corpo. Sentivo che mi
liberavo gradatamente dai vincoli organici, ma ero in condizioni di coscienza poco lucide, e mi pareva
di sognare. Sentivo come se la mia personalità si fosse suddivisa in più parti, che però rimanevano
collegate da un vincolo indissolubile. Quando l'organismo corporeo cessò di funzionare, lo spirito poté
liberarsene completamente; e allora mi parve che le parti disgiunte della mia personalità si
ricomponessero in una sola. Simultaneamente mi sentii sollevare al di sopra del mio cadavere, a breve
distanza da esso, di dove scorgevo distintamente le persone che facevano cerchio intorno alla mia
salma. Non saprei dire per quale potere io pervenissi a sollevarmi e a librarmi in aria. Dopo tale evento,
suppongo di aver trascorso un periodo abbastanza lungo in condizioni d'incoscienza, o di sonno (il che,
del resto, avviene comunemente, per quanto non si realizzi in ogni caso), e lo desumo dal fatto che
quando rividi la mia salma, essa giaceva in condizioni di avanzato sfacelo. Non appena ripresi
conoscenza, tutte le vicende della mia vita sfilarono a me dinanzi come in un panorama; ed era tutto il
mio passato ch'io rividi, incluso l'ultimo episodio della mia disincarnazione. La visione mi passò dinanzi
con tale rapidità che non ebbi quasi il tempo di riflettere, per quanto mi sentissi come preso in un
vortice di emozioni. Quando la visione fu sottratta al mio sguardo con la meditazione sul passato e sul
futuro, succedette in me un vivo interessamento per le condizioni presenti...
«Avevo sentito dire dagli spiritualisti che gli spiriti disincarnati erano accolti nel mondo spirituale dai
loro parenti, o dai loro spiriti-guardiani. Non vedendo nessuno a me intorno, ne conclusi che gli
spiritualisti si erano ingannati. Non appena tale pensiero mi traversò la mente, vidi due spiriti da me non
conosciuti, verso i quali mi sentii attratto per sentimento di affinità. Venni a sapere ch'essi erano stati
due uomini assai colti e intelligenti, ma che, come me, non si erano curati in vita di sviluppare in se
medesimi gli elevati principi della spiritualità. Mi chiamarono per nome, sebbene io non lo avessi
pronunciato, e mi accolsero con tale benevola familiarità che me ne sentii piacevolmente confortato.
Con essi abbandonai l'ambiente in cui ero morto, e dove mi ero trattenuto fino a quel momento. Il
paesaggio attraversato mi parve lattiginoso, caliginoso, ma quelle ombre mi condussero in un luogo
dove trovai adunati numerosi spiriti, tra i quali ve n'erano parecchi da me conosciuti in vita, e deceduti
già da qualche tempo...».
Noto che nell'ultimo paragrafo dell'episodio esposto è presente un altro dei consueti particolari
secondari talora divergenti nelle descrizioni di tanti altri spiriti comunicanti: particolare che troverebbe
la sua ragione d'essere nelle condizioni spirituali, non troppo evolute, del defunto comunicante. Per lo
più, nei messaggi di «rilevazioni trascendentali» avviene di leggere che gli spiriti dei defunti si
ritrovano in ambiente più o meno radioso, dove sono accolti dagli spiriti dei loro stretti parenti. Qui si
rileva invece che lo spirito comunicante si ritrova in ambiente caliginoso, dove è accolto
amichevolmente da spiriti a lui sconosciuti, ma che gli risultano affini per le condizioni spirituali. E'
facile dedurre che l'apparente discrepanza tra le prime impressioni di questo spirito disincarnato con
altre assai più frequenti dipenda dalla circostanza che, come dichiara egli stesso, tanto lui quanto gli
spiriti dei defunti che vennero ad accoglierlo avevano in vita trascurato di sviluppare in se medesimi
l'elemento spirituale; conformemente, per legge di affinità, un ambiente di luce non si conformava alle
condizioni transitorie ma ottenebrate dei loro spiriti.
Da un altro punto di vista, rilevo come anche in questo episodio lo spirito comunicante affermi di essere
passato per la prova della «visione panoramica» del proprio passato, esperienza che in questo caso,
anziché svolgersi spontaneamente per una sovreccitazione sui generis delle facoltà mnemoniche,
conseguente alla crisi dell'agonia (come spiegano gli psicologi), sembrerebbe invece provocata dalle
«guide» spirituali, allo scopo di predisporre lo spirito nuovo arrivato a una sorta di «esame di
coscienza». Tale interpretazione del fenomeno emergerà più palesemente da taluni episodi che
seguiranno.
Infine, rilevo come in questo caso, occorso nel 1857, sia presente già la narrazione di un incidente
interessante di «bilocazione» al letto di morte, seguito dal fenomeno in cui lo spirito disincarnato
rimane per un dato tempo sospeso in aria al di sopra del cadavere: incidente che in seguito si rileggerà
frequentemente nelle comunicazioni di tal natura e sarà più frequentemente descritto in termini identici,
da persone sensitive presenti al letto di morte di qualcuno. Le opere spiritualiste sono piene di episodi di
quest'ultima natura, a cominciare dalle descrizioni interessanti del famoso veggente Andrew Jackson
Davis e del giudice Edmons, per finire con quelle del reverendo William Stainton Moses e della «nurse»
(infermiera professionale) Joy Snell, la quale ebbe ad assistere all'estrinsecazione di fenomeni di tal
natura per la durata di un ventennio. Ora è evidente come le affermazioni dei veggenti, le quali
concordano mirabilmente con quanto narrano di se stessi gli spiriti dei defunti, appaiano altamente
suggestive in quanto si convalidano a vicenda. Interessante è il fatto che risultano numerosi i casi in cui
il medium scrivente, o il sensitivo veggente tutto ignoravano in merito all'esistenza di tali fenomeni,
nonché in merito alle modalità con cui si estrinsecavano al letto di morte. Poiché il caso esposto risale
all'anno 1857, vale a dire agli inizi del movimento spiritualista, tutto concorre a far presumere che anche
in questa circostanza il medium ed i presenti tutto ignorassero circa i fenomeni di bilocazione in
generale e, soprattutto, circa le modalità con cui si determinano al letto di morte.
Caso III
Riferisco quest'altro episodio di data antica, ch'io ricavo dal libro del dottor N. Wolfe Startling Facts in
Modern Spiritualism (pag. 388) (3).
- nota -
(3) In ottavo. Pagg. XVII-543. Cincinnati, 1874. (Seconda edizione: Chicago, 1875, idem).
- fine nota -
«Jim Nolan, lo spirito-guida della celebre medium Hollis, il quale disse e provò di essere stato soldato
nella guerra di secessione americana, e di essere morto di tifo in un ospedale militare, risponde come
segue alle interrogazioni di uno studioso:
D.: Quale impressione riportasti dal tuo primo ingresso nel mondo spirituale?
R.: Mi pareva di risvegliarmi dal sonno, con un po' di sbalordimento in più. Non mi sentivo più malato,
e la cosa mi stupiva grandemente. Avevo un vago sospetto che qualche cosa di strano fosse accaduto,
ma non sapevo rendermi conto di che si trattasse. Il mio corpo giaceva sulla branda da campo, ed io lo
vedevo. Dicevo fra me: "Com'è strano questo fenomeno!". Mi guardai attorno e scorsi tre dei miei
camerati, uccisi nelle trincee dinanzi a Vickburg e da me seppelliti. Eppure essi mi stavano dinanzi! Li
guardai con immenso stupore, ed essi guardarono me sorridenti. Quindi uno di loro mi salutò dicendo:
"Buon giorno Jim; anche tu sei dei nostri!".
"Sono dei vostri? Ma che cosa intendi dire?".
"Ma... qui con noi, nel mondo degli spiriti. Non te ne sei accorto? E' un ambiente dove si sta bene".
Tali parole furono troppo forti per me. Una violenta emozione mi colse, ed esclamai: "Mio Dio! Che
cosa dici? Io non sono morto!".
"No; tu sei più vivo di prima, Jim, però ti trovi nel mondo degli spiriti. E per convincerti del fatto, non
hai che a guardare il tuo corpo".
E, infatti, il mio corpo giaceva inerte dinanzi a me nella branda da campo. Come dunque contraddirlo?
E poco dopo giunsero due uomini che deposero la mia salma sopra un'asse, la trasportarono presso un
carro, la fecero scivolare dentro, montarono a cassetta e partirono. Allora tenni dietro al carro, che si
arrestò sull'orlo di una fossa, dove il mio cadavere fu calato e seppellito. Io solo ero stato spettatore
interessato del mio funerale.
D.: Quali sensazioni provasti nella crisi della morte?
R.: Come quando si è colti dal sonno, ci si può ricordare qualche pensiero occorso prima del sonno, ma
non ci si ricorda del momento preciso in cui il sonno s'impossessa di noi. Questo è quanto avviene al
momento della morte. Un istante prima della crisi fatale, la mia mente si fece attivissima, e mi ricordai
subitamente di tutte le vicende della mia vita. Vidi e ascoltai tutto ciò che avevo fatto, detto, pensato. Mi
ricordai perfino dei giochi e degli scherzi al campo militare, e li gustai come al momento in cui erano
avvenuti.
D.: Narraci le tue prime impressioni nel mondo spirituale.
R.: Stavo per dirvi che i miei buoni amici soldati non mi abbandonarono più dal momento in cui mi
disincarnai fino a quando feci il mio ingresso nel mondo spirituale, in cui avevo nonni, fratelli e sorelle,
che però non vennero ad accogliermi allorché mi disincarnai. Quando entrai in ambiente spirituale, mi
pareva di passeggiare su terreno solido, e mi vidi venire incontro una vecchia che mi rivolse la parola
dicendo: "Jim, sei dunque venuto con noi?". La guardai attentamente, ed esclamai: "Oh! nonna, sei tu?".
"Proprio io, caro Jim. Vieni con me". E mi condusse lontano, nella sua abitazione. Ivi giunti, mi disse
che dovevo riposare e dormire. Mi coricai, e dormii lungamente...
D.: L'abitazione di cui parli, aveva l'apparenza di una casa?
R.: Ma certamente... Nel mondo degli spiriti esiste la forza del pensiero, con la quale si possono creare
tutte le comodità che si desiderano».
Quest'ultima informazione, che nel caso in esame risale a ottant'anni or sono, non è soltanto uno dei
particolari fondamentali in cui tutti gli spiriti concordano, ma risulta altresì la chiave di volta con cui si
spiegano, si risolvono, si giustificano tutte le informazioni e le descrizioni, in apparenza assurde,
incredibili, ridicole, fornite dagli spiriti comunicanti intorno al soggiorno spirituale. In altri miei lavori
sull'argomento, già ebbi a soffermarmi lungamente su questo tema importantissimo, per cui mi limiterò
questa volta ad accennarvi nella misura strettamente necessaria.
Ricorderò che questa grande verità rivelataci dagli spiriti comunicanti risolve un cumulo enorme di
perplessità teoriche determinate dai ragguagli forniti dalle personalità medianiche intorno all'ambiente
spirituale, alle forme che rivestono gli spiriti e alle modalità della loro esistenza (tutti ragguagli che
risultano una riproduzione esatta, per quanto spiritualizzata, dell'ambiente terreno, dell'umanità terrena,
delle modalità di esistenza terrene). Questa grande verità risolutiva di tutti gli enigmi teorici in
questione, e che s'impernia sulla potenza creatrice del pensiero in ambiente spirituale, viene confermata
in modo impressionante sulla base dei fatti, in ambiente terreno, e ciò in conseguenza della circostanza
che il pensiero e la volontà, anche nell'esistenza incarnata, si dimostrano capaci di creare ed obiettivare
le forme concrete delle cose pensate e desiderate, così come sembra che avvenga in ambiente spirituale,
per quanto, in ambiente terreno, il fenomeno si realizzi esclusivamente nel caso di sensitivi speciali.
Alludo con ciò ai fenomeni della «fotografia del pensiero» e dell'«ideoplastia», fenomeni meravigliosi,
ai quali lo scrivente dedicò nel 1926-1927 una lunga monografia, in cui se ne dimostra, sulla base dei
fatti, la realtà incontestabile e la portentosa efficienza (4). Così stando le cose, si dovrà concludere che
già nel mondo dei viventi il pensiero e la volontà rivelano il potere di obiettivarsi e concretizzarsi in
forme più o meno sostanziali e permanenti, per quanto ciò avvenga senza scopo nell'esistenza incarnata,
ed avvenga esclusivamente con sensitivi in condizioni fisiologiche più o meno anormali, corrispondenti
a stati più o meno avanzati di disincarnazione dello spirito. Quando la disincarnazione non sarà più
incipiente e transitoria, ma totale e definitiva, allora soltanto le facoltà di cui parliamo potranno
esercitarsi in piena efficienza, e questa volta normalmente, praticamente ed utilmente. Ora è
precisamente questo che affermano le personalità medianiche comunicanti: si dovrà riconoscere quindi
che le rivelazioni trascendentali intorno alle modalità dell'esistenza spirituale confermano a posteriori
ciò che a priori si era logicamente dovuto supporre in base alla scoperta che il pensiero e la volontà
sono forze plasticizzanti e organizzanti meravigliose, le quali tuttavia si esercitano sporadicamente e
senza scopo in ambiente terreno.
- nota -
(4) Ernesto Bozzano, "Pensiero Volontà forze plasticizzanti e organizzanti", pubblicato in sette puntate
in Luce e Ombra, anni 1926 e 1927. Pagg. 69 in tutto.
- fine nota -
Noto ancora che l'altra circostanza delle personalità medianiche, le quali asseriscono che tali condizioni
dell'esistenza spirituale sono transitorie e riguardano esclusivamente la Sfera più prossima al mondo
terreno, quella, cioè, destinata ad accogliere gli spiriti nuovi arrivati, non valga soltanto a giustificare
pienamente tali condizioni di esistenza, ma ne dimostri la ragion d'essere provvidenziale. Si consideri,
cioè, quale senso di desolazione e disorientamento proverebbero in grandissima maggioranza i defunti
qualora, non appena avvenuta la crisi del trapasso, dovessero bruscamente vedersi spogliati della forma
umana, per trovarsi sbalestrati in un ambiente spirituale radicalmente diverso dall'ambiente in cui si era
plasmata la loro individualità, e a cui li avvinceva una delicatissima trama di sentimenti affettivi, di
passioni, di aspirazioni, da non potersi troncare di colpo senza indurre a disperazione. Si trovavano
soprattutto nel loro ambiente domestico, costituito da una somma fantastica di piccole e grandi
soddisfazioni temporali e spirituali, le quali concorrevano cumulativamente a creare ciò che si
denomina «la gioia di vivere». Qualora si rifletta su tutto ciò, si dovrà riconoscere che appare razionale
e provvidenziale che tra l'esistenza incarnata e quella di «puri spiriti», abbia a interporsi un ciclo di
esistenza preparatoria, la quale valga a conciliare la natura troppo terrena dello spirito disincarnato con
la natura troppo trascendentale dell'esistenza spirituale propriamente detta. Al che provvederebbe
meravigliosamente la potenza creatrice del pensiero, per la quale lo spirito, pensandosi in forma umana,
si ritroverebbe in forma umana; pensandosi vestito, si ritroverebbe coperto d'indumenti che, per quanto
eterici alla guisa del corpo, risulterebbero per lo spirito sostanziali quanto gli indumenti terreni: nel
mondo spirituale egli ritroverebbe un ambiente e una dimora corrispondenti alle proprie abitudini
terrene, una dimora preparatagli dai familiari che lo avevano preceduto nell'esistenza spirituale. Come si
è visto, nel caso esposto sarebbe stata la nonna del defunto quella che si sarebbe assunta il compito di
guidare il nipote alla dimora che doveva accoglierlo. In proposito si deve osservare che quando lo
spirito comunicante narra di aver visto venirgli incontro una vecchia, dovrebbe intendersi che la vecchia
nonna aveva temporaneamente rivestita l'antica forma terrena allo scopo di farsi riconoscere.
Non aggiungo altro per brevità, tenuto conto che le perplessità d'ordine secondario rimaste insolute nelle
brevi considerazioni che precedono verranno successivamente rilevate ed appianate nella misura in cui i
casi che si andranno citando ne porgeranno occasione.
In merito all'incidente di «visione panoramica» narrato dallo spirito comunicante, osservo come questa
volta il fenomeno si sia svolto in forma di «un riepilogo di ricordi», anziché di una «visione
panoramica» propriamente detta. Il che, naturalmente, non muta i termini del quesito psicologico da
risolvere e dimostrerebbe soltanto che il defunto comunicante, anziché appartenere a ciò che in termini
psicologici si denomina il «tipo visuale», apparteneva a un tipo prevalentemente «auditivo-mentale».
Caso IV
Riferisco un ultimo caso di data antica, il quale è costituito da due separati episodi ch'io ricavo dal
ponderoso volume pubblicato dal professor Langworthy Taylor, dell'Università del Nebraska (Stati
Uniti), e intitolato Fox-Taylor Record (5). Si tratta delle relazioni sulle esperienze che i genitori del
professore avevano fatto con la famosa medium Kate Fox, per un periodo di ventitré anni (1869-1892).
Tali relazioni furono l'opera indefessa del professore. Allorché si iniziarono le esperienze il professor
Langworthy era un fanciullo, ma vi assistette frequentemente con i propri genitori fino alla fine.
- nota -
(5) Fox-Taylor Automatic Writing, 1869-1892, Unabridged Record, Minneapolis, 1932, pagg. 400.
In ottavo.
- fine nota -
Un primo episodio da cui si traggono ragguagli intorno alle trasformazioni subite dal «corpo eterico»
dopo la «crisi della morte», si connette con una delle più notevoli manifestazioni conseguite in tale
lunga serie di esperienze: manifestazione che consisteva nella produzione in piena oscurità di ritratti a
pastello meravigliosi, ottenuti con precipitazione diretta dalle sostanze coloranti, mentre le mani della
medium erano costantemente tenute dai coniugi Taylor. Nei pastelli venivano riprodotte le sembianze
degli spiriti comunicanti, ed uno tra essi raffigurava la nonna della signora Taylor recante in braccio la
bimba di quest'ultima recentemente perduta. Le sembianze della bimba risultarono una perfetta
riproduzione dal vero, ma quelle della nonna, la quale era vissuta fino a tarda età, erano invece la
riproduzione perfetta di ciò che era stata all'età di vent'anni. Comunque, essa era chiaramente
identificabile per i coniugi Taylor, i quali l'avevano conosciuta da giovane e tali sembianze esprimevano
una beatitudine celeste.
Nel presentare il pastello ai coniugi Taylor, lo spirito-guida Franklin aveva fornito le seguenti
delucidazioni:
«Nel mondo spirituale la vecchiaia non esiste, tutti rinascono a nuova vita, riacquistando la freschezza
giovanile. Così avvenne di tua nonna che è scaturita dal suo vecchio involucro, come una farfalla dal
bozzolo, ridiventando una bella giovinetta che ha ripreso ad esistere con lo slancio vitale, l'esuberante
attività, le nobili aspirazioni che caratterizzavano in terra la sua età giovanile. Nel ritratto che ti
presentiamo di lei rileverai dall'espressione del volto i sentimenti di esultanza e di felicità che vibrano
nel suo essere». (Ivi, pag. 156).
E lo spirito della nonna, manifestatosi a sua volta, così parlò in proposito alla nipote:
«Ricordati che io sono ridiventata giovane. Non appena nacqui nel mondo spirituale riacquistai la
freschezza giovanile, mi rividi nel fiore dell'età. Quanto sono felice di ripresentarmi a te rigenerata,
senza le tare della vecchiaia!». (Ivi, pag. 142).
Giova osservare come queste modalità dell'esistenza spirituale, secondo le quali coloro che muoiono in
età inoltrata si ritrovano in età giovanile, modalità riaffermate innumerevoli volte dai defunti
comunicanti, non risultino certo inattese o inverosimili, e tanto meno improbabili ed assurde. Tutt'altro!
Appare invece rigorosamente logico che se lo spirito sopravvive e conserva sembianze umane nelle
prime Sfere spirituali di esistenza, abbia allora a realizzarsi un alcunché di simile per l'involucro dello
spirito, visto che non si potrebbe immaginare un ambiente spirituale popolato di vecchi decrepiti e di
bimbi che rimangono costantemente tali.
Rimando in proposito ai commenti del caso che precede, in cui si osserva che se il pensiero e la volontà
sono forze organizzanti e plasticizzanti anche in ambiente terreno, allora si dovrebbe logicamente
desumere che le forze medesime abbiano ad esercitarsi con maggiore efficienza nel mondo spirituale; e
così essendo, ne deriverebbe che una prima esibizione dei poteri acquisiti dagli spiriti disincarnati
dovrebbe esercitarsi precisamente sul rimodellamento dei loro «corpi eterici». Il che, del resto, potrebbe
anche realizzarsi ad insaputa dei defunti stessi, vale a dire per effetto di un automatismo inerente alla
misteriosissima «forza organizzante» che nell'esistenza terrena aveva già plasmato i loro «organismi
somatici». Riflettiamo un momento. Che cosa può esservi di più portentoso di un uovo di gallina, dal
quale, dopo ventun giorni di cova, scaturisce un grazioso pulcino vivente, saltellante, pigolante, protetto
da una folta peluria, e capace di cibarsi da sé? Di fronte a un tale miracolo, il fatto dell'esistenza nel
mondo spirituale della medesima «forza organizzante», in virtù della quale i «corpi eterici» dei defunti
che invecchiarono in terra ritornerebbero giovani, appare un fenomeno di gran lunga meno portentoso.
Le affermazioni unanimi dei defunti a tale riguardo dovrebbero dunque essere accolte quali rivelazioni
di una verità che non solo è concepibile, ma logicamente indubitabile per chiunque si sia già convinto,
in base alle indagini metapsichiche, dell'esistenza e sopravvivenza dello spirito umano.
Si rileva nondimeno che in ambiente spirituale la «forza organizzante» non agirebbe nel caso dei bimbi
e dei giovanetti morti prima di pervenire allo stato adulto, e ciò in quanto la forza misteriosa cui
alludiamo sarebbe unicamente capace di riprodurre tutte le fasi per cui è passato un defunto, e non di
riprodurre anche la fase per la quale non ebbe tempo di passare. Il che si spiegherebbe in base a una
legge psicologica che s'innesta su quella biologica: per arrivare allo stato adulto non si richiede soltanto
lo sviluppo organico, bensì l'accumularsi delle esperienze conseguenti agli eventi della vita, esperienze
indispensabili per la maturità dell'intelligenza alla quale i bambini e i giovanetti immaturamente arrivati
in ambiente spirituale perverrebbero solo grazie a un processo di educazione supplementare.
In questo secondo episodio ricavato dall'opera medesima, e in cui tutti i protagonisti erano spiritisti
della prima ora, gli accenni alla «crisi della morte» e alle modalità dell'esistenza spirituale sono brevi,
per quanto interessanti: ciò che rende l'episodio altamente suggestivo, nonché teoricamente rarissimo, è
il fatto che un'inferma si è manifestata medianicamente da viva, durante una crisi d'incoscienza
comatosa, per poi comunicare da morta, due giorni dopo.
La signora Taylor riferisce quanto segue:
«Nella seduta del 19 gennaio 1886, dopo che i consueti parenti ed amici avevano comunicato
lungamente per mano della medium in condizioni di veglia, la matita prese a muoversi con la più grande
difficoltà, scrivendo in caratteri deformati e contorti. Katie osservò: "Si vede che lo spirito che scrive, lo
fa per la prima volta". Venne dettato: "Vengo per dirvi che tra non molto sarò in grado di comunicare
con voi da spirito disincarnato. Non rivolgetemi domande".
«Chiesi ad "Olin" (fratello defunto della signora Taylor) chi fosse colui che aveva scritto. Rispose:
"Cara Sara, venne condotto qui da uno spirito amico. Tornerà; ma egli non è ancora dei nostri. In ogni
modo, tra un giorno o due, voi lo ascolterete nuovamente, e simpatizzerete con lui...".
«Il giorno 21, Katie mi raggiunse il mattino per tempo, dicendo che non aveva avuto intenzione di
venire perché molto affaccendata, ma che le era stato ingiunto di venire attraverso dei colpi e
l'ingiunzione venne ripetuta con tale insistenza che dovette risolversi ad obbedire.
«Erano presenti il dottore e mio figlio. Diedi carta e matita a Katie, e immediatamente, con la medesima
scrittura stentata, contorta, deforme, venne dettato: "Prendete nota della data e dell'ora in cui venni
l'altro giorno". E subito dopo con la calligrafia di Vanderbilt (amico defunto dei Taylor) venne dettato:
"Rileggete ad alta voce il breve messaggio dettato martedì da questa povera e cara amica vostra". Noi
rileggemmo il messaggio, e poco dopo la matita riprese a scrivere con calligrafia stentatissima, così
esprimendosi: "Sì, era proprio martedì. Ora ricordo. Mi trovavo ancora nel corpo - almeno così mi pare
-, ma pensai alla dottrina spiritica, e così pensando, il mio spirito abbandonò il corpo e venne qui. Amici
miei, amici cari, dite a 'Olin' di assistermi; sono disorientata". Dopo una pausa, venne ancora dettato:
"La mia famiglia, mio marito... Oh come sono costernati! Avvertiteli subito ch'io vivo ancora" (firmato
Maria). Io chiesi: "Quale Maria?". Venne risposto: "Maria Hocker Burton". Alla lettura di quel nome
fummo invasi da immenso stupore. Noi avevamo conosciuta Maria Hocker circa diciotto anni prima;
sapevamo ch'essa era andata sposa a un certo Burton quindici anni prima, e che risiedeva ad Hartford,
sua città natale. Null'altro sapevamo di lei. Che cosa significava tutto questo? Era dunque morta?
Echeggiarono i colpi, i quali spiegarono che quando la defunta si era manifestata la prima volta il giorno
19, in quanto ancora vivente, non era sufficientemente discernibile alla visione spirituale, per cui gli
spiriti-guida non avevano potuto distinguere a quale sesso appartenesse; rilevarono solo che qualcuno
stava per cambiare di stato.
«Dopo di che si manifestò nuovamente Maria Burton osservando: "Io non sono troppo felice. A casa
mia pensano ch'io sia morta subitamente, ma non è vero. Desidero ritornare, perché avrei da dire molte
cose che intendevo dire allorché mi trovavo a metà nel mondo terreno ed a metà nel mondo spirituale.
Quando il mio spirito abbandonò il corpo, pensai: 'Come potrei fare per avvertirli ch'io mi trovo ancora
con loro?'. Mi sentivo disorientata, turbata. Allora mi vennero in mente Katie Fox, la signorina
Edmonds ed altre medium, e pensando ad esse con ardente desiderio, mi ritrovai a New York, in
presenza di Katie" (dettato da Maria Burton, scritto da "Olin").
«Quindi "Olin" continuò per conto suo nei termini seguenti: "Cara Sara, i parenti della defunta sono
oppressi dal dolore. Sarà bene che tu scriva subito una lettera di condoglianze, cercando d'intercalare
prudentemente in essa la consolante novella che Maria vive, e pensa ai suoi cari. Con ciò, tu aprirai loro
la via per venir qui".
«Poco dopo, lo stesso "Olin" informò: "Torno in questo momento da Hartford. La signora Burton è
morta ieri, ma non ne sono ben sicuro. Ho trovato i familiari terribilmente costernati. Credo che
cercheranno di comunicare con lei immediatamente. L'agonia è stata triste e penosa".
«Tutte queste precise e recise informazioni ci immersero in grande stupore. Era vero? Non era vero?
Appena il dottore fu libero dagli impegni professionali, si recò a Windsor per consultare i giornali di
Hartford, residenza di Maria Burton, ma non rinvenne notizia della sua morte. Ora senza la certezza in
proposito, non potevo azzardarmi a scrivere alla famiglia. Nella sera del 22, il dottore si
recò nuovamente a Windsor, consultò i giornali di Hartford arrivati in quel momento, e pubblicati la
sera precedente, ivi leggendo la notizia della di lei morte, la quale era avvenuta il giorno 20, come aveva
riferito "Olin"; vale a dire un giorno prima che la defunta si manifestasse a noi. Scrissi immediatamente
a sua madre, la signora Hocker.
«"Nel mattino del 23, quando giunse Katie, si manifestò subito la defunta, scrivendo: 'Che cosa posso
fare per compensarvi di tanta gentilezza? Non ho parole per ringraziarvi. Mia madre verrà subito da voi.
Tra poco io dormirò il sonno riparatore. Sono stanca e disorientata. Anelo a dormire per liberarmi da
questo stato di penosa ansietà. Il soverchio dolore che travaglia i miei cari mi tiene vincolata al mondo.
Vi sono immensamente grata per la missione di conforto che avete inviata, la quale affretterà la mia
elevazione spirituale. Mi manifesterò altre volte a voi" (Maria Hocker Burton).
«Come aveva preannunciato la defunta, la madre di lei giunse da noi la sera del 25. Scoprimmo che il
giorno 19 (martedì), nel momento in cui Maria si era manifestata medianicamente a noi scrivendo per la
prima volta, essa giaceva immersa in profondo assopimento, e vi rimase per oltre un'ora. Scoprimmo
inoltre che era tutto vero ciò che "Olin" aveva detto circa la penosa e tristissima agonia della defunta, e
dell'opprimente atmosfera di dolore rimasta in quella casa...
«Infine, si manifestò ancora una volta "Olin", osservando: "Questa che avete ricevuto è un'altra grande
prova a dimostrazione che voi siete realmente in comunicazione col mondo spirituale. Dovete fissarla
nei vostri ricordi a vantaggio dei posteri e a beneficio immenso dell'umanità. E' questo un caso che i
vostri uomini di scienza dovrebbero studiare profondamente"». (Ivi, pagg. 317-320).
Con questa esortazione del defunto «Olin» termina la relazione dell'interessantissimo caso esposto, che
mi decisi a riferire quasi integralmente, sebbene molto lungo. Si deve riconoscere che il defunto in
questione ebbe ragione di rivolgersi agli uomini di scienza esortandoli a meditare sul valore
dimostrativo che il caso presentava in favore della sopravvivenza umana, giacché il fatto della duplice
manifestazione medianica della medesima persona - prima da viva e poi da morta -, in entrambi i casi
convalidata da prove incontestabili d'identificazione personale, emergeva palese dalle condizioni in cui
si svolse, visto che i coniugi Taylor nulla sapevano da diciotto anni della loro amica manifestatasi
medianicamente, e non pensavano a lei; ma soprattutto essi non potevano indovinare che si trovasse
gravemente inferma, e tanto meno potevano attendersi che si manifestasse nelle loro sedute prima da
viva e poi da morta.
Notevole a tale riguardo anche la circostanza che mentre tutti gli spiriti comunicanti scrivevano
spigliatamente con la scrittura «speculare» (al fine di provare l'indipendenza della scrittura dalla volontà
della medium), la nuova arrivata scrisse invece in forma ordinaria e con estrema difficoltà, in quanto
entità che comunicava per la prima volta. Da rilevarsi pure la circostanza della defunta annunciante
l'arrivo immediato della madre, cosa che infatti avvenne.